HomeEditorialiAltra cedrata per la sinistra, così Meloni governerà per altri 10 anni

Altra cedrata per la sinistra, così Meloni governerà per altri 10 anni

Le elezioni in Molise sanciscono un’altra vittoria per il centrodestra e l’ennesima scoppola per il centrosinistra. Nella prima tornata di voto dell’era post-Berlusconi, il candidato Francesco Roberti, sindaco di Termoli appoggiato dal centrodestra e anche da Italia Viva e Azione, si è aggiudicato la competizione con più del 60% delle preferenze, mentre Roberto Gravina (sindaco di Campobasso e candidato del centrosinistra sostenuto da Pd e M5S) si è fermato intorno al 35%. Una distanza netta, che ribadisce il trend politico delle elezioni Nazionali del 25 settembre scorso ma soprattutto conferma, una volta di più, la crisi profonda della sinistra italiana.

In picchiata l’affluenza alle urne che non arriva al 50% ma non si può dire che sia stata questa la motivazione di un’ulteriore tracollo della sinistra e non ci si può nascondere dietro il luogo comune del vento che soffia a destra. Il vento soffia dove si costruiscono le vittorie, non dove si fabbricano sconfitte in serie. E questa sinistra ha ormai nel dna la sconfitta e non riesce a venire fuori da una crisi irreversibile di proposte, di intenti e soprattutto non ha la capacità di capire i problemi del Paese e parlare di quelli. Giuseppe Conte si era salvato il 25 settembre scorso portando il M5S al 17% e conquistando una sconfitta onorevole in una competizione dove si sapeva già chi avrebbe governato e chi sarebbe andato all’opposizione. Ora però il capo politico dei Cinque Stelle sembra incapace di capitalizzare quel punto di ripartenza e si ritrova anche a far i conti con il “fuoco amico” di Beppe Grillo che è tornato sulla scena e forse medita di rientrare in gioco. Ancora più cupa è la situazione del Partito Democratico, dove Elly Schlein sta facendo incetta di batoste e ha intrapreso una strada simile se non peggiore rispetto a quella del predecessore Enrico Letta. Doveva essere l’anti-Meloni ma sin qui Schlein è solo l’ennesima figurina nei collezionisti di sconfitte dell’attuale centrosinistra e di un Pd che parla di tutto quello che non interessa alla gente e si è imborghesito a tal punto da non essere più votato nemmeno dai lavoratori che un tempo erano lo “zoccolo duro” dell’elettorato che si opponeva alla destra.

La sinistra va a bere un’altra cedrata, una “limonata acida”, come l’ha definita la stampa nazionale, e di questo passo Giorgia Meloni ha davanti a sé un’autostrada per governare almeno altri 10 anni. La leader di Fratelli d’Italia non sta facendo cose eccezionali – va detto – e per alcuni aspetti si sta forse anche un pò troppo “istituzionalizzando” e dà l’impressione di correre col freno a mano per timore sempre dell’Europa (ma è una costante di tutti i governi italiani), tuttavia è in netto vantaggio sui suoi avversari. Anzi non ne ha in questo momento in grado di impensierirla.

Il Paese potrebbe avere soltanto benefici se ci fosse una sinistra forte e capace ma nessuno dei suoi principali esponenti ha mai visto i filmati di Enrico Berlinguer, che da lassù si mette le mani nei capelli a vedere chi sono i suoi eredi. Berlinguer potrebbe fare scuola e dopo scuola ai vari Schlein, Conte, Fratoianni, come del resto anche a chi li ha preceduti.

Meloni ha un partito che è stabile al 30%, la Lega di Salvini è destinata a rinsaldarsi anche attraverso l’inevitabile indebolimento di Forza Italia, che per il momento a sua volta rimane in vita pur senza il suo defunto fondatore. E poi ci sono quelli della terra di mezzo: Renzi e Calenda, che in Molise erano con il centrodestra e sono sempre più lontani dal centrosinistra e forse proprio loro la condannano così alla prospettiva certa di altre sconfitte. Altre cedrate al sapore di Meloni e di Terzo Polo.. di centrodestra.

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