HomePoliticaDal leaderismo ai compagni di viaggio: il bivio di De Luca

Dal leaderismo ai compagni di viaggio: il bivio di De Luca

De Luca lancia il progetto di Sud chiama Nord per le Europee e il sindaco di Taormina va alla sfida del 9 giugno imboccando la via maestra, che – strada facendo – è diventata una strada quasi obbligata, del patto con i movimenti civici per provare a rendere meno impervio il cammino che porta alla soglia di sbarramento del 4%. La due giorni dell’assemblea nazionale al Palacongressi si è chiusa oggi pomeriggio con l’intervento del sindaco di Taormina che ha ha svelato la strategia del “patto di libertà”, la chiamata ai movimenti che non hanno il simbolo e che, a differenza di Sud chiama Nord, dovrebbero quindi raccogliere le 180 mila firme necessarie per partecipare all’appuntamento delle Europee.

L’orizzonte politico tracciato da De Luca, di fatto, è perfettamente quello che avevamo anticipato il 21 febbraio scorso su TaorminaNews24 nel pezzo dal titolo “Europee ed oltre: il vero piano “diabolico” di De Luca”. Niente di più, niente di meno. I movimenti civici con i quali De Luca (supportato dalla rete di contatti dell’ex viceministro Laura Castelli) si è mosso, ora sono stati chiamati a presentarsi alla ratifica degli accordi a Roma. Molto in ottica Bruxelles dipenderà, evidentemente, dalla capacità di difendere le 500 mila preferenze delle Regionali 2022 in Sicilia, con De Luca che punta ad incrementarle anche in virtù di alcune nuove adesioni come quella avvenuta su Siracusa del gruppo politico di Edy Bandiera. De Luca sta cercando di incunearsi nei vari territori del Bel Paese, soffiando sul malcontento di una parte del mondo leghista, dove c’è un pezzo di Carroccio che fa capo a Roberto Castelli (ma evidentemente non soltanto lui) che non gradiscono più la leadership di Matteo Salvini e sono pronti a farglielo capire anche alle Europee.

De Luca ne ha avute pure stavolta per tutti: non ha risparmiato una sequenza di bordate ai vari avversari di turno, da Schifani e Cuffaro a Calenda e Renzi, per arrivare a Meloni e Salvini. Ha confermato che c’è stata una trattativa finita male con Calenda e ha mandato a quel paese anche l’omonimo del “lanciafiamme”, il De Luca Vincenzo, per l’ormai noto “Tengo famiglia” con il quale il governatore della Campania ha risposto alla proposta di un’intesa che era stata formulata dal sindaco di Taormina.

Nel corso dell’assemblea al Palacongressi c’è stato anche spazio per il sondaggista Piepoli, che si è soffermato sul tema della “Conoscenza e fiducia” dell’elettore verso De Luca, con i risultati che incoraggiano l’avanzata del sindaco di Taormina sulla ribalta politica nazionale, con l’ambizione dichiarata di dire la sua nella capitale e preparare, con le opportune sponde (il Nazareno in primis) il terreno per l’assalto finale alla presidenza della Regione Siciliana.

Ora c’è da chiudere la questione delle alleanze per le Europee ma rimane, dopo questa assemblea, il vero tema centrale, con il quale De Luca stesso ha aperto venerdì i lavori: “Dal leaderismo al partito di massa”. De Luca vuole sdoganare il progetto e farlo diventare sinonimo di un movimento e/o partito che non sia più legato strettamente al suo nome, ha anche anticipato che se diventerà presidente della Regione Siciliana non sarà lui a guidare Sud chiama Nord e non ricoprirà la posizione di segretario, a differenza di quanto avviene in altri partiti nazionali a Roma.

E’ questa la sfida più difficile che attende all’orizzonte De Luca. La traversata nel deserto si preannuncia ancora molto lunga perché ad oggi è Cateno De Luca a trainare Sud chiama Nord e quelli che ci sono dietro lui hanno dieci marce in meno. La politica e la vita in generale insegnano che fare i colonnelli per comprovata esperienza da gregari, è una cosa, avere il carisma e la caratura di essere personalità di primo piano, è tutta un’altra storia. La politica italiana ha dimostrato in tanti casi che i partiti monotematici, fondati sul proprio leader, poi ad un certo punto fanno i conti con l’estrema pochezza che c’è sotto di loro. De Luca forse questo vulnus l’ha anche compreso, perlomeno lo ha percepito o lo ha intravisto. Ma poi, di fatto, sin qui non ha messo mano a questo vulnus, va avanti come se nulla fosse. Forse è una questione di sentimentalismi, o perché teme il ripetersi di una storia recente fatta di tradimenti e delusioni tra le creature politiche da lui inventate. Tuttavia la stagione dei “fedelissimi” e dei “sanculotti”, alla lunga si rivela più un limite che una risorsa, è una polizza che diventa una zavorra. Oltre il leaderismo deluchiano c’è un vuoto netto ed emerge già in termini impietosi in ambito locale, figurarsi le difficoltà come si moltiplicano quando si alza l’asticella in altri contesti. Lo si è visto anche nella due giorni dell’assemblea taorminese al Palacongressi, con gli interventi di De Luca che hanno indubbiamente mostrato una visione approfondita del quadro politico, ha spaziato su tanti punti con un’analisi chiara e ineccepibile dello scenario, a prescindere da chi poi la possa condividere o meno. Come dar torto a Cateno sull’Europa che è diventata la negazione dei suoi principi fondanti? De Luca ha toccato a braccio vari temi e non avrà troppe difficoltà nel confermare alle Europee con SnC il titolo di partito più votato in Sicilia. Sta spingendo al massimo la sua macchina organizzativa per strutturare il movimento in altre regioni e lo sa che, a prescindere dal raggiungimento del 4%, questa è la fase in cui provare a sfruttare le debolezze altrui e le presunzioni del sistema.

Buona parte degli altri però, attorno a lui, in ScN, ad eccezione di pochissime figure, hanno un passo diverso, si sforzano di salire di livello ma quello è. Il divario non lo vede soltanto chi non vuole vederlo. Qualcuno fa quasi tenerezza mentre gonfia il petto per dei gradi che non ci sono nemmeno a cercarli con il binocolo. Non c’è niente da fare. La stoffa non la compri al supermercato se non ce l’hai. Semmai, di certo, la scaltrezza politica non manca eccome a qualche altro navigato esponente di SnC che ha cambiato una quindicina di partiti e i colleghi attuali se li potrebbe mangiare a colazione: ma è evidente che non può essere quello l’elemento di novità.

Allora al netto della scelta degli alleati che arriveranno da altri territori, il vero “fattore x” che indirizzerà in qualche modo le prospettive politiche di Cateno De Luca, con le sue grandi ambizioni e i traguardi di primo piano che intende raggiungere, è assai più semplice di tante alchimie. La chiave del dove potrà arrivare e di come soprattutto potersi assestare e resistere ai movimenti tellurici nella centrifuga dei palazzi dell’alta politica starà nella capacità e/o volontà, o meno, di costruirsi una compagine politica all’altezza delle sue aspettative e dell’agone in cui vuole cimentarsi. “Dal leaderismo al partito di massa”, ha rimarcato Cateno nella sua relazione. “Dal cerchio magico a una “classe dirigente all’altezza”, aggiungiamo invece noi. O se preferite, in sintesi, “dal leaderismo ai compagni di viaggio”. Lo spartiacque dei sogni deluchiani sta tutto qui: nello spessore complessivo di quelli a lui più vicini che dovrebbero traghettare il movimento dalla stagione leaderista all’era del partito a trazione meridionalista.

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