HomeEditorialiLa stangata del Salva Taormina ha un sottotitolo: Webuild

La stangata del Salva Taormina ha un sottotitolo: Webuild

A due mesi dalle elezioni Amministrative di fine maggio che hanno consegnato le chiavi della città a Cateno De Luca, il nuovo sindaco di Taormina affronta subito il primo iceberg a prua. Emergono in città i primi malumori e a far discutere è la stangata prevista dalla Giunta comunale con l’atto di indirizzo del “Salva Taormina”: 12 milioni di euro da trovare subito a suon di aumenti a tutto campo. Un tesoretto da consegnare, chiavi in mano, entro 30 giorni, cioè dopo ferragosto, alla Commissione Liquidatoria incaricata per il dissesto. Di conseguenza via alla Santa Barbara degli aumenti, praticamente su tutto ciò che sarà umanamente aumentabile, dalle tariffe dei parcheggi, all’imposta di soggiorno, il biglietto della funivia, e poi adeguamenti sui canoni di locazione dei beni comunali ed ovviamente il tentativo massiccio di recupero delle ingenti somme riguardanti il fenomeno atavico dell’evasione e delle morosità a Taormina. La versione taorminese del “Salva Messina”, in sostanza, si tradurrà in una manovra “lacrime e sangue”, come il sindaco l’ha definita.

A questo punto, al netto della “caccia” ai morosi che va fatta senza alcuna pietà contro tutti quelli che da tempo immemore hanno preso per il culo il Comune (con la gentile compiacenza della politica taorminese), si è invece scatenato il putiferio sulla raffica di aumenti senza distinzioni all’orizzonte. E’ in partenza un calcio nel sedere al “club” dei furbi e degli evasori, che di riflesso sarà pure una bastonata in testa a quei contribuenti (onesti e fessi) che a Taormina hanno sempre pagato regolarmente.

Così, alle porte di agosto, si registra una significativa escursione termica in corso nel passaggio da Caronte all’avvento del Salva Taormina, con il carico di non poche perplessità in città per una manovra della quale ci sarà tempo e modo per fare qualche riflessione specifica.

Sin qui si sa che i 12 milioni del “Salva Taormina” sono stati richiesti dalla Commissione Liquidatoria (con i rilievi contenuti in una relativa nota trasmessa all’Amministrazione il 17 luglio 2023) ma non è emerso all’esterno il detonatore di tutta questa storia.

La stangata in arrivo ha un sottotitolo e si chiama Webuild, o ex Impregilo, se preferite. In buona sostanza, c’è bisogno di dare copertura finanziaria alle transazioni in corso per abbattere il monte debitorio e la Commissione Liquidatoria – formata da tre professionisti seri e capaci, Lucio Catania, Maria Di Nardo e Tania Giallongo – stanno procedendo con le attività di risanamento che passano, in primis, dall’esigenza di soddisfare i creditori e raggiungere l’intesa per una transazione. Altrimenti, se il privato dice no, l’importo oggetto del debito va comunque postato in bilancio con la relativa copertura finanziaria. Stiamo parlando di 336 creditori per un totale di circa 86 milioni e la “madre” di tutte le vicenda è ancora una volta il lodo parcheggi con l’ex Webuild, il caso che – unitamente alle tasse che quasi nessuno pagava – ha portato al suicidio totale del Comune di Taormina e della politica locale. Il colosso delle costruzioni ha aperto all’ipotesi transattiva, c’è in corso una trattativa per chiudere un accordo. Le parti si parlano, si sono già incontrate, ci sono margini per venirsi incontro ma quella stessa distanza rischia di farsi abissale e qui si gioca di nuovo il destino del Comune di Taormina. Degli sviluppi della questione viene informato anche il sindaco De Luca, che segue l’evoluzione del contenzioso in contatto con la Commissione e sta anche iniziando a verificare e approfondire in via diretta le dinamiche di questa complessa storia. D’altronde Impregilo è una matassa intricata della quale gli esperti del sindaco sanno poco e con la calura di Caronte rischiano di capirci ancora meno.

A Taormina è mancata la capacità di risolvere il lodo parcheggi già negli anni passati e il Comune è sprofondato nel default ma ora bisogna fare molta attenzione a non scivolare sulla stessa “buccia di banana”. E’ lo spettro di una “bomba” contro la quale la Giunta ha messo in campo la terapia d’urto del discusso “Salva Taormina”, per evitare lo spettro del dissesto bis. Lo ha detto De Luca facendo suonare il campanello d’allarme e che anche attraverso questo monito cerca di legittimare la durezza del provvedimento deliberato il 17 luglio scorso.

Se non si dovesse arrivare ad una transazione con Webuild la questione rimarrebbe aperta e la multinazionale sarebbe pronta a bussare alla porta del Comune quando sarà uscito dal dissesto, con la possibilità di affondarlo 10 minuti dopo il ritorno in bonis. Tra l’altro, la fine del dissesto è una prospettiva che ad oggi nessuno può dire quando potrà avvenire. Ma va detto che la Commissione sta affrontando il caso senza alcuna forzatura.

E allora ben venga una transazione per togliersi questa spina nel fianco dopo 20 anni ma bisogna ponderare bene le valutazioni, mettendo da parte l’idea del chiuderla a qualsiasi costo. I più attenti ricorderanno ancora quando un funzionario incaricato dalla Regione anni fa venne a Taormina ad annunciare di voler mettere “una pietra tombale” su questo contenzioso, una stronzata bestiale per la quale fu preso a pernacchie dal Consiglio comunale ma soprattutto andò in frantumi un tentativo capestro di transazione che ebbe poi pure strascichi giudiziari pesantissimi.

La partita tra il Comune e Webuild la si sta giocando sul “filo del rasoio”. Quando si ha a che fare con un gigante del genere ci si espone al pericolo di farsi portare a spasso da chi ha la forza straripante per giocare al gatto col topo e l’impressione, per alcuni versi, è quella di una sorta di déjà vu, perché – giusto per capirci – l’impresa punta a chiudere la transazione con una cifra non inferiore ad almeno 20-25 milioni di euro. Più o meno come accadde in passato. Tanti soldi, decisamente troppi. La OSL riflette e lavora ad una soluzione sostenibile, i tre commissari nominati dal Quirinale non hanno fretta e siamo certi che non ne avrà neanche il sindaco, che spera nella chiusura del dissesto già a dicembre di quest’anno ma fa i conti con una realtà che al momento racconta altro.

Nella telenovela del lodo parcheggi gli sgambetti al Comune ancora adesso non finiscono mai, Taormina deve giocarsela bene, ha argomenti validi e legittimi di contrattazione che possono rivelarsi determinanti per chiudere bene questa storia. E’ questa la strada che si può e si deve percorrere nella resa dei conti finale con Webuild. Ed è la via maestra anche per provare a dare un senso, che al momento si fa fatica a trovare, allo sforzo pesantissimo chiesto il 17 luglio scorso alle famiglie taorminesi (e ai turisti), chiamati a farsi carico della purga “Salva Taormina”.

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