HomeEditorialiOspedale di Taormina, arriva la mazzata finale: ecco la proposta della Regione

Ospedale di Taormina, arriva la mazzata finale: ecco la proposta della Regione

TAORMINA – Salvezza o fine. Il destino dell’ospedale San Vincenzo di Taormina arriva al crocevia finale. Lo si è detto e scritto migliaia di volte in questi anni ma stavolta il tempo delle ipotesi e delle chiacchiere è concluso. La “mazzata finale” incombe. Ecco il piano della Regione Siciliana.

“Modifiche della Legge regionale 14 aprile 2009, n.5 – Norme per il riordino del Servizio Sanitario regionale” – Disposizioni in materia di riorganizzazione delle aziende del servizio sanitario regionale”. Così si chiama un documento che in 6 pagine contempla un’iniziativa predisposta dalla Regione Siciliana per la rete ospedaliera isolana, che riguarda anche l’ospedale di Taormina, destinato ad essere aggregato all’Azienda Ospedaliera Papardo di Messina. Al momento da Palermo precisano che “non e’ una proposta di legge ma una bozza”. Il solito tentativo di nascondersi nei formalismi.

Nel dettaglio, cosa prevede questa bozza: “Le Aziende Sanitarie, nel numero complessivo di 9, coincidono con gli ambiti territoriali provinciali. Ogni azienda Asp, assicura l’assistenza sanitaria mediante i distretti sanitari e secondo il regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”. “La stessa – continua il documento – assicura la tutela della salute dei cittadini, il governo del rapporto tra domanda ed offerta di servizi sanitari, l’integrazione socio-sanitaria sia mediante le strutture e i dipartimenti di propria pertinenza, i servizi territoriali di assistenza, gli ospedali di comunità, le case di comunità, le centrali operative territoriali, sia attraverso le strutture accreditate”. Ed ancora: “In ciascuna Asp è prevista almeno una struttura a direzione medica che garantisca il raccordo operativo con le aziende ospedaliere al fine di assicurare continuità di cure nei più appropriati setting assistenziali all’interno degli specifici percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) per patologia. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge cessa la gestione diretta dei presidi ospedalieri da parte delle aziende sanitarie provinciali”. E “tali presidi ospedalieri vengono riorganizzati secondo quanto previsto dal successivo articolo (3) e mantengono la classificazione di cui al D.A Salute n.22 del 2019”.

Insomma, dopo tutte queste belle parole in burocratese, la parte che più interessa i cittadini è l’articolo 3, concernente la “Costituzione delle nuova Aziende Ospedaliere del Servizio Sanitario Regionale”. Si possono scorrere e leggere tutte le province sino ad arrivare alla voce Messina. Ed ecco il “regalino” per la Città di Taormina e per l’intero distretto sanitario dei comuni che afferiscono all’ospedale San Vincenzo.

Attenzione: “Messina – Azienda Ospedaliera Papardo, con sede legale a Messina, struttura ospedaliera capofila Dea di I Livello, cui transita la gestione diretta dei seguenti presidi ospedalieri. Giuseppe Fogliani di Milazzo, San Vincenzo di Taormina, Barone Romeo di Patti, Cutroni Zodda di Barcellona, Civile Sant’Agata di Militello, Civile di Lipari, San Salvatore di Mistretta.

Avete capito bene: i 7 ospedali che attualmente fanno riferimento all’Asp Messina transiterebbero “sotto la gestione diretta del Papardo di Messina”. Compresa Taormina.

CONTINUA E LEGGI QUI SOTTO LA PROPOSTA DELLA REGIONE SICILIANA CHE RIGUARDA L’OSPEDALE DI TAORMINA.

“Non esiste al momento alcuna proposta di legge che punti alla modifica del sistema sanitario regionale attualmente vigente – fa sapere l’assessore alla Sanità, Giovanna Volo -. Il documento è una mera ipotesi di studio che necessita di un lavoro di approfondimento per essere trasformato in qualcosa di strutturato. Per questa ragione il documento in questione non è stato ancora sottoposto al presidente della Regione o alla giunta regionale che dunque ne ignoravano l’ esistenza -continua l’assessore – Ogni tentativo di farlo passare per un documento ufficiale risulta, quindi, falso e pretestuoso”.

Anche i 100 posti letto scippati al San Vincenzo e i vari reparti massacrati d’altronde sono “falsi e pretestuosi”. Non chiamiamola proposta di legge, e’ una bozza, anzi no, un’ipotesi di studio. Classica precisazione palermocentrica della serie: “tira la pietra e nascondi la mano”.

