HomeAperturaDi Maio nel Golfo, salta il "regalo" da 12 mila euro

Di Maio nel Golfo, salta il “regalo” da 12 mila euro

Si prospettano tempi duri per l’ex capo dei Cinque Stelle ed ex ministro Luigi Di Maio. Rimasto fuori dal Parlamento e senza un lavoro, Di Maio si era fiondato sull’opportunità di riuscire quasi ad ottenere un ruolo di Inviato speciale per conto dell’Unione Europea nel Golfo Persico. Una poltrona da 12 mila euro al mese più il passaporto diplomatico, l’immunità, rimborsi per un suo staff ed ulteriori benefit.

Su questa discussa nomina, proposta (o raccomandata, a seconda dei casi) dall’ex premier italiano Mario Draghi, si era però espresso negativamente il governo Meloni, poco dopo il proprio insediamento a Palazzo Chigi, e lo ha detto chiaramente a Bruxelles il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, successore di Di Maio alla Farnesina. All’attuale esecutivo il nome di Di Maio non piace, non è gradito e così l’incarico a Di Maio è stato congelato.

Adesso la nomina di Di Maio rischia di tramontare una volta per tutte e all’orizzonte si affaccia la beffa che metterebbe una pietra tombale sull’ambizione del fondatore di Impegno Civico. “Giggino” è ricomparso al forum di Davos, dove è stato invitato in qualità di “amico dell’Ucraina” ma deve fare i conti con le perplessità dell’Europarlamento, molto restio ad incaricare un italiano dopo la scandalo Qatargate. In sostanza, Di Maio non ha nulla a che vedere con la vicenda Qatar ma pagherebbe lo scotto della volontà attuale dei vertici UE di non incaricare un politico italiano, una valutazione dettata da motivi di “opportunità”. Le dinamiche che hanno portato all’arresto dell’ex eurodeputato di sinistra Antonio Panzeri e, insieme a lui dell’ex vicepresidente socialista del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili, hanno sollevato un polverone e altre figure politiche nell’inchiesta potrebbero ancora emergere. Per questo, alla fine l’Europarlamento si starebbe orientando verso la scelta di fare un passo indietro sull’istituzione di questa nuova figura che avrebbe il compito di interfacciarsi proprio al Qatar, Paese coinvolto direttamente nello scandalo in oggetto.

Di Maio, con la sua partecipazione al World Economic Forum di Davos, non avrebbe ancora mollato la presa e starebbe riprovando a tessere la tela dei rapporti e delle possibili “benedizioni” politiche necessarie per sbloccare la procedura e per ottenere l’incarico.

Non si comprende quali competenze specifiche possa mai vantare il buon Di Maio per arrivare ad un incarico di “inviato speciale” che “infiamma” la politica ma soprattutto indigna gli italiani. Inutile e inopportuna sembra l’assegnazione di una mega-poltrona di consolazione (e che consolazione…) per un parlamentare che, in attesa del futuro vitalizio, è rimasto fuori dal Parlamento, bocciato alle urne nonostante la “ciambella di salvataggio” che gli era stata lanciata dal Partito Democratico.

Le prossime settimane saranno decisive. Intanto per “Giggino ‘a cartelletta” la strada è tutta in salita e il regalo da 12 mila euro rischia di saltare definitivamente.

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