HomeEditorialiUn mondo senza pace, il grande flop dei diplomatici

Un mondo senza pace, il grande flop dei diplomatici

Il mondo assiste preoccupato e con sconcerto all’ennesima guerra che esplode e che sta già facendo morti, devastazione e soprattutto vittime innocenti, con i bambini a pagare il prezzo della scelleratezza degli adulti. Dopo Kiev è la volta di Gaza, dopo la guerra in Ucraina con l’invasione russa di uno Stato sovrano, ora è Hamas a sfidare Israele.

E’ di centinaia di morti il bilancio di un raid aereo israeliano sull’ospedale Al-Ahli di Gaza City. Il governo di Hamas di Gaza ha descritto l’attacco come un “crimine di guerra”. Circa 3.000 persone sono state uccise negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dallo scoppio della guerra il 7 ottobre. In Israele sono state uccise più di 1.400 persone.Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annullato la visita in Giordania prevista per oggi. Secondo quanto rende noto la Casa Bianca, Biden ha lasciato Washington per Tel Aviv ma ha annullato la sua visita ad Amman dopo essersi consultato con il re Abdullah II di Giordania. Washington ha affermato che Biden ha porto le sue più sentite condoglianze alle vittime dell’esplosione nell’ospedale di Gaza. Un alto funzionario Usa ha confermato che il presidente Biden non vede l’ora di consultare presto personalmente i leader di Giordania, Egitto e Autorità Palestinese. Era previsto infatti oggi ad Amman un vertice tra questi quattro paesi per discutere della crisi in Medio Oriente.

Ma quest’altra guerra è evidentemente il fallimento totale, una volta di più, della diplomazia internazionale, soggetti profumatamente retribuiti per girare il mondo a nostre spese e per collezionare poi il misero risultato di una lunga serie di flop su flop. Dovrebbero tessere la trama del dialogo, invece in questi anni non hanno prodotto nulla. Serve una rifondazione, quindi, non soltanto della classe politica ma allo stesso modo pure di quella diplomatica.

Lo si era visto con la vicenda del conflitto tra Ucraina e Russia, dove da un anno mezzo si combatte e sono morti tantissimi civili oltre alle vittime dei due eserciti. Il copione si ripete nella Striscia di Gaza, focolaio di tensioni di vecchia data, dove la violenza prende il sopravvento ed è un’escalation poi inarrestabile. La politica ha le sue enormi responsabilità ma i diplomatici ne hanno probabilmente ancora di più, perché le figure incaricate di tenere i rapporti si stanno dimostrando non all’altezza della missione a cui sono stati chiamati.

Nel tempo non sono state create le condizioni per garantire la pace e a questo punto emerge in termini impietosi l’incapacità collettiva di riuscire ad organizzare una mediazione istituzionale ancora prima che umanitaria, in grado di spezzare il filo rosso del sangue che alimenta la guerra.

E attenzione perché poi ha ragione chi evidenzia che i focolai bellici sparsi per il mondo non sono altro che parte di un’unica guerra globale. Finché restano separati questi conflitti possono essere gestiti. Ma se poi le guerre si saldano, lo scenario cambia e il pericolo diventa esponenziale in ambito internazionale.

I Capi di Stato devono fare mea culpa, i diplomatici che si sono rivelati pessimi gestori delle dinamiche geopolitiche dovrebbero andare a casa. A pelare le patate.

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