HomeEditorialiLandini allo scontro totale con il governo: basta scioperi, si candidi

Landini allo scontro totale con il governo: basta scioperi, si candidi

Alle porte delle festività di fine anno prosegue la lunga sequenza di scioperi dei sindacati contro il governo e la sensazione ampiamente diffusa è che il segretario della Cgil, Maurizio Landini, stia facendo ormai le prove tecniche per la sua discesa in campo in politica. Fonderà un nuovo partito o magari diventerà il federatore del centrosinistra? I rumors prendono forma e la strada sembra tracciata. A spalleggiare la Cgil c’è la Uil, mentre la Cisl continua a sfilarsi e a tenersi (non a caso) defilata dalla stagione della “guerriglia” sindacale.

La strategia appare abbastanza chiara e parole hanno un peso non indifferente, d’altronde, e in questo caso la sfida personale di Landini all’esecutivo di centrodestra è più di un indizio.

“C’è un attacco che parte dall’idea che il governo avendo vinto le elezioni può fare quello che gli pare, sta impedendo al parlamento di discutere e non si sta confrontando con le parti sociali che rappresentano milioni di persone. Questo governo mette in discussione il diritto di sciopero, fa una legge delega che punta a superare i contratti nazionali di lavoro, mette in discussione il ruolo del presidente della Repubblica e invece di cambiare la legge elettorale punta all’elezione diretta del presidente del Consiglio. Tutto questo è dentro una logica autoritaria e pericolosa. La democrazia la si difende praticandola, lo dico anche per il sindacato Quando chiedo una legge sulla rappresentanza chiedo che siano le lavoratrici e i lavoratori iscritti e no che abbiano diritto di votare per dire quando è valido un contratto e anche di iscriversi e votare per misurare la reale rappresentanza dei sindacati”.

Basterebbero queste affermazioni per certificare lo scontro aperto, totale, non tra i sindacati e il governo, non tra i lavoratori stessi e l’esecutivo ma tra il segretario della Cgil e il centrodestra di Meloni e Salvini.

Diciamolo con estrema franchezza: lo sciopero è uno strumento che nasce per tutelare i diritti dei lavoratori, il loro salario e i diritti come la sicurezza sul luogo di lavoro. Punto. Cosa c’entra lo sciopero contro una manovra di bilancio? Nulla. E’ del tutto evidente che la raffica di scioperi in rapida sequenza, al netto della questione del precetto imposto da Salvini, è diventata è uno strumento per provare a mettere pressione ai vertici di Palazzo Chigi e per tentare di stare con il fiato sul collo in primis proprio al ministro delle Infrastrutture. A pagare il conto di tutti questi scioperi sono i cittadini, costretti ad affrontare disagi che scaturiscono dall’esasperazione di uno scontro in cui il confronto non c’è perché non si arriverebbe ad un punto di intesa tra Landini e questo governo nemmeno se ci fossero 10 anni ad oltranza di tavolo di discussione.

Landini sta riuscendo nell’impresa di far passare dalla parte della ragione un governo modesto che vivacchia e, dopo aver promesso l’impossibile, bada a non urtare la suscettibilità dell’Europa. Ma soprattutto Landini sta compiendo la missione impossibile di riabilitare in questa vicenda Salvini, l’inaffidabile per eccellenza, il chiacchierone sovrano del governo Meloni, che per una volta fa bene ad imporre un freno sugli scioperi. Il diritto allo sciopero è sacro e nessuno lo mette in discussione ma si può scioperare e dimostrare tutto ciò che c’è da contestare anche per quattro ore, non per un’intera giornata.

In fondo una riflessione appare tanto scolastica quanto inevitabile: Landini viene eletto segretario della Cgil nel gennaio 2019 e c’è da chiedersi come mai non ci sia stata da allora ad oggi la stessa pressione a suon di scioperi sistematici e adunate di piazza anche sui governi del tempo (Conte 1 e 2, poi Draghi)? I malpensanti riconducono la logica dei due pesi e due misure al semplice fatto che in quei governi c’era anche il centrosinistra. Di certo non si ricorda la stessa calendarizzazione di scioperi a raffica di questi tempi.

Persino Calenda sintetizza in termini significativi la vera questione, compresa la mossa ancora più discutibile dello sciopero “preventivo. «Intanto, il sindacato dovrebbe restare obiettivo: lui (Landini, ndr) ha ‘spoilerato’ la sua intenzione, senza conoscere i contenuti della manovra. E poi perché, come ha fatto con tutti i governi, la Cgil e dunque Landini non propone una finanziaria alternativa, ma dice che vuole tutto, dal Superbonus al taglio del cuneo. Non si assume la responsabilità di una scelta, ben sapendo che le risorse sono poche. Così, spinge l’Italia in default».

Servirebbe una proposta utile per un progetto unitario di azione sindacale, per i diritti e la libertà nel lavoro, una lotta costruttiva alle disuguaglianze della società e per unificare tutto il mondo del lavoro. Quel mondo che Landini stesso, con queste stesse parole, ha detto di voler costruire quando venne eletto e che sta dividendo in nome della sua crociata. E’ una lotta senza tregua che poi dove porterà? Ad oggi la manovra è cambiata? No. Sarà modificata dopo tutti questi scioperi per come la vuole Landini? No. E allora dov’è l’utilità di inseguire la contesa a tutti i costi anziché cercare con altrettanta ostinazione di far valere le posizioni dei lavoratori passando per la via del dialogo.

Morale della favola: la piazza è una scelta che si può fare solo di fronte a gravi lesioni di diritti civili, ma se la fai su tutto perde valore. Lo sciopero – ripetiamo – è uno strumento istituito per far aumentare lo stipendio alle forze produttive. Landini vuole fare la prova muscolare? Bene, ne ha tutto il legittimo diritto. Scenda in politica e si candidi. Saranno gli italiani a premiarlo o bocciarlo. Ma non possono essere gli italiani a pagare il conto dei disagi e dei disservizi. Tutto il resto è un guerra che va oltre il terreno dei diritti dei lavoratori.

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