HomeEditorialiTre anni fa l'addio di Giovanni Coco, suicida nell'ipocrisia di Taormina

Tre anni fa l’addio di Giovanni Coco, suicida nell’ipocrisia di Taormina

Ricorre oggi il terzo anniversario della tragica scomparsa di Giovanni Coco. L’8 agosto 2020 veniva, infatti, ritrovato nelle acque di Giardini Naxos il corpo senza vita dello storico dirigente del Comune di Taormina. Quel suicidio ha segnato l’epilogo di una delle vicende più tristi e inquietanti della storia recente della città.

Coco per 40 anni era stato punto di riferimento e figura centrale nelle dinamiche della vita amministrativa di Taormina. Alla fine è stato scaricato e isolato, dagli attori di un Comune e di una comunità dove, nel tempo, sono successi altri fatti ancora più gravi e alcuni emergono ancora adesso.

Dimenticato da (quasi) tutti coloro che sino al pensionamento bussavano alla sua porta un giorno sì e l’altro pure, Coco è stato marchiato con ipocrisia di comodo come una “mela marcia” da quello stesso sistema che ha trascinato, giorno dopo giorno, goccia a goccia, il Comune di Taormina sino all’umiliazione del dissesto finanziario.

Giovanni Coco non era un santo e ha fatto degli sbagli, eppure tanti taorminesi bussavano alla sua porta quando lavorava al Comune, per avere una cortesia. Non si è arricchito dai suoi errori e non era nemmeno un demone in mezzo ai presunti angeli della casa municipale. Per questo merita rispetto e appare giusto, se non doveroso, dedicare qualche riga a questa data e al suo ricordo, per tramandare anche alle nuove generazioni il senso autentico di una morte.

Il suicidio di Giovanni Coco è stata la fine più scioccante di una vita ed è diventato l’inizio della fine di un’intera classe politica che a Taormina ha prodotto disastri e ha avuto fretta di archiviare questa vicenda, si è preoccupata di lasciarsi la storia di Coco alle spalle, circoscrivendola al perimetro dei risvolti giudiziari. Una persona è stata condannata dalla giustizia ed è finita in carcere per fatti gravissimi, un’altra si è lanciata in mare e tutto finisce qui.

Tutto si compie e nessun altro ci va di mezzo. Eppure rimangono le ombre sulle coscienze, i silenzi e le dimenticanze, i risvolti controversi di una brutta storia che qualcosa lascia e deve insegnare. La morte si è portata via le debolezze di un uomo privato del conforto, della pietà e della solidarietà da quelli che sapevano ma si sono girati dall’altra parte e sono scappati. Non hanno aiutato un amico che aveva bisogno e lo hanno avvicinato al baratro, sino a spingerlo all’appuntamento senza ritorno con il destino. Così Giovanni Coco ha scelto di andare oltre le sue responsabilità, ha pagato da solo il prezzo estremo di un conto: anche quello che non era il suo. Ha dato un esempio tragico ma importante, ha lasciato un messaggio che non si dimentica.

Una vita si è spenta in fondo al mare, sopra invece rimane a galleggiare la miseria imperturbabile degli esseri umani, uno spaccato silente e perfetto di ambiguità. E’ l’ipocrisia per tutte le stagioni di quelli che ti sorridono e ti fregano, ti usano e poi ti gettano via. Così hanno fatto con Giovanni Coco, così hanno mortificato la Città di Taormina.

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