HomeEditorialiPutin farà la fine di Gheddafi. E gli americani lo sanno

Putin farà la fine di Gheddafi. E gli americani lo sanno

Si scrive Yevgeny Prigozhin, si legge Stati Uniti? Come da copione, la Russia va verso una guerra civile che promette di portare al defenestramento di Vladimir Putin (in stile Gheddafi?) e dietro l’azione dei mercenari in rivolta spunta la manina degli americani, che di certo sono bene informati, pienamente al corrente delle grandi manovre di Yevgeny Prigozhin e forse sono anche andati già oltre per liberarsi del nemico che ha voluto la guerra in Ucraina. Nulla accade per caso e lo scenario che si prospetta tra Kiev e Mosca è quello che da tempo ci si aspettava. Bisognava soltanto capire chi sarebbe stato il “liberatore” dei russi e di conseguenza anche degli ucraini, chi avrebbe fatto quello che qualcuno già definisce il cosiddetto “lavoro sporco”. Perché è chiaro che in un solo colpo gli americani (e l’Europa) cominciano a sognare di potersi liberare del tiranno del Cremlino e di poter mettere fine alla guerra in Ucraina, riuscendo a centrare l’obiettivo, anche se non per merito dei diplomatici, che in questa vicenda si sono dimostrati impietosamente non altezza del compito. Insomma scarsi e basta.

Intanto emerge che gli Stati Uniti sapevano della possibile rivolta di Yevgeny Prigozhin contro il Cremlino e i vertici del ministero della Difesa russo. E lo stesso vale per Vladimir Putin, che era stato allertato delle intenzioni del leader del gruppo Wagner già da alcuni giorni. A rivelarlo è il New York Times, che cita fonti anonime dell’intelligence americana. Secondo il quotidiano, la prima riunione dei vertici Usa sulle possibile mosse di Prigozhin contro Putin si sarebbe svolta mercoledì 22 giugno, quasi due giorni prima dell’invito alla rivolta armata lanciato dal leader del gruppo Wagner. Anche nei giorni precedenti all’invasione dell’Ucraina, l’intelligence a stelle e strisce era entrata in possesso di informazioni segrete prima del loro annuncio ufficiale. Questa volta, però, si è deciso di tacere. E il motivo è presto spiegato: se gli ufficiali americani avessero rivelato al mondo i piani di Prigozhin, precisa il New York Times, Putin li avrebbe accusati di aver sostenuto il gruppo Wagner a organizzare un colpo di stato. Rimanendo in silenzio, invece, hanno lasciato che fosse il leader del Cremlino a gestire la situazione e annunciare a tutti ciò che stava accadendo.

Non è chiaro la data esatta in cui l’intelligence Usa è venuta a conoscenza delle intenzioni di Prigozhin. Il punto di rottura, però, risalirebbe al 10 giugno scorso, quando il Cremlino avrebbe imposto al gruppo Wagner di sottomettersi alla tanto detestata leadership del ministro alla Difesa Sergei Shoigu. Dalle rivelazioni fatte dai funzionari americani al New York Times sembra che anche Putin fosse ben consapevole dei piani di Prigozhin da alcuni giorni. Non è chiaro, però, perché non abbia deciso di agire in modo più tempestivo, bloccando sul nascere la ribellione dei mercenari. Secondo il quotidiano americano, una delle ipotesi potrebbe essere un contrasto all’interno delle gerarchie del Cremlino e negli apparati di sicurezza. Un altro aspetto ancora da chiarire riguarda l’incredibile facilità con cui gli uomini di Prigozhin sono riusciti ad avanzare, senza incontrare alcuna resistenza. Un elemento che potrebbe rivelare la vicinanza di alcuni settori dell’esercito russo alle istanze portate avanti dal leader del gruppo Wagner.

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