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Un anno di Meloni al governo: due cose buone e la svolta che non c’è

E’ trascorso un anno dalle elezioni che il 25 settembre hanno consegnato il Paese al centrodestra dopo 11 anni di governi di palazzo non votati dai cittadini. Giorgia Meloni è diventata la prima donna premier nella storia della Repubblica ed è arrivata a Palazzo Chigi con un netto consenso e una leadership mai in discussione, perché Fratelli d’Italia è diventato il primo partito, e gli alleati fanno contorno: la Lega è scesa sotto il 10% e Forza Italia vivacchia. Nel frattempo se n’è andato Silvio Berlusconi e la scomparsa del Cavaliere ha consegnato, ancor più a piene mani, il centrodestra e il governo nelle mani di Giorgia Meloni. Un tempo si usava l’espressione “un uomo solo al comando”, oggi in Italia c’è una donna invece, da sola, alla guida del Paese.

I problemi da affrontare – va detto in premessa – erano e rimangono tantissimi, c’è uno Stato che andrebbe riformato e rivisitato da cima a fondo, sotto innumerevoli aspetti e 12 mesi non possono bastare a nessun comune mortale per ribaltare la situazione e per fare ciò che non è stato fatto in precedenza o che – peggio ancora – è stato fatto male.

Tuttavia il primo anno di governo Meloni, in buona sostanza, è stato abbastanza deludente. Si va avanti secondo il copione della solita contrapposizione politica, con il governo che fa la sua parte e rivendica “miracoli” che in realtà non ci sono, l’opposizione che contesta a prescindere. Il punto è che in questo momento c’è una maggioranza forte nei numeri ma senza muscoli in Europa e agli occhi del mondo, e dall’altra parte un’opposizione che pensa di riaccreditarsi agli occhi degli italiani, facendo la “guerra” di posizione, su tutto e con una retorica ampiamente vista, a chi in questo momento è ai comandi del Paese.

Meloni ha avuto il merito, perlomeno il coraggio, di fermare l’ingranaggio del reddito di cittadinanza che aveva permesso a tanti, troppi, nullafacenti di vivere alle spalle dello Stato. E poi c’è stata anche l’abolizione del bonus, altra legge che ha consentito a parecchi (che i soldi li avevano eccome) di ammodernare la propria abitazione senza spendere un solo euro e di fregare quelli che alla fine non hanno avuto accesso ai fondi, che non erano più disponibili perchè spesi per la gran parte dai soliti furbi.

I meriti della Meloni, però, si fermano qui. Giorgia ci mette buona volontà e impegno, al suo fianco emerge però la pochezza di una larga parte dei dirigenti di Fratelli d’Italia, bravi nell’occupare tutte le poltrone possibili ma che non hanno la stoffa per cambiare il Paese. Per il resto emergono le criticità, a partire dalla debolezza che sta mostrando la premier e l’esecutivo sull’emergenza dei migranti. La Meloni si era illusa di risolvere il problema portando a Lampedusa Ursula Von der Leyen ma non è cambiato nulla, gli sbarchi non si fermano, l’Europa se ne infischia dell’Italia perché attorno a questa gente disperata c’è un business e troppi interessi economici che hanno la meglio persino su elementi che dovrebbero essere prioritari come l’umanità e il valore di ogni vita umana. “L’Italia non diventerà il campo profughi dell’Europa” tuona Meloni (e il solito Salvini a ruota), peccato che lo sia già diventata da un pò. Gli slogan e gli annunci non hanno mai dato alcun risultato. Chiacchiere che se le porta via il vento e la solita propaganda di cui gli italiani ne hanno le scatole ampiamente piene.

E le tasse? Non si è ancora compresa la strategia di un governo che dice una cosa e ne fa un’altra, la pressione fiscale sugli italiani era e rimane alta, la più alta in Europa.

In altre stagioni della politica italiana la Meloni al governo sarebbe durata forse un paio di mesi ma in questo caso la prospettiva è più ampia, anche a fronte di risultati non esaltanti. La maggioranza non ha più nemmeno la “spina” di Berlusconi, che alla lunga poteva creare qualche difficoltà alla premier, l’opposizione si regge sul Pd che una segretaria, Elly Schlein, sulla quale pende già l’avviso di sfratto dopo le Europee, il M5S c’è Giuseppe Conte che ha già guidato due governi, poi gli inaffidabili Carlo Calenda e Matteo Renzi, con quest’ultimo che non ha più consensi nel Paese ma è comunque il politico più furbo rimasto sulla scena italiana.

Il governo Meloni viaggia a velocità da crociera, non corre e non entusiasma, è una delusione per quelli che si aspettavano chissà cosa, eppure questo esecutivo e l’attuale primo ministro rischiano di durare perché non c’è nemmeno un’alternativa all’orizzonte.

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