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Meloni ha tradito il Sud: l’Autonomia è l’estrema unzione all’Italia mai unita

Il dado è tratto. Il via libera del governo di Giorgia Meloni al ddl leghista sull’Autonomia differenziata – più precisamente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” – sancisce una delle pagine più buie dell’Italia annessa e mai unita, una questione irrisolta che va avanti ormai dal 1861 con il reiterato tentativo del Nord di avvantaggiarsi e del Sud costretto ad arrancare in un gap mail colmato e che è destinato a questo punto ad aggravarsi.

Il disegno di legge approvato dal Cdm, di fatto, sancisce il tradimento morale prima ancora che politico, dopo 4 mesi dal voto, del premier Meloni al Mezzogiorno. Ed è un paradosso se pensiamo che a Palazzo Chigi c’è una romana della Garbatella, non una leghista del profondo Settentrione. Fratelli d’Italia perde la chance di consolidare il suo 30% di consensi e in uno slancio di masochismo politico si mette adesso contro le regioni del Sud con un provvedimento che avrà ripercussioni pesanti sul Paese e sul partito che lo guida. Per garantirsi una più lunga permanenza al governo, Meloni ha accontentato la Lega di Matteo Salvini, alleato in crisi, sprofondato all’8% di consensi e che tuttavia porta a casa una riforma deleteria per il Mezzogiorno, in grado di dare ossigeno al partito del Nord in vista delle elezioni Regionali. Non pervenuta e altrettanto supina anche Forza Italia, partito che vive ormai gli ultimi scampoli della stagione politica di Silvio Berlusconi e pur di restare aggrappata al palazzo ha acconsentito in CdM ad una legge truffa.

In questa “guerra di posizione” che si conclude a tarallucci e vino per conservare le poltrone, ne fa le spese il Paese e si va verso il quadro ancora più disastrato di un’Italia nella quale si evidenzieranno maggiori spaccature e divergenze e pochi punti d’incontro sulla direttrice Nord-Sud.

“Questo provvedimento dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola. Questo ha detto Giorgia Meloni dopo il varo del ddl sull’autonomia da parte del Cdm. Parole di una banalità imbarazzante. Sembra di ascoltare non il capo di un governo ma un rappresentante di condominio.

Lo avevamo detto che sarebbe stata la riforma della teoria della “locomotiva” e questa tesi l’ha candidamente confermata il leghista Roberto Calderoli, uno che oggi fa il Ministro per le Autonomie e ieri era in prima fila con Umberto Bossi nei raduni a Pontida della Lega che voleva la proclamazione dello Stato della Padania e la secessione Nord-Sud. Meloni a quel tempo forse era ancora alle scuole medie ma dovrebbe saperlo.

Ma leggete bene cosa dice Calderoli: “Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali”.

Dunque siamo un treno dove il Nord va a correre, col posto in prima fila, e il Sud deve starsene buono nell’ultima carrozza ad aspettare le briciole altrui. E’ l’Italia del traino, con un premier che forse non ha compreso la riforma di cui si parla o durante il CdM forse se ne stava a pettinare le bambole senza capire cosa si stava per compiere nel Paese di cui lei è primo ministro.

La riforma storica di cui parliamo prevede il residuo fiscale trattenuto dalla regioni (del Nord) a maggiore capacità fiscale e spacca pure il sistema sanitario con i contratti integrativi regionali per la Sanità, rendendo di fatto impossibili servizi paritari e uniformi per i cittadini, e spaccherebbe il sistema sanitario nazionale; per non parlare del ridimensionamento scolastico in un Paese dove la scuola negli ultimi 20 anni è già diventata una schifezza.

Il governo Meloni punta sull’esatto opposto di ciò che bisognava fare. La svolta doveva passare dalla capacità di investire al Sud (con ospedali, autostrade, ferrovie, aeroporti) per fare in modo che il Sud fosse in grado di raggiungere il Nord. Il lavoro e lo sviluppo al Sud dovrebbero essere la sola ricetta per togliere le catene ad interi territori lasciati nelle mani delle mafie, che poi tra l’altro se ne vanno al Nord ad investire i loro proventi. Invece si fa finta di non vedere il grande potenziale di un Sud che ha il turismo, l’agricoltura, beni archeologici, eccellenze nel cibo.

L’autonomia differenziata sancisce, in una buona sostanza, la secessione dei ricchi e mette il punto esclamativo – o dà l’estrema unzione, a seconda dei casi – alla finta Unità d’Italia dove il Sud è stato annesso e conquistato e mai unito realmente all’Italia. Una storia che i giovani non troveranno mai sui libri di storia a scuola perché la storia stessa la fanno i vincitori e che, tuttavia, rispetto a qualche decennio fa ora può essere conosciuta oltre la censura della storiografia ufficiale. Una storia nella quale centinaia di migliaia di persone del Sud sono scomparse, paesi interi sono stati rasi al suolo, con deportazioni e campi di concentramento, cittadini portati in lager come Finestrelle, poi torturati, fatti morire di stenti, fucilati e sciolti nella calce. Italiani prigionieri di altri italiani, dimenticati, cancellati dalla storia.

E adesso si torna lì dove tutto è iniziato, con una Italia divisa anche sulla carta, che si consegna ad un governo a trazione nordista nel quale un Premier eletto con numeri plebiscitari si è consegnato agli alleati che hanno l’8%.

E allora basta e avanza un commento e una faccia per rendere il senso di tutta questa vicenda. Un nome e cognome.

“È una bellissima notizia che fa di oggi una giornata storica. Oggi diamo corso alla volontà dei Padri costituenti che scrissero la Carta costituzionale in vigore dal ’48 e ai dettami della modifica del titolo quinto. Ma non è il traguardo di un percorso; è l’inizio. Si apre una grande sfida per questo Paese perché stiamo scrivendo una vera e propria pagina di storia”. Parole e musica del presidente del Veneto, Luca Zaia, dopo il voto in Consiglio dei ministri sul ddl attuativo dell’autonomia.

Zaia, se la Meloni non lo sa (o se fa finta di non saperlo) è lo stesso che ha pronunciato questo discorso di alto patriottismo che vi riproponiamo nel video sotto.

“C’è mezza Italia fatta di fannulloni e cialtroni che si mangia quello che l’Italia produce. Il Nord starebbe tranquillamente nell’Euro se non ci fosse il Sud. Abbiamo un problema Paese irrisolvibile, una palla al piede”. Occorre aggiungere altro?

Complimenti Meloni. Brava presidente. Il Sud le sarà grato. Adesso ci siamo convinti che questo governo, è proprio vero, non vuole un Sud di Serie B. Ma direttamente di Serie C. Al traino di qualche “governatore” acefalo che in realtà è molto più cialtrone di noi meridionali.

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