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Taormina bella e sempre più attrattiva, nonostante gli A18

Settembre viaggia a gonfie vele con il sold-out o quasi nelle strutture alberghiere ed extralberghiere di Taormina, le attività del commercio e della ristorazione continuano a lavorare a pieno ritmo e il dato probabilmente più interessante è che la forza attrattiva della città si conferma capace di spingersi ben oltre il negativismo cosmico degli “A18”. Ma chi sono gli “A18”? Non è quella larga parte solare e cordiale, generosa e sempre impegnata della città, si tratta invece di quelli (una parte per fortuna minoritaria) che non perdono occasione di confermarsi una palla al piede di Taormina. Vanno oltre la normale espressione di un pensiero critico e ne fanno un fatto personale, se la prendono con il turista che non spende, con il politico di turno da massacrare, vogliono il fallimento di un commerciante e fanno i “chiodi” al paesano di turno, li vorrebbero quasi (s)cacciare e portare al casello di Spisone, sbandierando con fierezza un disprezzo senza tregua.

Una città bella e magica, di straordinarie potenzialità come poche altre, si trova a fare i conti con la zavorra della mentalità, piccola come un fusillo Barilla, di quelli che – non da fuori ma da dentro il paese – scambiano la Rete per un distributore automatico di critiche, offese e minchiate in quantità industriale su Taormina. Profeti locali 3.0 di tuttologia che vanno ogni giorno a denigrare Taormina e a trasmetterne poi all’esterno un’immagine negativa. Un esercizio puntuale di puro masochismo che per alcuni versi sarebbe degno di uno studio scientifico, perché a Roma, Firenze, Venezia, Capri e in qualsiasi altro posto, non esistono gruppi di spala-letame indigeni che si disperano se la propria città è piena a settembre. Qui non vedono l’ora che arrivi l’inverno per vederla vuota e lo scrivono anche, cerchiando di rosso i giorni sul calendario che mancano per raggiungere l’orgasmo del Corso Umberto vuoto e delle chiusure, le supercazzole sulla Tailandia, etc.

I problemi ci sono, rimangono e vanno affrontati e questo – sia chiaro – vale senza sconti per chi governa adesso come per chi c’era prima, e allo stesso modo anche il tessuto economico cittadino (o quel che ne rimane) dovrebbe sforzarsi di fare la sua parte perché se i giganti corrono, gli altri – se vogliono resistere – dovranno imparare a farlo. Altrimenti è facile dal divano lamentarsi e fare filosofia, sparare sentenze e boiate. E’ un po’ come immaginare il “tafazzismo” da antologia di uno che ha un ristorante, piuttosto che un negozio, e si augura che non arrivi nemmeno un cliente, si taglia i maroni da solo pur di godere nello scatenarsi contro il mondo e prendersela con il colpevole di turno.

Taormina è sempre più una meta attrattiva per investitori di livello mondiale. Il San Domenico è rinato grazie a Statuto e Four Seasons, Bernard Arnault dopo aver acquistato gli hotel Timeo e Villa Sant’Andrea ha aperto Dior e il primo cafè in Italia di Louis Vuitton. Arriva il lusso e le grandi firme, nei prossimi mesi sono attese altre operazioni commerciali di grande rilievo, entrano soldi veri e non più quelli delle lavatrici di zona. Ed ecco che si scatenano le ire dei fenomeni parastatali: imprecano, “maledicono” la colonizzazione dopo che il taorminese si è suicidato da solo in ogni campo e di veri taorminesi, in realtà, ne rimangono pochi. Non va bene perché – secondo gli A18 – quelle attività devono rimanere agli operatori del luogo. Gli stessi che nel frattempo hanno chiuso per un semplice motivo: sono andati in crisi o falliti. E c’è chi invoca persino che Arnault veda il sacchetto della spazzatura lasciato in strada e se ne vada. Gli A18 non si pongono il dubbio se sia meglio avere a Taormina i soldi veri e la solidità indiscutibile di Louis Vuitton di turno o – come avveniva spesso da diverso tempo a questa parte – se invece si vuole dare spazio ai presta-nomi e cialtroni di turno che venivano da queste parti a spadroneggiare, vendere fumo, non pagavano le tasse, gli affitti e manco il personale. E soprattutto facevano risciacquo a briglie sciolte.

Gli A18 potrebbero tempestare di messaggi l’apposita chat whatsapp del sindaco per segnalare l’indecenza dei sacchetti non raccolti da chi di dovere o magari anche le strade che alle prime piogge diventeranno di nuovo una vasca da bagno, invece bombardano il web, le immagini peggiori le spalmano sui social, dove poi magari le vedranno i turisti. E chi se ne frega se per caso alcuni turisti decideranno di non venire più da queste parti? A Taormina si vive di turismo eppure qui regna l’eterna faida paesana, in guerra tutto è lecito e allora nel mondo A18 chi abita a Taormina può anche sputtanare Taormina.

