HomeEditorialiRe Giorgio se ne va: rispetto ma niente beatificazione

Re Giorgio se ne va: rispetto ma niente beatificazione

La notizia della morte dell’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, occupa in queste ore un posto di primo piano nell’informazione italiana. Se n’è andato un ex Capo dello Stato, il primo tra l’altro ad aver guidato per due volte consecutive il Quirinale, ed è giusto e doveroso evidenziare questa scomparsa ma, a dispetto della narrazione distorta che sta accompagnando questa scomparsa, Napolitano si consegna alla storia con una parabola politica fatta di molte più ombre che luci. Rispetto per una vita che finisce ma non ci può essere esaltazione e revisionismo nemmeno di circostanza per un protagonista della vita politica italiana che è stato al centro di pagine molto discutibili.

Noi consideriamo pienamente condivisibili l’approfondimento di Angelo Forgione, giornalista e storico-meridionalista che ha così commentato l’addio a Napolitano.

Cordoglio della politica per la scomparsa di Giorgio Napolitano, Presidente emerito della Repubblica che al Quirinale non è stato garante degli italiani ma degli interessi della tecnocrazia finanziaria europea, cui ha svenduto il Paese. Lungo l’elenco delle manomissioni della Costituzione e del suo ruolo durante la sua “monarchia repubblicana”. Ha nominato tre presidenti del Consiglio motu proprio (Monti, Letta, Renzi) per tre governi non al servizio della Repubblica ma di un preciso obiettivo sovranazionale. Ha firmato una serie di leggi inique e decreti che sono stati annullati dalla Consulta perché evidentemente non costituzionali. Si è reso protagonista della richiesta al C.S.M. della distruzione di scottanti intercettazioni con Mancino intercettate dalla Procura di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia”.

“Ha intimato a Berlusconi – continua Forgione – di avallare i bombardamenti Nato sulla Libia di Gheddafi. Ha dato il “via libera” al Lodo Alfano, lo scudo penale per le quattro più alte cariche dello Stato. Ha condotto i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con una retorica stomachevole, rendendo persino omaggio alla tomba di Vittorio Emanuele II. Non ha mai sollecitato delle politiche di riduzione del divario tra Nord e Sud del Paese”.

“Nel 1997, da Ministro degli Interni – conclude Forgione -, Napolitano ha fatto secretare le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sul sotterramento di rifiuti tossici in Campania, e da Presidente ha taciuto sulla Terra dei Fuochi, lasciando senza risposte le mamme orfane dei loro figli, prendendosi l’etichetta di “assassino” dai napoletani. Niente beatificazione. Condoglianze alla famiglia”.

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