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L’Italia è un Paese di asini ma la colpa non è degli studenti

Gli studenti italiani sono sempre più impreparatii ed in particolare al Sud. A certificarlo è il Rapporto Nazionale Invalsi 2023 che, come da tradizione, monitora il livello raggiunto dagli studenti nelle discipline fondamentali.

Al Sud addirittura il 50% degli studenti non capisce quello che legge. In alcune regioni del Sud solo 1 ragazzo su 2 delle scuole medie comprende correttamente quello che legge e addirittura 2 studenti su 3 (il 35-40%) non sono capaci di leggere e comprendere un testo in inglese. Si confermano, in parte ampliate, forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

“I divari a sfavore del Mezzogiorno si accentuano nella scuola secondaria: -15 punti percentuali al termine del primo ciclo e 22-23 punti al termine delle superiori. Per la matematica arriviamo addirittura a -25-30 punti, un divario enorme. Le cause sono tante, la fragilità sociale dei territori innanzitutto, una delle tante cause su cui dobbiamo riflettere è che nel 2019 la percentuale di assenze nelle scuole del sud è di 15 giorni all’anno rispetto a quelli del nord, che per 13 anni è quasi perdere un anno scolastico: non è così banale”. Così il ministro Giuseppe Valditara alla presentazione dei dati Invalsi alla Camera.

Il punto è un altro e Valditara farebbe bene a centrare la sua attenzione non sul sesso degli angeli ma sul cuore della questione: i problemi dei territori sono veri, impietosi e innegabili e lo è altrettanto il divario tra Nord e Sud, figlio di un gap sociale ed economico che non trova una svolta, tuttavia c’è altro su cui soffermarsi se davvero si vuole risollevare una scuola ridotta al collasso. Non si può nascondere la polvere sotto i tappeti, anzi sotto i banchi: la scuola italiana oggi è un disastro. I ragazzi delle più recenti generazioni sono le vere vittime di un sistema che ha devastato la scuola e ha centrifugato un modello che, al netto delle criticità, funzionava sino agli Anni Novanta.

I vari governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi 30 anni sono riusciti a produrre soltanto disastri inenarrabili, hanno smontato il giocattolo in nome di una lunga ed impressionante serie di scelte sbagliate, a suon di programmi che sono pieni di retorica e di nozionismo che non insegna niente ai ragazzi e alle ragazze. La scuola italiana è un contenitore di cose che non servono ad affrontare la vita e vengono somministrate con un apprendimento passivo e scollegato dalla realtà.

Questa scuola è tutta da rifare ma la chiave per rifondarla non è la ricerca esasperata di una visione futurista andando a scimmiottare altri. Bisogna guardarsi indietro, semplificare i programmi anziché caricare i malcapitati di alunni di tante attività che non gli lasciano tempo e modo di impegnarsi negli ambiti più essenziali. Occorre riprendere quello che c’era di buono un tempo, che funzionava e che garantiva agli studenti non soltanto un’adeguata preparazione culturale sulle materie ma l’elemento in assoluto più determinante: una formazione umana e dei valori morali caratterizzanti in vista dell’incontro con il mondo adulto.

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