HomeEditorialiTaormina a ferro e fuoco: Caronte, i piromani o c'è altro?

Taormina a ferro e fuoco: Caronte, i piromani o c’è altro?

Fiamme, paura, una devastazione bestiale e un territorio in ginocchio. La giornata di martedì 25 luglio 2023 si consegna alla storia recente della Città di Taormina come una delle pagine più nere vissute dalla capitale del turismo siciliano da qualche decennio a questa parte. Non c’è stato un terremoto, per fortuna, e neanche una guerra però qualcosa di molto grave è accaduto. Un’intera città, da una punta all’altra, ha vissuto un incubo totale, senza precedenti, ed è stata letteralmente tenuta in ostaggio da una serie sconcertante di incendi che dovuti con alta probabilità ad una matrice dolosa. Anzi delinquenziale. Chi di dovere, ovviamente, farà tutti gli opportuni accertamenti del caso ed è decisamente una vicenda sulla quale si deve andare fino in fondo.

Nel frattempo facciamo qualche riflessione, al netto di Caronte e delle temperature record che sicuramente rappresentano un fattore eccezionale di cui dover tenere conto. Ma Caronte non giustifica tutto.

Per la terza volta in un anno bruciano i terreni dell’ex golf a Trappitello, in contrada Vareggio. Era accaduto l’11 agosto 2022, poi il 19 agosto dello stesso anno e adesso il 25 luglio 2023. E l’anno scorso Caronte non c’era. Stavolta nella stessa giornata diventano una torcia anche la zona di Ziretto, le contrade di Castelmola che sono praticamente tutt’uno con Taormina e la vallata sovrastante Spisone. Tutto negli stessi momenti, con le fiamme (sospinte dal vento) a flagellare i vari versanti strategici del territorio. Da una parte Trappitello, tra l’Alcantara e Giardini, e dall’altra parte le colline che dominano il mare, da Spisone (con l’autostrada A18 Messina-Catania ad un passo) a Mazzeo e Letojanni, anch’esse accerchiate dalle fiamme.

Il caldo africano ha colpito in maniera spietata in tanti altri posti, verissimo, e l’Italia si conferma impreparata ad affrontare tali emergenze. Ma soffermiamoci su Taormina, dove c’è un dato che nessuno può smentire.

Mai negli ultimi 30 anni e probabilmente neanche prima si ricorda una tale sequenza di incendi tutti concentrati nell’arco delle medesime ore e in grado di determinare quest’apocalisse. Caronte è arrivato adesso e l’uomo si sta suicidando da solo con i danni prodotti al clima, ma l’afa esiste dalla notte dei tempi. E da queste parti non ha precedenti tutta questa concomitanza di fatti. Trappitello che brucia, case distrutte, gente che ha subito danni ingenti, la viabilità per l’Alcantara bloccata, Castelmola (che sinora era rimasta immune a differenza di tutti gli altri precedenti) messa a ferro e fuoco, Spisone colpita con le conseguenze di un’autostrada che viene chiusa e la litoranea (la SS114) paralizzata. Morale della favola: mezzi di soccorso e forze dell’ordine costretti a fare la Via Crucis di un lavoro straordinario, da impazzimento totale, le persone a combattere contro il fuoco aspettando un canadair che non arrivava (a proposito, complimenti agli idioti che li mandano in Grecia mentre la Sicilia brucia), circolazione veicolare e antropica in tilt, una decina di persone evacuate a Castelmola e altre a Trappitello, un anziano ricoverato in ospedale e i turisti impauriti e persino costretti ad essere trasferiti in altre struttura.

L’incendio di Trappitello, in contrada Vareggio, ha minacciato l’acquedotto che si trova praticamente a due passi, non lo ha colpito con il fuoco ma ha costretto il Comune a prevedere lavori che determineranno disagi e distacchi del servizio, già annunciati. E, sempre le fiamme a Trappitello hanno oltrepassato lo sbarramento della strada statale SS185 bruciando il deposito della società che si occupa della raccolta rifiuti a Taormina.

Insomma un inferno. Vogliamo archiviare i fatti ritenendo che sia stata tutta colpa del grande caldo e condannare Caronte all’ergastolo nel tribunale virtuale dei soliti luoghi comuni? Vogliamo scaricare sulla ritualità del piromane col cerino? Libera scelta, libero arbitrio di rintanarsi nel fatalismo di circostanza. Noi riteniamo invece che, a fronte di un disastro del genere si debba allargare il perimetro delle valutazioni, delle verifiche e delle responsabilità. Il dramma si contestualizza in una meta turistica, in un territorio molto conosciuto e soprattutto oggi molto esposto sotto tanti aspetti, anche mediaticamente. Perciò si deve valicare la retorica qualunquista degli “eventi accaduti ovunque” e ragionare a 360 gradi. Non è normale che sia normale e per gli autori di questo disastro non può finire, come sempre, a “tarallucci e vino”.

Se si tratta di piromani, va compreso se ciascuno ha agito per conto proprio, in modalità “lupo solitario”, o se altresì nella contemporaneità di tutto questo bordello ci sia stata qualche scellerata condivisione di intenti. E a quel punto la correità pone la questione su una dimensione ancora più grave. E’ stato Caronte, un super-piromane che aveva pure il dono dell’ubiquità, oppure più soggetti che si sono “organizzati”? Gli eventuali o probabili delinquenti sono i “soliti” piromani indigeni di ogni estate oppure no? Da questi ipotesi non si scappa ma a questi interrogativi bisogna provare a dare una risposta. Lo merita la gente che ha perso case, ci ha rimesso attività, soldi e sacrifici, piange e ha vissuto momenti di terrore.

I dati raccolti dai Carabinieri in Italia e documentati dal rapporto Ecomafia di Legambiente sono chiari: solo il 2% dei roghi ha una causa naturale e qualcuno appicca il fuoco perché malato, per vendetta, per calcolo personale, per motivi economici o magari per altre dinamiche.

Repetita iuvant: le autorità indagheranno ma nel frattempo i sindaci della zona, a partire da quelli di Taormina, Castelmola e Letojanni, farebbero bene a non perdere tempo e a presentare subito un esposto all’Autorità Giudiziaria per denunciare i fatti.

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