HomeEditorialiOnore e rispetto per Berlusconi, l'odio postumo è una bestialità

Onore e rispetto per Berlusconi, l’odio postumo è una bestialità

Si è detto e scritto già tutto in queste ore su Silvio Berlusconi. Lo si è già fatto all’inverosimile da decenni a questa parte per un uomo che ha rappresentato la figura più importante degli ultimi 30 anni della politica italiana e più in generale è stato l’imprenditore italiano di maggiore successo a partire dagli Anni Ottanta in poi. Controverso ma indiscutibilmente mattatore. Un gigante dell’Italia.

Può piacere o non piacere quello che ha fatto Berlusconi nella sua veste politica, lo si può condividere oppure no, ma non si può negare o discutere che sia stato un imprenditore illuminato che ha avuto uno straordinario successo con le sue aziende, nella tv e nella comunicazione, come nello sport, un uomo che è riuscito ad ottenere risultati impressionanti in diversi campi della vita.

Anche chi scrive queste righe in un tempo lontano ne festeggiava da ragazzino le sconfitte (per la verità molto rare) del Milan di Berlusconi, come quando gli eccezionali invincibili rossoneri persero lo scudetto nel 1990 contro il Napoli di Maradona. Un giorno mi disse il mio amico H. Maradona: “Berlusconi ai tempi del Milan ti veniva da dirgli hijo de puta (senza traduzione…) ma è un grande”. E come dimenticare quando nel 2005 il Milan perse una rocambolesca finale di Champions League in cui stava vincendo 3-0 contro il Liverpool e il popolo anti-milanista a tarda sera scese in strada a festeggiare nelle strade italiane (anche a Taormina, confessiamolo) con i motorini e le bare di cartone. Spiccioli di rivalsa tra i tantissimi trionfi di quel Milan.

Ho avuto il piacere di conoscere Silvio Berlusconi ed intervistarlo in alcune occasioni e a Berlusconi si poteva contestare tutto ma non che non fosse gentile e disponibile. Mai snob e sempre cordiale. Come quando una sera di maggio del 2008 lo incontrai a Taormina e poi diedi la notizia (ripresa dal Corriere della Sera) della sua volontà di acquistare una villa in questa città. Quell’acquisto è poi fallito per via di uno degli scandali all’italiana che, a suon di perbenismo ipocrita e sciacallaggio senza tregua, lo hanno investito.

Ora è il tempo della morte e di una dipartita che merita onori ma soprattutto esige rispetto, senza alcun distinguo sul tema. E allora appare imbarazzante, sino a rasentare la meschinità, l’immagine astiosa di quelli che nel momento dei funerali, negli stessi istanti in cui un uomo stava compiendo il suo ultimo viaggio verso l’aldilà, hanno trascorso il loro tempo – da esponenti delle Istituzioni sino all’ultimo dei cittadini – a sfogare ulteriori livori e rancori contro Berlusconi.

Repubblica scrive: “Si fa fatica ad immaginare un’Italia senza Silvio Berlusconi. È stato l’Arcitaliano per eccellenza. Se n’è andato a 86 anni dopo un’esistenza da mattatore assoluto. Nell’ultimo cinquantennio non c’è stato un giorno in cui il suo nome non sia stato evocato, in tv, sui giornali, in Parlamento, nei bar, allo stadio; “il Berlusca” ha spaccato l’opinione pubblica come una mela. Impresario edile, tycoon televisivo, presidente del Milan e poi del Monza, fondatore di un partito chiamato Forza Italia, tre volte premier, imputato in processi clamorosi. Tutto in lui è stato eccessivo, figlio di una dismisura. A un certo punto la sua popolarità è stata tale da essere identificato, nel mondo, con l’italiano tout court”.

Al di là dei giudizi di merito, la sua storia ha cavalcato quella italiana per mezzo secolo, incidendo profondamente nel tessuto sociale e politico del Paese. La sua “discesa in campo” del 1994 arrivò come conseguenza più o meno diretta dei successi in campo sportivo e televisivo. Il primo approccio al mondo dello sport, ricorda la Gazzetta dello Sport, coincide con l’acquisizione dei diritti per la trasmissione del Mundialito che a San Siro vede in campo Milan, Inter, Santos, Feyenoord e Penarol. Nel 1982 il gruppo si allarga con l’acquisto di Italia 1 dall’editore Edilio Rusconi e di Rete 4 nel 1984 dal gruppo editoriale Arnoldo Mondadori Editore (all’epoca controllato dall’editore Mario Formenton). Il 20 febbraio 1986 Berlusconi salva il Milan dal fallimento, acquistandolo da Giussy Farina. Con lui vince 8 scudetti, una Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe Uefa e una Coppa del mondo per club, per un totale di 29 trofei ufficiali in 31 anni. Ha rilevato in epoca recente il Monza e dopo 110 anni di storia lo ha portato in Serie A.

Il gruppo Mediaset – ora MediaForEurope in ossequio al progetto di espansione internazionale – è la più solida realtà aziendale italiana, che ha messo in archivio un 2022 chiuso con un utile netto reported di 216,9 milioni di euro in contrazione dai 374,1 milioni (+14% sul 2019 pre-Covid) e ricavi in flessione del 3,9% a 2,081 miliardi.

Che senso ha essere di destra o sinistra davanti alla morte di Berlusconi? Che senso ha contestare che sia stato fatto un funerale di Stato? A chi e a cosa servono tutte le polemiche e i distinguo? Siamo in democrazia e chi lo ha disprezzato può continuare a farlo liberamente ma non c’è bisogno di urlarlo ai quattro venti né di fare teatrini come alcuni attivisti che ieri sono scesi in strada a leggere 10 minuti di scomunica ad una persona morta. E d’altronde questo è lo stesso Paese che ha scaricato un disprezzo bestiale traducendolo in una lunga sequenza di processi e indagini giudiziarie che avrebbero ammazzato anche un Toro e hanno messo alla gogna Berlusconi come nessun altro. Berlusconi non era un Santo ma questa è l’Italia che lo ha costretto a 32 processi conclusi e quattro ancora in corso, 36 processi come non avvenne neppure per il mostro di Firenze e Jack lo Squartatore.

Qui nessuno sta beatificando Berlusconi e chi sostiene questa tesi si aggrappa a delle bestialità ma non può neanche essere demonizzato un uomo che ha ottenuto risultati così irripetibili e inarrivabili quasi certamente per chiunque. Il senso di tutto lo ha bene evidenziato Matteo Renzi, che anche lui non sarà il massimo della simpatia ed è un altro personaggio divisivo ma ha detto cose corrette e del tutto condivisibili: “Tanti lo hanno amato, tanti lo hanno odiato: tutti oggi devono riconoscere che l’impatto di Berlusconi sulla vita politica ma anche economica, sportiva, televisiva è stato senza precedenti”.

Oltre una minoranza rumorosa di eterni livorosi, Berlusconi se ne va con il suo popolo che gli rende omaggio con una straordinaria partecipazione popolare di amore ed il riconoscimento di una considerazione internazionale che ha portato al suo funerale anche l’Emiro del Qatar e altre personalità di spicco, ma soprattutto c’erano tutti quelli che hanno vissuto, lavorato e collaborato con lui. Non ci poteva essere uscita di scena migliore di un’ultima recita, per Berlusconi e alla Berlusconi. Il resto è la penombra della miseria umana di chi non ha compreso che il tempo per le polemiche sull’ex premier è finito. E che polvere siamo stati e polvere ritorneremo. Tutti e nessuno escluso.

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