Nella Perla dello Ionio c’è stata da 20 anni a questa parte la grande abbuffata di un’evasione record dei tributi. Non sappiamo se la mancata riscossione sia stata di 30 o 50 milioni, i numeri si vanno ingrossando ed è una roba da vergognarsi in religioso silenzio. Il dissesto finanziario avvenuto nella città più ricca della Sicilia è una cosa da non crederci se solo la racconti fuori paese, e qui si gioca sempre a rimpiattino, la colpa non è mai di quelli che fregavano il Comune né ovviamente di quelli che al palazzo si facevano forse il cruciverba. Il disastro lo hanno causato Pippo Merendino e Fra Cazzi da Velletri. Prima o poi regaleremo ai nostri lettori un approfondimento speciale, a gran richiesta, su quella indegna stagione di morosi e furboni, compresi i casi più eccellenti e qualche storia mai emersa. – E – come diceva Banfi in un noto film – “saranno volatili per diabetici”. D’altronde, nella città dei finti tonti, la storia insegna che i mancati pagamenti delle bollette dell’acqua vennero denunciati pubblicamente, per la prima volta, a mezzo stampa, 15 anni fa da qualche giornalista: correva l’anno 2008 e tutti gli altri sono arrivati dopo. Ci sono quelli che hanno avuto il coraggio a suo tempo di andare anche in un’aula di tribunale a Reggio per riferire di gravi fatti giudiziari che riguardavano Taormina e poi ci sono i pavidi che si ammantano di una verginità che forse si ferma al lobo dell’orecchio. La storia racconterà di chi si è suicidato nel 2020 prendendosi pure colpe e responsabilità che altri non hanno mai avuto le palle e la dignità di prendersi.

Taormina va avanti, con la forza trascinante della sua grande bellezza e lo strascico delle sue ipocrisie e contraddizioni. Piace e attira gente da ogni parte del mondo, al netto di diverse cose (tante) che non vanno come dovrebbero, Taormina si riempie di turisti e il 2023 farà registrare il dato migliore di sempre nelle presenze, nonostante l’autolesionismo di una parte della sua comunità e gli A18 che non trovano la faccia giusta per sentirsi orgogliosi e fanno sassaiola social per fatto personale, per livori, perché Tizio mi sta sulle scatole e Caio lo odio da morire. È il gioco dell’irresistibile tentazione di chi non ha argomenti ma solo incrollabili pregiudizi.

“C’è chi mi vuole folle e chi follemente spera che toppi carriera…Ficca aghi nella mia bambolina, mina la via che l’anima mia cammina”. Vecchi retaggi e stantie abitudini da macumberos di periferia, l’urlo sfiatato di una piccola ciurma che un tempo aveva anche un suo certo peso e che, tuttavia, oggi arranca perché si trova a fare i conti con la forza travolgente di una stagione di cambiamento che, al netto dei suoi aspetti positivi o negativi, sta mettendo all’angolo il paesanismo degli A18 e questo esercizio perpetuo della rancorosità. E’ il bivio di una città troppo spesso protesa a disunirsi e incapace di fare squadra, confrontarsi e cercare una sintesi, al di là di legittime simpatie e antipatie.

Il potenziale di questa città – repetita iuvant – resta sconfinato, forse in parte inesplorato e la fiera dei conflitti paesani non aiuta, anzi mortifica la grande voglia di Taormina che hanno i turisti di tutto il mondo e gli sforzi degli operatori che lavorano per accoglierli. Bisognerebbe fermarsi a riflettere su dove potrebbe arrivare Taormina se i suoi cucchi e detrattori non li avesse in casa e se riuscisse a prevalere l’intelligenza di lavare i panni sporchi in casa, mettere pressione agli amministratori con la critica costruttiva, compattare l’ambiente e collaborare, anziché sprecare energie per disprezzare.

Taormina – al netto dei problemi e delle carenze che ci sono eccome (e non sono poche) – fa registrare numeri invidiabili, il resto sono chiacchiere. L’assalto dei signori del lusso è la scintilla che difficilmente potrà essere fermata, di certo ha accelerato la detonazione di tante situazioni. E’ la fotografia indiscutibile di un momento storico. Ed è un momento da cavalcare, da non subire ma nemmeno da boicottare. E’ una nuova stagione che avanza a passo spedito e se ne frega del cortile.

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