HomePoliticaPatrimonio Taormina: 300 mln gestiti come la bancarella del torrone

Patrimonio Taormina: 300 mln gestiti come la bancarella del torrone

l'ex circolo del forestiero di Taormina

TAORMINA – Nel momento in cui il Comune di Taormina sceglie la strada coraggiosa (o azzardata, a seconda dei punti di vista) della gestione complessiva in house dei “gioielli” di famiglia, la città si avvia verso un 2024 che comincerà ad essere subito un banco di prova per capire se realmente si andrà ad invertire o altrimenti proseguire il trend di lunga data del disastro totale che ha accompagnato la gestione del patrimonio comunale.

La realtà si commenta da sola e potrebbe bastare una valutazione forse brutale ma oggettiva: il patrimonio di questo Comune è stato gestito negli ultimi 30 anni come fosse una bancarella del torrone. I beni pubblici, stando ad una stima di qualche anno fa ammontano a circa 300 milioni di euro (289 milioni vennero valutati, per esattezza, a suo tempo) ma la maggior parte sono ormai andati a ramengo, ridotti in una condizione di vergogna conclamata. La politica si è fatta persino irretire dai privati che hanno fatto il bello e cattivo tempo e, nel frattempo, si è depauperato un numero impressionante di edifici.

Il Capalc è la “madre” di tutti i masochismi paesani. Poteva e doveva essere un valore aggiunto per la città, invece è un monumento all’inadeguatezza di quelli che hanno governato Taormina, un “cimitero” che difficilmente potrà essere riportato in attività. L’ex scuola convitto albergo è stata depredata e spogliata di tutto. Si parla ora della futura realizzazione di un polo scolastico ma anche questa idea rischia di abortire sul nascere. Servirebbe un grosso investimento e un insieme di condizioni che ad oggi non ci sono per resuscitare un immobile che valeva (carte alla mano) 22 milioni e rischia di non valere più nulla. Anche Rfi ha rifiutato di farsi……perché a vedere in com’è ridotto c’è da farsi prima il segno della croce e poi chiedersi come sia stata talmente scarsa la politica taorminese da confezionare la rappresentazione perfetta di uno scempio totale.

Peggio ancora l’ex circolo del forestiero, ubicato sotto la centralissima piazza IX Aprile. Poteva rappresentare, anche questo bene, un valore aggiunto per la città e invece molti taorminesi nemmeno si ricordano più com’è fatto, è chiuso dai primi Anni Novanta. Rimane all’occhio della gente l’immagine di una facciata scrostata, che “sporca” la cartolina del belvedere della città (assieme alla cementificazione selvaggia a monte della baia di Villagonia). Anche qui servirebbe una somma importante per riportare in funzione l’immobile e non si sa ad oggi nemmeno quale sia l’intendimento sulla destinazione d’uso.

E dal 2017 è sceso il sipario sulla ormai ex piscina comunale, abbandonata al suo destino senza che ad oggi vi sia uno straccio di prospettiva di rilancio all’orizzonte. Altrove, ovunque, si verifica una chiusura che ci può anche stare ma poi il giorno dopo si riparte, si volta pagina e si lavora per aprire un nuovo percorso di rifunzionalizzazione del bene. A Taormina la piscina è un esempio di ciò che è accaduto su tanti fronti: si molla tutto con disinvoltura e tra mille scuse lo si consegna a piene mani all’incuria e ai vandali, tirando lo sciacquone sui soldi spesi in precedenza per costruire quella struttura. Così un piano di recupero che in un primo momento può costare cifre abbordabili diventa, in pochi anni, una montagna insormontabile.

E le scuole? Nei giorni scorsi abbiamo parlato del caso eclatante della “Vittorino da Feltre e lo abbiamo fatto senza giri di parole, con la curiosità di vedere cosa accadrà da quelle parti e con la consapevolezza che l’esecutivo in carica avrà per le mani situazioni assai spinose come questa (ed altre) e ad un certo punto non basterà più la liturgia del rievocare i disastri del passato. E’ chiaro che serve tempo ma il momento delle scelte si avvicina e sul quel terreno si capirà se ci sarà o meno un cambio di passo.

La storia più o meno recente del patrimonio comunale di Taormina, intanto, è un pianto greco in salsa sicula. E’ una narrazione desolante, fatta di edifici lasciati sprofondare nel baratro. Andati in malore, in centro come nelle frazioni, con qualche rattoppo periodico a corredo e gli affitti sul groppone a zavorrare le casse del palazzo municipale mentre – di contro – i privati non pagavano le locazioni al Comune.

Nel 2024 a Trappitello verrà smontata l’ormai ex delegazione municipale che diventerà sede della scuola dell’infanzia (al momento “parcheggiata” in un edificio privato in Via Leoncavallo): una scelta per alcuni versi obbligata, anche se il rischio assai concreto è quello di ingolfare poi ulteriormente la viabilità di Via Francavilla (SS185).

Dulcis in fundo c’è pure Badia Vecchia, altra eterna incompiuta di cui parleremo con una riflessione a parte nei prossimi giorni e che scatena polemiche in questa fase per la prevista vendita da parte del Comune al Parco di Naxos-Taormina, a quanto pare destinata a compiersi nel 2024.

Quanti altri esempi si potrebbero fare. E non vorremmo che faccia la stessa infausta fine l’eredità lasciata al Comune di Taormina, qualche mese fa, dal prof. Salvatore Galeano, che nelle sue volontà testamentarie ha nominato erede il Comune di Taormina di un bene immobile (una pensione) sita a Spisone e di depositi bancari in titoli, azioni, assicurazioni. Il tutto per l’ammontare di circa 4 milioni di euro.

Nel frattempo il sospetto inevitabile è che gente come il Cavaliere Zuccaro si sia messa già da un pò, lassù, le mani nei capelli, al cospetto di tanta generosità verso il territorio vanificata e mortificata da almeno due generazioni di amministratori non all’altezza della situazione. E’ la lunga parabola impietosa di una città, dove beni di assoluto valore avrebbero potuto portare uno straordinario indotto economico per le casse comunali e supportare lo sviluppo del tessuto turistico e commerciale, ma soprattutto potevano rappresentare uno strumento in grado di creare reali opportunità occupazionali. Invece un’azienda da 300 milioni di euro è stata portata avanti con una indefinibile approssimazione e una tale spirale degradante che meriterebbe uno speciale sul National Geographic. Al capitolo “Taormina, l’era glaciale del patrimonio comunale”.

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