HomeEditorialiStupri di gruppo: tolleranza zero, l'emergenza si stronca così

Stupri di gruppo: tolleranza zero, l’emergenza si stronca così

Le cronache italiane continuano ad essere caratterizzate e purtroppo riempite da storie quotidiane di donne aggredite e persino minorenni violentate. Spesso ad entrare in azione è il branco. E’ triste storia di questi giorni il caso eclatante di una ragazzina di 13 anni, in Sicilia, a Catania, stuprata da due ragazzi nei bagni pubblici di una villa, mentre altri cinque guardavano. La malcapitata ha urlato invano: “Vi supplico, non mi fate del male”. Nessuno dei presenti ha detto “lasciatela stare” o ha cercato di interrompere la violenza. Mentre nei bagni si consumava il dramma, il fidanzato di 17 anni della 13enne è stato bloccato all’esterno, picchiato e minacciato: “Io sono pazzo, posso ammazzarti“, gli avrebbe urlato uno del branco.

Di fronte a questi fatti di cronaca di gravità inaudita, dove l’orrore incontra la delinquenza allo stato più animalesco, quali attenuanti possono esistere? Zero virgola zero. Eppure l’indignazione si ferma alle discussioni da bar sui social, la narrazione mediatica che dura qualche giorno, prima che si spengano i riflettori. E poi avanti con la prossima vittima. In Italia c’è altro a cui pensare in Parlamento, i balletti per le poltrone, la riforma del premierato, le elezioni Europee, il caso Stellantis e il Piano Mattei. E l’emergenza stupri che va di pari passo con quella del femminicidio e delle varie forme di violenza sulle donne? Può attendere. Quanto vale davvero la vita umana e salvaguardia dei cittadini? Come si può immaginare di rassegnarsi al concetto, quasi stereotipato, di “normalità” su quello che si verifica sempre più spesso nelle strade italiane. Non è normale che sia normale.

Il problema delle violenze sessuali affligge soprattutto le grandi città, dove le periferie ma anche diverse zone del centro storico, sono diventate terra di nessuno. E’ un’escalation da non sottovalutare. Si delinque a briglie sciolte, sapendo che poi la legge italiana in un modo o nell’altro ti consentirà di farla franca. E allora c’è da capire per quanto altro tempo la politica italiana continuerà a voltarsi dall’altra parte e fare finta di niente, senza trovare il coraggio di adottare misure legislative intransigenti ed esemplari per arginare, anzi stroncare, il fenomeno complessivo delle violenza contro le donne. Matteo Salvini è un simbolo della politica chiacchierona che la spara grossa pur di intercettare il consenso, è in Parlamento dal lontano 2004, tuttavia nel vuoto trito dei suoi 1500 slogan, c’è una verità innegabile, anche se la sua stessa maggioranza di governo fa finta di niente: serve la castrazione chimica.

i bagni pubblici dove si è consumato lo stupro di una 13enne a Catania

Il segretario della Lega è tornato a chiedere la castrazione chimica dopo il caso della 13enne violentata a Catania: “Davanti ad orrori del genere non può esistere clemenza ma soltanto una cura: castrazione chimica”. Lasciamo perdere che sia stato Salvini a dirlo, è una constatazione incontestabile che possa e debba essere questa la strada da seguire. Semmai vorremmo capire, di fronte allo stupro brutale di una 13enne, chi la pensa diversamente e sulla base di quali argomenti potrebbe avere il coraggio e la faccia di essere contrario alla castrazione.

Non occorrono cose dell’altro mondo. Servono poche cose ma fatte bene per fermare la spirale di violenza e salvaguardare la vita delle donne e più in generale la sicurezza del cittadino. Tre cose semplici. Le prime due, da tradurre in un provvedimento di legge (una legge vera e non il solito palliativo): castrazione e poi ergastolo. Via la chiave e tanti saluti a chi si macchia di questi reati gravissimi. La terza cosa da fare riguarda l’esigenza di consentire alle Forze dell’Ordine di tornare a fare il loro mestiere senza più mortificarne il ruolo e senza più limitarne il campo d’azione nelle fasi d’arresto o peggio metterli a rischio. Agli operatori della sicurezza va restituita la possibilità di agire con intransigenza nei casi di conclamata e orrenda violenza. Magari disciplinandone ciò per le circostanze in cui c’è la fragranza di reato e, per intenderci, si ha a che fare con delle dinamiche di violenza talmente sprezzanti di ogni dignità umana. Ben vengano gli arresti con i metodi energici del Commissario Merli, un pezzo di cinematografia italiana non lontana dalla realtà e non a caso ancora adesso ammirata da tanti cittadini e considerata nelle valutazioni di una larga maggioranza di italiani un valido modello di contrasto al crimine. La legge va sempre rispettata, da tutti, sia chiaro, senza se e senza ma: ma questo deve tornare a valere in primis per quelli che delinquono.

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