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Kate come Diana: sciacalli al pit stop del dolore ma l’assalto non si fermerà

Prima l’hanno massacrata per una foto ritoccata, adesso le manifestano solidarietà per la malattia. La vicenda di Kate Middleton, la Principessa del Galles che venerdì scorso ha annunciato di avere il Cancro, è la cartina di tornasole di quanto sia diventata ipocrita e cialtrona una larga parte del genere umana. Stupidità, morbosità e cattiverie di ogni genere hanno caratterizzato in lungo e largo la parabola del trattamento che è stato riservato sinora da più parti a Kate Middleton. L’hanno tacciata di essere bugiarda, un’approfittatrice di corte e hanno lanciato la solita pesca a strascico nel torbido, millantando che ci fosse stato un tradimento al Principe William e che per questo non era più apparsa in pubblico o che fosse stata tradita lei da lui. Di tutto e di più con uno sfogatoio selvaggio di pettegolezzi ma soprattutto un’aggressione mediatica e una pressione invasiva senza tregua sulla Principessa, alla quale è stata applicato lo stesso trattamento che ha poi portato Lady Diana a schiantarsi il 31 agosto nella galleria sotto il Ponte de l’Alma mentre veniva inseguita dai paparazzi. Niente di più e niente di meno che la medesima corsa sfrenata al pettegolezzo e alla denigrazione, con uno scandalismo becero in salsa britannica che quasi quasi rivaluta la disastrosa situazione dei rappresentanti odierni dell’informazione in Italia. Nel nostro Paese sono rimasti ormai in pochi a fare giornalismo vero e serio, con il contorno di un esercito di “cassamortari”, megalomani a chilometro zero e affiliati vari di bassa levatura al mondo dell’informazione, con tanti interpreti più o meno illustri che praticano il mestiere giusto per dare un senso egolatrico alle proprie giornate. Ma in Gran Bretagna, va detto, superano di gran lunga la mediocrità italica e così era stata lanciata una nuova disciplina sportiva: la “caccia” a Kate. Tutti a sparare sulla Principessa, montando un gran casino per una foto nella quale appariva con le figlie, dove il problema era se quell’immagine fosse ritoccata. E’ lei, non è lei, bugiarda, si scusi, vergogna, gliene hanno dette di tutti i colori, pretendendo le scuse.

Poi è arrivato il drammatico annuncio di Kate, che ha fatto sapere di avere un cancro e ha iniziato a sottoporsi a chemioterapia da fine febbraio. Il triste annuncio è stato dato in un video dalla consorte dell’erede al trono britannico William con una rivelazione che forse non ci sarebbe stata se non fosse stata spinta, quasi obbligata, a spiegare e motivare le sue assenze in pubblico, la lontananza dal circo mediatico. “E’ stato ovviamente un enorme shock, e William e io abbiamo fatto tutto il possibile per elaborare e gestire la cosa in privato per il bene della nostra giovane famiglia”, ha detto Kate nel video girato mercoledì a Windsor.

Improvvisamente iene, gufi e corvi vari hanno cambiato pelle, passando dalla bandiera dei pirati al fioretto della solidarietà. Gli stessi sciacalli che l’accusavano 24 ore prima di essere una bugiarda, hanno dovuto frenare e fare una giravolta, un salto triplo con avvitamento sulla propria bestialità, mettendosi in fila per salire sul carro degli addolorati di circostanza. Giusto per qualche ora, il tempo di un rapido e obbligato pit stop, con un pò di retorica solidale, qualche finto incoraggiamento a Kate, prima di rimetterla nel mirino e buttarsi immediatamente di nuovo all’assalto per centrifugare la sua vita. E’ già il tempo di una nuova sfida: stavolta è partita la corsa ai dettagli sulla malattia. E’ una competizione implacabile, spietata e priva di scrupoli, all’ultimo scoop, per il titolo di sciacallo dell’anno. Farsi i ca**i propri e rispettare con un minimo di privacy una ragazza di 42 anni che ha una malattia e deve curarsi? No, non sia mai. E’ la dura legge del gossip o magari quella altrettanto inesorabile della coglionagine umana, fate voi. Dal circo del pettegolezzo di corte alla giungla della persecuzione senza tregua, il confine si fa sempre più stretto. Da Diana a Kate la storia si ripete e la strada rimane tracciata, sperando in un finale diverso che almeno per il momento viene allontanato dall’annuncio del cancro. Non servono altre riflessioni e ulteriori commenti, basta e avanza una semplice parola che sintetizza tutto: vergogna. A lettere cubitali.

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