Se il buongiorno si vede dal mattino, è già notte fonda per il Partito Democratico targato Schlein e più in generale per il centrosinistra a trazione Schlein. Il nuovo segretario del PD si preoccupa di difendere gli imbrattatori eco-teppisti di Ultima Generazione, si danna l’anima su temi che non sono esattamente priorità nel Paese e i primi risultati sono impietosi. L’effetto Schlein c’è, si vede già ma non è esattamente quello che si attendevano i suoi elettori.
Con tutte le 1.360 sezioni scrutinate il governatore leghista Massiilano Fedriga è stato rieletto alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia con 314.826 voti, pari al 64,24% del totale dei votanti. Il candidato del centrosinistra Massimo Moretuzzo si è fermato al 28,37%,. L’esito del voto in Friuli racconta un distacco abissale nei numeri e nella sostanza ma soprattutto appare un segnale chiaro al neosegretario dei democratici: se pensa di rappresentare l’alternativa alla Meloni e al centrodestra nella modalità e nei contenuti della sua prima fase di segreteria, allora ha possibilità vicino allo zero di ribaltare il risultato delle Politiche del 25 settembre 2022.
Enrico Letta è stato un disastro ma il suo successore rischia addirittura di fare peggio e in poche settimane si è già inimicata una larga parte del suo stesso partito, e anziché unirlo lo sta spaccando. Schlein ha imboccato la strada della sfida impossibile che porta a far rimpiangere quel predecessore collezionista di insuccessi che era stato ribattezzato “prof. Sventura”
Non a caso erano (e sono) in molti a pensare che Stefano Bonaccini avrebbe potuto rappresentare una figura molto più autorevole, credibile e competitiva per il rilancio del Pd e del centrosinistra. Se le premesse sono queste e si inquadrano in quella che di solito viene definita la “luna di miele”, non è esattamente confortante la prospettiva politica per colei che si è aggiudicata le primarie e che aveva sconfitto Bonaccini a dispetto dei pronostici. Alle primarie del Pd, per come sono concepite, si possono anche trovare gli artifizi per ribaltare le previsioni, alle elezioni – quelle vere – invece è un’altra storia e puntualmente la Schlein ha incassato la prima batosta. Non è con il moralismo da salotto e la retorica della contrapposizione su tutto a prescindere che si costruisce un’alternativa nel Paese.
Schlein è già ad un bivio: o fa un bagno di umiltà e dà una sterzata cambiando l’agenda politica e l’approccio alla gente, provando ad interpretare le reali problematiche degli italiani, o la sua segreteria è destinata a naufragare da qui a un paio di mesi. E di questo passo la Meloni rischia di restare comodamente al governo per i prossimi 10 anni.