HomeEditoriali"Le bimbe di Turetta", spunta il gruppo choc: l'Italia è persa

“Le bimbe di Turetta”, spunta il gruppo choc: l’Italia è persa

L’Italia si conferma un paese con una scarsa capacità di affrontare le gravi emergenze sociali e poche speranze di riuscire a debellare fenomeni. Verrebbe dare dire che siamo un Paese perso e bisogna avere l’onestà intellettuale di pensarlo e dirlo, sulla base di una piena consapevolezza della realtà. L’ennesimo esempio? Eccolo.

Sui social è apparso, infatti, un gruppo facebook che si chiama “Le bimbe di Filippo Turetta”. Qualcuno ha pensato di creare un gruppo che si permette di scherzare sul dramma di una ragazza, Giulia Cecchettin, rapita, massacrata a coltellata, lasciata dissanguata e buttata in un canalone, così strappata alla vita all’età di 22 anni dal suo ex fidanzato Filippo Turetta.

E allora diventa inevitabile chiedersi come vorrebbe esattamente salvare le altre donne un’Italia che da giorni si limita a filosofeggiare e chiacchierare nelle tv, sui giornali e nei vari dibattiti, con una sterile e retorica veglia funebre mediatica della vittima. Tante parole di dispiacere, anche sincere, ma nulla di veramente incisivo per rispondere alla furia delinquenziale delle bestie che picchiano, violentano e ammazzano. Si parla della qualsiasi cosa per non avere il coraggio di mettere in atto la sola e unica iniziativa di cui c’è bisogno intanto, subito e senza alcun distinguo: andare in Parlamento e fare una legge straordinaria che disponga il carcere a vita per il reato di femminicidio.

La politica è come il medico che studia mentre il paziente muore. Pontifica, fa la morale ma non ha gli attributi di dare una sterzata per arginare la violenza di genere. Maggioranza e opposizioni parlamentari si limitano ad insistere su fesserie come il braccialetto che non salvano la vita alle donne in pericolo, si va a circumnavigare il problema anziché prendere il toro per le corna. Si preferiscono i palliativi che non fermano questo bagno di sangue e chissà dopo Giulia a quante altre donne toccherà lo stesso tragico destino. E vedremo le solite facce di bronzo di quelli che verseranno fiumi di lacrime di coccodrillo.

Ah già, la soluzione c’è: andiamo nelle scuole ad insegnare l’educazione ai giovani: ma quale sarebbe l’educazione di cui parliamo? Ci illudiamo di sconfiggere la violenza di genere mentre c’è chi prende lo smartphone e crea indisturbato e ridente un gruppo facebook per prendersi gioco di un orrendo episodio di femminicidio. Non servono altre parole, ne basta e avanza soltanto una: vergogna.

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