HomeEditorialiUrologia di Taormina verso l'estrema unzione: occhio al "deserto dei tartari"

Urologia di Taormina verso l’estrema unzione: occhio al “deserto dei tartari”

TAORMINA – Aspettando una soluzione risolutiva per il Centro di Cardiochirurgia Pediatrica, diversi altri reparti dell’Ospedale di Taormina continuano a vivere un momento di tremenda difficoltà e all’orizzonte non si intravede nessuna svolta. Semmai si avvicina il rischio della chiusura.

Forse il caso più emblematico e impietoso è quello dell’Urologia, diretta dal prof. Rosario Famulari. Parliamo di un reparto che ha fatto la storia di questo ospedale, basti pensare ai tempi del prof. Rocco Cappello, dalla cui “scuola” proviene proprio Famulari. Ma la storia sembra fare a “cazzotti” con il presente di un ospedale dove da 10-15 anni a questa parte sono stati portati via circa 100 posti letto e ancora si prosegue in questa direzione di depotenziamento “goccia a goccia” del San Vincenzo. Mentre si lotta da più parti per il Ccpm – battaglia ovviamente che ci trova tutti d’accordo – va in scena nell’indifferenza generale il funerale dell’Urologia.

Andiamo a verificare la situazione e dal reparto ci fanno sapere: “In questo momento il reparto è fermo, non ci sono medici”. Il prof. Famulari a marzo del 2024 andrà in pensione e intanto è stato posto in ferie d’ufficio. Prima dal 20 luglio al 20 agosto e poi dal 26 agosto in poi. E i pazienti? Per chi arriva al Pronto Soccorso di Taormina e ha un problema urologico la risposta è che, in sostanza, non c’è possibilità di usufruire dell’Urologia a Taormina e si andrà a Messina o Catania. Ma da quando il San Vincenzo è diventato una succursale al servizio delle strutture messinesi e catanesi?

A quanto pare il prof. Famulari, stimato primario che in tutti questi anni insieme al suo staff ha assistito i pazienti con apprezzabili doti professionali e umane, si era anche reso disponibile a rinunciare a una parte delle sue ferie o comunque a trovare una soluzione che gli consentisse di poter essere in servizio in ospedale per 10 giorni al mese, per assistere i pazienti e operarli, ma questa ipotesi non è stata accolta. Il reparto di Urologia in questo momento, alla prova dei fatti, è come un malato in stato comatoso, anzi oltre. Si aspetta un’estrema unzione che si avvicina e che, tuttavia, non può e non deve avvenire.

La politica dei Comuni del D32 da 20-30 anni a questa parte è stata più latitante di un fantasma. E’ arrivato il momento di invertire la rotta e darsi una svegliata. Le chiacchiere e le belle parole stanno a zero. Siamo al 90esimo minuto, prossimi alla zona Cesarini, non c’è più tempo e occorre comprendere subito il presupposto essenziale di come approcciare il problema: tutti vogliamo la salvezza del Ccpm ma poi che senso avrà questa conferma se attorno al centro per i bambini rimarrà il “deserto dei tartari” con altri reparti (l’Urologia e non solo) che vanno verso la chiusura e non hanno più il minimo indispensabile per andare avanti? Occhio perché poi questo è lo scenario, è inutile girarci attorno.

La vera sfida da affrontare per il San Vincenzo di Taormina, per chi non l’avesse capito, è la difesa complessiva dell’ospedale. Bisogna tutelarlo a 360 gradi e rilanciarlo nell’interezza delle proprie unità operative. O ci si salva tutti o si affonda tutti insieme, la nave è una e non si può pensare di ragionare con la logica del “fuori la scialuppa e si salvi chi può”.

Non servono miracoli ma la pretesa legittima e indiscutibile di far mantenere l’esistente. Messina e Catania si facciano la loro strada, Taormina non è periferia di nessuno e pretende rispetto. Il diritto collettivo alla salute conta ancora qualcosa? Per noi la risposta è sì. Per questo o ci si mette in testa di fare una battaglia collettiva di civiltà, per difendere seriamente l’ospedale, oppure agli asini incravattati del governo regionale (l’attuale al pari quelli precedenti) continueranno a fare indisturbati il bello e cattivo tempo. E faranno a brandelli quel che ormai rimane dell’ospedale di Taormina.

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