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Vittorino da Feltre, 20 anni di follia ma il finale sarà peggio? Risolviamola così

TAORMINA – Che fine farà l’ormai ex scuola Vittorino da Feltre di Taormina? In questo momento una risposta certa e definitiva non c’è, tanti interrogativi sicuramente sì. Al crepuscolo dei canonici 6 mesi di “luna di miele” con la città della nuova Amministrazione, ora arriva il tempo delle scelte vere, quelle valutazioni strategiche che segneranno la linea di confine tra passato, presente e futuro. Il destino della vecchia scuola elementare, a suo modo, è uno di quegli appuntamenti dove si approderà ad un bivio.

VENTENNIO HORROR. La storia è nota. Per i pochi che ancora non la conoscono sintetizziamola così. Nell’ottobre 2004 l’allora scuola elementare viene dichiarata inagibile, non in linea sulla normativa anti-sismica e da allora chiuderà per sempre. E’ un pò come il paziente che telefona al medico, che gli prescrive un paio di giorni in casa per una banale influenza: alla fine, però, il malcapitato, vittima della sindrome dell’orologiaio matto, rimarrà murato tra le mura domestiche per l’eternità. Ed è quello che idealmente è successo a questa scuola dove sono cresciute intere generazioni di taorminesi, che sembrava soffrire qualche problema risolvibile e invece ha chiuso i battenti per sempre. Nel 2018 era arrivato al Comune di Taormina un finanziamento, i lavori sono partiti due anni più tardi ma si sono fermati pochi mesi dopo, nel frattempo c’è stato anche un crollo parziale di una parte della struttura. Si è posto così il problema di rivedere il quadro delle opere previste e nel frattempo il finanziamento non basta più. Le somme, in sostanza, non sono più capienti e si ripete il copione che anni fa aveva interessato pure la scuola media, dove anche lì era arrivato un contributo dalla Regione, il cantiere venne avviato ma neanche pochi giorni dopo è scattato lo stop e i soldi sono stati rimandati a Palermo. E così avverrà pure stavolta.

ESTREMA UNZIONE. Con deliberazione di Giunta comunale del 16/10/2023 è arrivato il de profundis per l’iter dei “Lavori di ristrutturazione e manutenzione straordinaria per l’adeguamento alle norme vigenti in materia di agibilità, sicurezza delle strutture e degli impianti, igiene ed eliminazione delle barriere architettoniche, nel plesso scolastico “Vittorino da Feltre”, ed è stato approvato il verbale del 22.09.2023 e la contestuale rinuncia al finanziamento. Con questa presa d’atto è stata data l’estrema unzione all’eventualità di un ritorno in attività dell’edificio nuovamente come scuola. Fine delle trasmissioni, la messa è finita, andate in pace.

7 MILA GIORNI DI NIENTE. Ad oggi è stata dichiarata la morte cerebrale della “Vittorino da Feltre”. Si è chiuso così il cerchio su 20 anni di follia totale della politica taorminese, un rebus irrisolto che attraversa 6 sindaci ed altrettante amministrazioni, 2 commissari regionali, 112 consiglieri comunali e una quarantina di assessori che dal 2004 al 2023 non sono riusciti a far riaprire una scuola. Un gestione di questa situazione da museo degli errori o orrori, fate voi. Roba da farci una serie su Netflix dal titolo “Vittorino, la riapertura impossibile”, o magari mandare tutta la classe politica taorminese a fare un corso di amministrazione della cosa pubblica a Gallarate. Ovviamente, dopo 7 mila giorni di inconcludenza, non serve la polemica paesana sulle responsabilità e va evitato lo sport preferito dai taorminesi, il giochino “è stato lui, io non c’entro, io volevo, lui non me l’ha permesso”. Sterili strepiti che il vento si porta via nell’infinito, verso galassie lontane. Diciamolo con estrema franchezza che Taormina è uno di quei bei posti che ti affascina pure perché qui tutti ti fanno credere di essere bravi in tutto, poi li conosci meglio e si rivelano assai più abili nel non concludere niente.

CERINO IN MANO. Il tempo fa il suo corso e non risparmia nessuno. Ora “il cerino” sulla “Vittorino da Feltre” è tra le mani dell’attuale Amministrazione: o si trova una dignitosa soluzione risolutiva e si prova almeno a salvare il salvabile o anche l’attuale governo finisce per iscriversi, per forza di cose, nell’albero genealogico della frittata ventennale.

RUMORS. Se ne dicono tante in città e anche nel palazzo sul prossimo capitolo. Nel valzer di voci e di ipotesi c’è chi sostiene che la “Vittorino da Feltre” diventerà un parcheggio di quartiere (peccato che la Via Cappuccini e tutta l’area attorno abbia un’unica strada di entrata e uscita e sarebbe, insomma, una fesseria colossale), c’è chi si dice pronto a scommettere sulla messa in vendita in modalità Badia Vecchia e La Giara (con l’investimento poi di quelle somme per provare a riportare in vita l’ancora più “cadaverico” Capalc e fare lì un polo scolastico).

DI TUTTO, DI PIU’. Attenzione perché lo scenario è fluido, si direbbe in questi casi. Da queste parti, d’altronde, si sono viste cose che al confronto farebbero diventare l’impavido Ethan Hunt di Mission Impossible un dilettante allo sbaraglio, è andata in scena la fiera del “di tutto e di più” e non dimentichiamoci che siamo la capitale del turismo con un Prg (oggi Pug) del mesozoico 1976 (anzi degli Anni Sessanta). Per intenderci siamo una cittadina dove si è evitato di aggiornare un piano urbanistico, con un tacito patto intergenerazionale del mattone che ha consentito a chiunque di costruire dovunque, alla faccia della tutela dell’ambiente e con tanti saluti al paesaggio. Sulle ceneri della “Vittorino da Feltre” nascerà un altro albergo o magari un bel pò di appartamenti da consegnare (ovviamente) a gente di fuori paese?

DEMOCRAZIA PARTECIPATA. Vedremo come andrà a finire questa lunga storia che ha evidenziato un gestionismo condominiale della cosa pubblica e non è esente la comunità locale, che ha accompagnato lo scempio perimetrando la sua reazione sul tema al furore inconcludente dei soliti leoni da tastiera. Noi un’idea semplice e pratica la lanciamo al palazzo. Logica e lungimiranza vorrebbero che la “Vittorino da Feltre” o quel che ne sarà, venga ristrutturata con un progetto che scaturisca da una prospettiva condivisa, magari con il Comune che potrebbe formulare tre o quattro ipotesi di destinazione d’uso. Si potrebbe chiedere ai taorminesi di esprimersi con una forma di democrazia partecipata. La gente potrebbe dire la sua e si alzerebbe il livello della partecipazione, oltre le chiacchiere da bar e le perculazioni social.

Incombe l’epilogo di questa lunga corsa all’indietro e per uscire dalle tenebre serve una scelta coraggiosa e a vantaggio della collettività, non le solite “gattopardate”. E’ una di quelle cose sulle quali ora si comincia ad osservare la situazione. Per dirla alla Goethe: senza fretta ma senza tregua.

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