HomeEditorialiLa memoria di Giulia si onora con una (vera) legge salva-donne

La memoria di Giulia si onora con una (vera) legge salva-donne

Nelle scorse ore l’Università di Padova ha consegnato alla famiglia di Giulia Cecchettin la laurea in Ingegneria biomedica. La giovane è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, a soli cinque giorni da quell’agognato sogno. La cerimonia è stata ripresa ed evidenziata dalle tv e dalla stampa ma l’enfasi di questa notizia stride con l’amara realtà di un immobilismo all’italiana che prosegue e non si schioda dal rituale delle promesse incompiuta. Una ragazza è stata ammazzata brutalmente a 22 anni e tante altre donne continuano a subire maltrattamenti e aggressioni, spesse allo stesso modo mortali, tuttavia l’Italia non trova il coraggio di fare una legge che possa realmente fermare la barbarie del femminicidio. E’ un tema sul quale non ci si può dividere e nemmeno voltare dall’altra parte. Serve una vera legge salva-donne, tutte il resto sono iniziative di contorno che non risolvono il problema, palliativi che non ci appassionano e soprattutto non arginano una piaga irrisolta.

La speranza di papà Gino, della sorella Elena e del fratello minore era quella di vedere la loro Giulia tornare a casa e invece la 22enne è stata accoltellata più volte e quindi abbandonata vicino al lago di Barcis. Il cuore di Giulia ha smesso di battere l’11 novembre 2023 e per onorare la sua memoria c’è una sola via da percorrere. Quella strada non può essere la retorica di cerimonie che, purtroppo, per quanto toccanti non le restituiscono la vita e non tutelano altre donne minacciate da uomini neanche degni di essere chiamati tali. Non si può scappare in eterno dalla previsione una legge dura e inequivocabile per stoppare la spirale di violenze che si abbatte ogni giorno su tante donne.

Il cuore di Giulia ha messo di battere la sera dell’11 novembre e tre mesi dopo ancora nulla è cambiato. In Parlamento si fa altro e non si dà priorità a questa battaglia. Non si trova il coraggio di andare oltre le belle parole e scrivere una pagina di storia per dire basta alla scia di sangue che avvelena il Paese e rovina tanti destini e altrettante famiglie. Il padre della vittima ha chiesto di trasformare in “un’opportunità, perché ciascuno si faccia un esame di coscienza per migliorare, soprattutto nei riguardi delle donne”. Quella rivoluzione morale e culturale deve partire dalla presa di coscienza e dal sussulto di dignità di una classe politica che non può continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto e non può limitarsi a leggine che inaspriscono una tantum qualche reato ma non risolvono in profondità la questione. Non è un problema, è un’emergenza e rimane tale anche nei giorni in cui le cronache dei telegiornali parlano di altro.

Dopo la panchina rossa tra i viali che Giulia percorreva, ora l’Università ha istituito un premio di laurea per le studentesse in Ingegneria biomedica che porta il suo nome. Il titolo alla memoria ha inteso essere un gesto d’affetto per una ragazza che si è vista strappare la vita da chi non aveva alcun diritto di decretare per lei quella fine. E’ il tempo delle risposte. Gli omaggi simbolici non bastano più. La politica la smetta di occuparsi delle solite cazzate e dia finalmente un senso alla sua esistenza. Si deve partire da qui, non dalle supercazzole di contorno che agitano le liti quotidiane tra il governo e le opposizioni.

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