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Taormina verso un 2023 da boom: la bellezza se ne infischia del paesanismo

Esplorando i meandri della Rete si ha sempre di più la sensazione o la consapevolezza della gran fatica che Taormina e i suoi taorminesi (ed in molti casi i “trapiantati” tali) fanno a mettere da parte lo spirito divisivo che li pervade, forse insito nel dna locale, e che alla fine della fiera non porta niente di buono. A tre mesi dal voto delle Comunali, regna un misto di convenienza e cecità, ci si dà battaglia brandendo le tastiere, a suon di teoremi e minchiate a profusione su chi è più bravo o più scarso. Su chi ha amministrato bene e chi male. Come se il mondo e Taormina stessa cominciasse a Palazzo dei Giurati e finisse tra le due porte di Corso Umberto, passando ovviamente per la palude dei letamai social.

Ma la realtà è poi diversa dalla narrazione e per fortuna racconta anche altro. In un luogo dove la politica si è fatta più piccola dell’omino Michelin, e nell’ultimo anno ha dato prova del perché il Comune più ricco della Sicilia sia arrivato al dissesto, ci si può consolare con il turismo che ha ripreso a viaggiare spedito e corre come un treno. Il biennio tremendo della pandemia è alle spalle, il 2022 è stato l’anno della ripresa, il 2023 promette un trend ancora più forte, verso un boom che non è più il solito slogan ma un fatto tangibile nelle prenotazioni degli addetti ai lavori. E turismo a Taormina (e dintorni) significa vita per migliaia di persone, famiglie, imprese, lavoratori.

Il turismo a Taormina fa registrare prenotazioni in crescita e promette una stagione che potrebbe realisticamente portare persino al record di presenze della città. Il turismo, soprattutto e per fortuna, se ne infischia di una classe dirigente che non sa valorizzare le straordinarie potenzialità del territorio. La bellezza di Taormina, immortale e prepotente, fa da sola e – menomale – se ne infischia e compensa la mediocrità umana, che – per intenderci – vale a tutti i livelli e non è soltanto quella del Comune piuttosto che della Regione Sicilia, dove il turismo è stato gestito da diversi anni a questa parte come il giocattolo di comodo della confraternita meloniana di catanesi, palermitani e messinesi vari.

Prova ne è l’effetto The White Lotus, la fortunata serie tv che ha semplicemente mostrato all’America luoghi, panorami e scorci di Taormina, facendo innamorare la gente e determinando un’impennata di presenze che hanno già portato il mercato americano ad essere il primo in assoluto da queste parti.

E’ qui tutto quello che conta, il resto è poesia di periferia. Compresi i paragoni ormai inutili tra la Taormina di ieri e di oggi, che sorridono impietosamente al passato. L’uomo ci mette di suo per fare meglio o peggio ma esiste anche il tempo e, per essere chiari, contro il tempo si può ben poco. Esso cambia le persone e le cose in un modo non reversibile né controllabile. E da queste parti è cambiata, prima ancora della classe politica, anche e soprattutto la comunità, che un tempo era tale nel modo di pensare e relazionarsi, nel vivere in sintonia, mentre oggi è un egocentrico agglomerato di persone che pensano molto spesso a se stesse, tra individualismo e antagonismo, e non si spendono per la collettività. O perlomeno non abbastanza.

L’oggi è diverso da ieri. Altrimenti dovremmo pensare che siamo passati dall’età dell’oro a quella del ferro. Taormina, sia detto per inciso, è pressoché immobile e inchiodata allo stesso punto da alcuni decenni sotto tanti punti di vista. Ma siamo dentro la dimensione di un oggi irreversibilmente diverso da ciò che molti delle più anziane generazioni hanno in mente, reduci dalle proprie giovinezze che ritengono (giustamente) irripetibili.

Il punto apicale della questione è che la bellezza di Taormina, grazie a Dio, resiste alle altalenanti azioni umane, valica le stagioni della vita e conquista il mondo a prescindere da tutto e da tutti.

E anziché perdere tempo a scannarsi nelle beghe della politica locale e delle faide social, bisognerà pur comprenderlo prima o poi che la vera differenza potrebbe invece farla il cambio di mentalità di una comunità zavorrata dall’esser sempre prodiga di veleni, rancori e invidie. Arriverà il tempo in cui si uscirà dal paesanismo più retrogrado del fatto personale, che magari si inchinerà alla bellezza cosmopolita di Taormina? Si tornerà ad accompagnare tutti – ciascuno col proprio apporto – Taormina a far meglio e raggiungere traguardi ancora più importanti? Chissà. Quello slancio sì che potrebbe contare per la città ed esaltarla assai più dell’alternanza degli inquilini del palazzo municipale e del clientelismo spicciolo e della precarietà che queste sterili dinamiche hanno implicato puntualmente.

In questo limbo di vaga astrazione in cui la città galleggia ormai da 30 anni la divaricazione tra realtà e narrazione è sempre più netta. Ci può anche stare che siano due cose diverse ma a Taormina la distanza si è fatta in tanti casi abissale.

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