HomeEditorialiIl Re di Denaro è caduto: l'ultimo padrino catturato e tradito

Il Re di Denaro è caduto: l’ultimo padrino catturato e tradito

Dopo Totò Riina e Bernardo ora tocca a Matteo Messina Denaro. L’Italia si sveglia attonita e festante in un normale lunedì di metà gennaio che a sorpresa diventa una giornata storica. La notizia che fa il giro del mondo è quella della cattura dell’attuale Capo della Mafia, Messina Denaro, la primula rossa in fuga da ormai 30 anni. Lo hanno preso mentre si sottoponeva a controlli in una clinica privata e questo la dice lunga sulla rete di connivenze ad altissimi livelli della quale ha goduto sino ad oggi l’ultimo padrino di Cosa Nostra.

La premessa ad ogni discorso non può che essere un plauso senza se e senza ma all’apparato delle Forze dell’Ordine e alla magistratura che hanno messo le mani sul super-latitante con un’operazione che ha impegnato oltre 100 carabinieri, un blitz spettacolare dentro la clinica dove Messina Denaro era ricoverato e dove poi è finita la sua trentennale libertà abusiva.

Ma è chiaro che da una parte c’è la straordinaria azione posta in essere dallo Stato ma dall’altro c’è la consapevolezza diffusa che l’arresto di Messina Denaro sia avvenuto anche e soprattutto perché qualcuno ha “cantato” e ha deciso che il suo tempo fosse finito. E’ accaduto con Riina, è avvenuto con Provenzano e ora è successa presumibilmente la stessa cosa con Messina Denaro, fregato dall’impossibilità materiale di controllare al 100% il perimetro umano di quella cintura di protezione che ha alzato sino ad ora un muro invalicabile attorno a lui. In quella gabbia dorata si è aperto uno squarcio che cambia la storia e chiude il cerchio sulla latitanza del boss.

Messina Denaro va al gabbio, anche lui e un pezzo del merito di questo arresto spetta di diritto al coraggio dei siciliani perbene. La mafia non è ancora finita ma oggi è una di quelle giornate in cui Cosa Nostra ha subito un colpo quasi mortale. Ha vinto l’Italia, anzi nessuno si offenda se la correggiamo questa espressione: ha vinto la Sicilia libera, hanno vinto i siciliani onesti bollati per decenni nel mondo col marchio infamante dei mafiosi solo per la “colpa” di abitare in questa isola bella e maledetta. Alle vergogne spregevoli di quella criminalità migliaia di siciliani si sono opposti e hanno combattuto per aiutare lo Stato a sconfiggere il predominio soffocante della criminalità organizzata. La caduta del Re di Denaro non sana le ferite di una lunga stagione di sangue, stragi e barbarie di ogni genere, ma dimostra che non è stato vano il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Uomini straordinari e coraggiosi servitori dello Stato sono stati condannati a morte dalla Mafia e da una parte dello Stato stesso che era collusa col malaffare e ha protetto traffici e latitanze dei padrini del crimine.

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