HomeEditorialiBorseggiatrici incinta, ora c'è l'arresto. E l'Italia litiga

Borseggiatrici incinta, ora c’è l’arresto. E l’Italia litiga

L’Italia si conferma il Paese del dividersi e scannarsi sempre, a qualsiasi costo e su qualunque tema. Ovviamente non si sottrae da questa giostra di polemiche infinite il capitolo della sicurezza e del pacchetto misure approvato dal Consiglio dei Ministri. Va premesso che in questi anni, da un governo all’altro, si sono viste tante belle misure che poi nella realtà non hanno cambiato nulla e hanno lasciato impuniti reati odiosi per i quali si potrebbe e dovrebbe essere inflessibili. In Italia ancora attendiamo leggi credibili e prive di qualsiasi attenuante per coloro che si rendono autori di crimini brutali come il femminicidio, lo stupro, la violenza sulle donne e allo stesso modo anche contro i pedofili o i soggetti che sequestrano i bambini. E invece assistiamo a sistematiche situazioni vergognose di soggetti che, a fronte di azioni spregevoli, la fanno franca e trovano il modo di evitare il carcere.

Stavolta a scatenare il putiferio è la stretta sulle borseggiatrici. Nel disegno di legge sulla sicurezza è infatti prevista una modifica del Codice penale che contempla il rinvio della pena facoltativo, e non più obbligatorio come è oggi, per le donne incinte e le madri con figli fino ad un anno d’età. Insomma, se sino a questo momento la borseggiatrice incinta non poteva essere perseguita, la storia cambia. E’ un segnale che viene date a tutela delle vittime di rapine in metropolitana o nei mezzi pubblici. Ma è anche un gesto di rispetto verso poliziotti e carabinieri che procedono nei confronti di chi ruba e poi assistono al solito rito dei giudici di turno che liberano 10 minuti dopo

L’esecuzione della pena dovrà sempre e comunque avvenire negli istituti a custodia attenuata e non nelle carceri, ma è chiaro che a questo punto bisogna distinguere – e si va in questa direzione – le possibili attenuanti nel caso di chi può aver commesso un reato in una occasione (e non per 10-15-20 volte) per bisogno e disperazione, per fame e povertà e chi invece questi atti li reitera e ne fa una vera e propria professione, sapendo che lo Stato non gli farà nulla.

Giusto per rendere l’idea, un eloquente esempio con una notizia di qualche tempo fa:

“Un’altra prova di destrezza. È una borseggiatrice seriale, ha 32 anni e sei figli. Ma soprattutto un carico pendente con la giustizia di 9 anni, 8 mesi e 9 giorni di reclusione da scontare per la sua “attività“. L’ultima volta era stata arrestata dalla polizia locale dopo aver derubato una turista statunitense sui tapis roulant della Stazione Centrale, se l’era cavata perché era incinta, pareva essere sparita dai radar finché i carabinieri del Radiomobile, su segnalazione degli ispettori dell’Aler, vengono inviati in via Lorenteggio a Milano per un’occupazione abusiva. Nell’appartamento c’è lei con i figli: dice di essere entrata lì dentro perché non aveva altro posto dove dormire e perché sapeva che quell’alloggio era vuoto. Rifiuta ogni proposta alternativa. Emergono i suoi precedenti mentre lei racconta di essere incinta mostrando un referto dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Gravidanza dubbia che viene esclusa dopo una visita alla clinica Mangiagalli, ma l’ultima creatura della donna ha soli 9 mesi perciò scatta la tutela dell’articolo 146 del Codice penale: resterà in libertà fin quando la bambina avrà compiuto un anno”.

E allora la gravidanza non può essere strumentalizzata per consentire a chi ruba di evitare il carcere e anche le borseggiatrici incinta “seriali” devono assumersi le loro responsabilità di fronte alla legge. E, a sua volta, la legge deve fare la propria parte con rigore, senza farsi prendere in giro e dando un segnale di credibilità agli occhi della gente, che si vede spesso derubata e poi umiliata nel vedere il “carnefice” che diventa vittima.

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