HomeEditorialiHa ragione Darmanin: siamo al fallimento generale della nostra società

Ha ragione Darmanin: siamo al fallimento generale della nostra società

La Francia non è mai stata un esempio su tanti fronti e anche con l’Italia si assiste ormai da anni a una lunga serie di schermaglie, non soltanto con il suo presidente Emmanuel Macron ma anche con altre figure come il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che qualche tempo fa è stato protagonista di un’aspra polemica sui migranti con il governo italiano. Darmanin divenne il detonatore del grande gelo politico asserendo: “La signora Meloni, primo ministro italiano di estrema destra, scelta tra gli amici di Marine Le Pen, è incapace di gestire i problemi migratori per i quali è stata eletta”. Eppure, per una volta, Darmanin lancia un monito decisamente condivisibile che dovrebbe rappresentare uno spunto di riflessione per tanti se non per tutti.

Proprio in Francia si è verificato nelle scorse ore un terrificante episodio di violenza giovanile in Francia, a Crépol, in un piccolo villaggio poco lontano da Grenoble, dove un gruppo di ragazzi ha assaltato una festa di paese, accoltellando i partecipanti e provocando 20 feriti e la morte di un 16enne. Questa sconvolgente aggressione va di pari passo con l’emergenza del femminicidio che sta sconvolgendo l’Italia ed è ormai caratterizzata da un’escalation di brutalità senza tregua. Il comune denominatore di queste vicende è la violenza verso gli altri, con il disprezzo totale del rispetto della vita.

Il ministro dell’Interno francese ha parlato di un “fallimento generale della nostra società” e del bisogno di “ristabilire l’autorità ovunque”. E ha evidentemente ragione. La società del Terzo Millennio è di fronte ad una evidente realtà: una crisi profonda di valori e un fallimento totale nei comportamenti.

Si continua a fare finta di nulla nonostante ci sia un problema colossale, grande quanto una casa, a tutte le latitudini. Il fallimento dei giovani è quello dei genitori, in una compartecipazione di colpe e di responsabilità che va di pari passo. In una famiglia, d’altronde, non sempre ma molto spesso i figli non “funzionano” se i primi a non “funzionare” sono i genitori. L’esplosione devastante di violenza e di comportamenti deviati è stata acuita dalle dinamiche di una società che ha messo da parte elementi come il dialogo, il confronto e l’altruismo lo ha sostituito con la cultura esasperata dell’egocentrismo, che poi si traduce nella pretesa di governare il mondo esterno sulla base dei propri comportamenti, imponendoli anche mediante la violenza verbale e fisica.

Il rispetto che dovrebbe rappresentare la stella polare dei rapporti umani è diventato un optional, un interruttore da accendere o spegnere a convenienza.

Nella piramide sociale, la violenza giovanile, il femminicidio ma in fondo anche, a più alti livelli, la gestione del potere che contempla l’uso delle armi con le guerre, sono tutte facce della stessa medaglia. E’ la parabola dell’autodistruzione, coniugata con il marchio globale della follia e inesorabilmente imboccata da una società che se ne frega di darsi una frenata e non fa autocritica, va avanti per la sua strada. Ci si limita ad un pò di falsa retorica ma nulla cambia. Si prosegue sulla strada del fallimento generale, senza comprendere che, così facendo, verrà il tempo del dover pagare tutti il conto di questo impazzimento quotidiano. Arriverà il punto di non ritorno. O forse ci siamo già arrivati ma pare che nessuno se ne sia accorto.

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