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Il bacio della morte colpisce ancora

Era una solo una questione di tempo. Il destino di Yevgeny Prigozhin era ormai segnato e non a caso nei giorni scorsi alte fonti dell’intelligence avevano profetizzato: entro 6 mesi o Prigozhin viene ucciso o prende il potere con un golpe. Vladimir Putin non poteva permettersi il rischio che a prevalere fosse la seconda ipotesi. Lo Zar non ha mai fatto calcoli quando si parla dei suoi nemici, ha deciso di agire, a modo suo, e ha fatto fuori
Prigozhin nel modo più spietato. Un altro nemico che si aggiunge alla lista di quelli che sono stati liquidati con una sequenza impressionante di avvelenamenti, omicidi e finti suicidi, attentati e chi più ne ha più ne metta. Poi, come correttamente è stato detto in Italia, stavolta Putin ha pure applicato il metodo dei Corleonesi, dedicando “toccanti” parole di commiato all’uomo che lui stesso ha fatto uccidere.

Il nome di Prigozhin compare sulla lista passeggeri dell’aereo jet Embraer E35 Legacy 600 precipitato con 10 persone a bordo tra Mosca e San Pietroburgo. I corpi delle vittime sono stati tutti recuperati e su quel volo c’era anche il leader dei mercenari Wagner. Un incidente che fa rima con la parola delitto. Pochi dubbi, tutto il resto sarà la cronaca di un’inchiesta farlocca che porterà ad accertare che si è trattato di un incidente che in realtà è stato un attentato. Uno schianto che assomiglia ad un pacco regalo inviato dal Cremlino, che ha fatto gentile omaggio anche dei fuochi d’artificio.

Dopo il tentato golpe dello scorso giugno, per Prigozhin si era messa male ed era ampiamente prevedibile che finisse così, restava da capire solo quando e come.

A questo punto c’è da capire se Putin ne uscirà rafforzato o se invece verrà indebolito. L’omicidio di Prigozhin, l’uomo che si era messo in marcia verso Mosca e aveva osato sfidare il presidente russo, ha una firma sin troppo evidente per non lasciare strascichi pesanti, con i mercenari Wagner che potrebbero scatenarsi proprio in risposta all’assassinio del proprio leader.

Cosa resta della Wagner dopo la dipartita di Prigozhin? La certezza che Putin ora cercherà di sottomettere il gruppo. Ha bisogno dei suoi mercenari ma bisognerà vedere quale sarà la risposta dei mercenari.

Il gruppo Wagner riuscirà a sopravvivere come struttura militare parallela indipendente o verrà inglobata dalle forze armate del Cremlino? Secondo Marat Gabidullin, ex comandante della Brigata ad oggi non c’è un altro Prigozhin pronto a raccoglierne l’eredità. Ma se Putin tenterà di colmare questa lacuna, imponendo qualcuno dei suoi uomini come nuovo leader della Wagner, “i mercenari se ne andranno”.

“Il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia, un vero patriota, Yevgeny Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!”. A scriverlo è stato l canale Telegram ‘Grey zone’, legato alla Wagner, commentando lo schianto del jet privato Embraer nella regione di Tver, in Russia, e dando la morte del leader delle milizie e del suo vice, Utkin. Un segnale che i mercenari tali sono e tali rimangono ma non dimenticano Prigozhin e il possibile tentativo di un ribaltone per vendetta non è da escludere. Difficile ma non impossibile la missione, la storia lo insegna che anche nei regimi più impenetrabili si è sempre aperta una crepa presto o tardi e, in fondo, lo ha già dimostrato Prigozhin, che si è fermato a 200 km dalla resa dei conti con Putin, che per tutta risposta non ha concesso un’altra occasione e ha condannato a morte il traditore. Il chiarimento poi tra i due è stato una formalità perchè Prigozhin, nei piani di Putin, era già stato condannato a morte.

Tutti i dati su quel volo hanno mostrato che il segnale del transponder del jet privato che Prigozhin aveva utilizzato in precedenza è improvvisamente scomparso. Non è chiaro cosa abbia causato la caduta dell’Embraer. Anzi è sin troppo chiaro. Il bacio della morte ha colpito ancora.

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