In questo bel gioco, una sorta di risiko, di ospedali che verrebbero scorporati e aggregati, con l’immancabile addizione di nuovi manager da nominare (al servizio della politica), Taormina dovrebbe finire alla “corte” del Papardo di Messina. Di per sé – va detto con estrema lucidità – non sembra un provvedimento folle. A ben pensarci, per alcuni versi è un ragionamento assai meno scriteriato di altre precedenti iniziative e cerca di trovare una soluzione al disastro attuale, che è figlio degli ultimi 20 anni. E’ una proposta che va in un’ottica di tentativo di riorganizzazione della rete ospedaliera.

Il punto, nel caso specifico, è un altro: per quale motivo l’ospedale di Taormina va trasformato in una “succursale” del Papardo? In questo scenario, tra l’altro, il già “moribondo” San Vincenzo rischierebbe il taglio definitivo di alcuni reparti, unità operative che in una prospettiva di razionalizzazione dei costi verrebbero poi considerate “doppioni” della struttura messinese. Il transito ad un’altra azienda equivarrebbe, in pratica, ad una sostanziale chiusura di alcuni “pezzi” importanti del San Vincenzo.

La gente di tutto il comprensorio di Taormina – sia concesso il francesismo – si è rotta “le palle” di dover fare il “gioco dell’oca” da un ospedale all’altro perché il San Vincenzo è stato già spolpato, svuotato, privato nel tempo di oltre 100 posti letto, con alcuni reparti virtualmente aperti ma di fatto chiusi, e i pazienti sballottati dal Sirina a Messina o a Catania. Il San Vincenzo è diventato una “terra di mezzo”, una triste area (depotenziata) di transito dove sai che varchi la porta di ingresso ma non sai cosa accadrà poi. Così si mortifica la dignità del cittadino e dell’operatorio sanitario, che non viene messo in condizione di aiutarlo nel migliore dei modi. E’ forse normale che il cittadino debba rimanere per 6-7-8 ore al Pronto Soccorso, in un reparto che scoppia di pazienti ma ha pochi medici e pochi infermieri (spesso a rischio aggressioni) per gestire l’utenza che arriva dall’hinterland ionico e dalla cintura etnea?

Il diritto alla salute non può essere asservito e sodomizzato dalle scelte cervellotiche della politica che si preoccupa di tutelare alcune strutture ospedaliere, quelle per intenderci che ricadono in aree demograficamente più grandi e con un maggior numero di elettori, e abbandona al proprio destino gli ospedali di periferia come Taormina. Di cosa stiamo parlando?

Le gestioni fallimentari dell’Asp hanno già dimostrato ampiamente che Taormina (e comprensorio, D32) non ha tratto alcun vantaggio a stare sotto l’egida messinese e non vuole avere nulla a che fare con una realtà come il capoluogo, che, alla resa dei conti, non ha mai dato praticamente nulla di buono a questo territorio ed è andata, semmai, al traino per pura convenienza.

Non c’è molto da aggiungere. Solo un’unica via da percorrere: fare muro, stoppare questa proposta e far togliere Taormina dall’elenco delle 7 strutture che la Regione intende sottoporre al controllo del Papardo di Messina. Sulla base degli atti e dei fatti, con i numeri e le professionalità (figure ad alta expertise sanitaria), Taormina ha tutti i requisiti e le carte in regola per candidarsi a diventare azienda autonoma. Da queste parti – senza offesa per nessuno – non c’è bisogno di dipendere dall’Azienda Papardo e meno che mai da Messina. Il San Vincenzo, se lo si mette nelle condizioni necessarie di operare, può reggersi da solo e camminare sulle sue gambe.

Ovviamente la Regione Siciliana non prende in considerazione manco lontanamente che Taormina possa rendersi azienda autonoma, stringerà le catene e spingerà affinché il “San Vincenzo” rimanga un “feudo”, da possedere e spremere come un limone. Ma la politica di questo territorio ora ci deve mettere la faccia e gli attributi e la gente deve fare la sua parte e comprendere che la questione riguarda tutti. Non è più il tempo di brandire la tastiera per protestare con inutili “solfeggi” social, né della solita mentalità paesana, divisiva e masochista, che ha accompagnato e acconsentito a braccia conserte lo sfascio del San Vincenzo. E’ il momento della presa di coscienza collettiva, se si ritiene che sia davvero importante continuare ad avere un ospedale a Taormina per assistere i propri cari. Si può scegliere di consegnare quel che resta dell’ospedale alla Regione e al Papardo. Oppure si può fare un tentativo determinato per rilanciarlo, con una strategia seria (non con le solite inutili manifestazioni con lo striscione da quinta elementare), mirata a rendere il San Vincenzo azienda autonoma.

Palermo, intanto, prepara l’estrema unzione. Rimane poco tempo. Che vogliamo fare? Stavolta è in gioco la salvezza o la morte del San Vincenzo. Ora o mai più.

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