HomeAperturaVia Poma, un libro riapre il giallo: svolta choc

Via Poma, un libro riapre il giallo: svolta choc

Possibile svolta su uno dei principali gialli italiani rimasti irrisolti. Il 7 agosto 1990, in via Carlo Poma 2, nel quartiere borghese di Prati a Roma, veniva brutalmente assassinata Simonetta Cesaroni. La ragazza, ventenne, fu uccisa nell’ufficio dove svolgeva un lavoro saltuario: a distanza di 33 anni da quel delitto il killer non ha ancora un nome e cognome e il colpevole non è stato ancora trovato ed assicurato alla giustizia.

Quello di via Poma è uno dei più noti ed inquietanti casi irrisolti in cui, come spesso accade nei peggiori momenti della nostra storia, si mescolano errori, falsi indizi, interrogatori mancati, depistaggi veri e supposti, mancati riscontri, suicidi sospetti, testimonianze non verificate e bugie.

Ora a cercare di fare chiarezza e a proporre un importante approfondimento che potrebbe anche portare ad una svolta nelle nuove indagini sull’omicidio è un libro, “Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni? Tutta la verità sul delitto di via Poma”, di Raffaella Fanelli (nelle librerie dal 10 gennaio scorso per Ponte alle Grazie).

Raffaella Fanelli è una stimata giornalista che ha scritto e collaborato con numerose testate, tra le quali la Repubblica, Sette – Corriere della Sera, Panorama, Oggi, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto?. Ha realizzato interviste a Salvatore Riina, Angelo Provenzano, Vincenzo Vinciguerra, Valerio Fioravanti. Nel 2018 pubblica La verità del Freddo (Chiarelettere). Nel 2019 una sua inchiesta giornalistica permette alla procura di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio di Mino Pecorelli e, nel 2020, dà alle stampe, con Ponte alle Grazie, La strage continua. La vera storia dell’omicidio di Mino Pecorelli. Nel 2022 ha anche pubblicato con Emons Record e «il Fatto Quotidiano» OP, il podcast sul delitto del giornalista.

Sul giallo di Via Poma, nel corso degli anni, i principali sospettati, dopo dolorose trafile processuali, si sono rivelati innocenti. Altri invece sono scivolati tra le maglie della giustizia senza mai essere nemmeno indagati. Fino ad oggi: nel 2022, alcune rivelazioni, infatti, hanno fatto vacillare l’alibi di una delle persone coinvolte.

L’inchiesta è stata così riaperta ed è stata creata anche una commissione parlamentare d’inchiesta. In questo libro, Raffaella Fanelli mette a fuoco «tutta la verità possibile», offrendo fra le tante novità l’unica intervista rilasciata in vita da quello che oggi appare il «centro oscuro» del delitto, un legale attorno al quale ruotava una rete di relazioni definite “pericolose”.

Le parole di una collaboratrice di un avvocato mettono in discussione l’alibi di Francesco Caracciolo di Sarno, un avvocato che era allora il presidente regionale degli Ostelli della Gioventù, nei cui uffici è stato ritrovato il corpo di Simonetta Cesaroni, martoriato da 29 coltellate sferrate al volto, all’addome e al pube. Raffaella Fanelli ha intervistato proprio Caracciolo di Sarno e nel suo libro fa la cronaca dell’incontro a suo tempo avuto con il legale, scomparso nel 2016.

Sulla figura dell’uomo ci sarebbero alcune ombre, già emerse in verbali datati 1992. Si tratta di rivelazioni che sono arrivate alle orecchie dell’ex funzionario della mobile Antonio Del Greco dopo la pubblicazione di un romanzo sul caso.

Proprio una collaboratrice dell’avvocato avrebbe raccontato all’ex poliziotto che l’alibi di Caracciolo di Sarno potrebbe essere falso. L’avvocato, interrogato e chiamato in aula a testimoniare – come riportato da Repubblica -, ha sempre raccontato di essere uscito di casa per accompagnare la figlia e le amiche in aeroporto, una circostanza confermata anche dalla figlia dell’uomo. Un alibi perfetto e verificato. Che però adesso sarebbe stato messo in discussione.

Convinto della possibile veridicità delle parole della donna, Del Greco avrebbe raccontato questa e altre testimonianze alla famiglia Cesaroni. I parenti della vittima hanno quindi deciso di mettere a conoscenza di questi fatti la procura di Roma. E hanno formalizzato tutto in un esposto con un obiettivo ben preciso: verificare se le segnalazioni sono veritiere, non lasciare nulla di intentato.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo. Inizialmente senza ipotesi di reato né indagati. Poi è stata ipotizzata un’accusa, omicidio volontario, che consente di procedere a controlli più approfonditi e di sopravvivere al tempo, visto che si indaga su un fatto accaduto 33 anni fa. Le indagini sono state delegate alle forze dell’ordine, chiamate ad effettuare una serie di accertamenti e ad un compito non semplice, visto il tempo trascorso dai fatti.

In questo mistero infinito viene presa in considerazione anche l’ipotesi che Simonetta Cesaroni possa essere stata assassinata perché aveva scoperto qualcosa di molto importante e riservato lavorando al computer. Partendo da questo sospetto, i magistrati hanno già passato al setaccio l’attività dell’AIAG, l’Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, nella sede della quale è stata uccisa la ragazza. La possibile scoperta che forse era stata fatta dalla vittima riguardava documenti di cui Simonetta Cesaroni non doveva venire a conoscenza e che poi hanno determinato un’azione di depistaggio nell’inchiesta sul delitto? C’è di mezzo anche qualche 007 che potrebbe aver aiutato l’assassino a farla franca?

Sarà difficile individuare nuovi elementi ma la storia insegna che non esiste il delitto perfetto, ma solo indagini sbagliate e di questo ne è convinta anche la giornalista Raffaella Fanelli che ha scritto un libro sul giallo di Via Poma: Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni e di quali complicità ha goduto? Quali errori sono stati commessi nelle indagini? Da chi? E soprattutto, perché? La speranza è che si possa risolvere il cold case forse più misterioso e celebre della storia italiana.

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