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Commissione Orlandi-Gregori, l’ultima illusione

L’Aula del Senato ha dato il suo via libera definitivo nelle scorse ore all’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. In un Paese civile dovrebbe sempre essere valutata in termini positivi qualsiasi iniziativa che va nella direzione di un tentativo di ricercare le persone scomparse. Peccato che qui siano trascorsi 40 anni e non è mai stato fatto nemmeno un passo realmente concreto ed incisivo verso la verità.

Il voto per questa Commissione è avvenuto per alzata di mano e il responso positivo è stato accolto da un lungo e caloroso applauso da parte dell’Assemblea. Ma questa Commissione cosa dovrebbe accertare e quale utilità potrà avere? E’ un atto di coraggio o piuttosto o un modo per lavarsi la coscienza nell’Italia che non ha mai trovato il modo per scardinare il silenzio impenetrabile del Vaticano sulla sorte di Emanuela Orlandi? E a quale destino è andata incontro Mirella Gregori?

I familiari aspettavano questa notizia da mesi ma in cuor loro lo sanno che il treno per la verità è passato da un pezzo e, augurandoci vivamente di sbagliarci, difficilmente si arriverà ad un punto di svolta dopo un tempo così lungo. Dovrebbe essere l’alba di un percorso nuovo ma in questa storia le possibilità di fare luce sul destino delle due ragazze sono tramontate tra bugie, depistaggi, intrighi e soprattutto l’assenza di onestà intellettuale e di rispetto verso le famiglie di Emanuela e Mirella. Ecco perchè una Commissione d’Inchiesta nel 2023 era un atto dovuto ma rischia di aggiungere un altro velo di ipocrisia e di sterile speranza a una vicenda nella quale ormai si è detto di tutto e di più.

Ha ragione chi auspica che la Commissione d’Inchiesta non si riveli un ennesimo “teatrino medicatico”. Il Parlamento ha deciso di riaccendere i riflettori su Emanuela Orlandi ma anche di puntare i fari anche sulla storia di Mirella Gregori che in questi anni ha avuto meno attenzione ma sulla quale la famiglia ha sempre chiesto di non smettere di indagare. La sparizione di Mirella è finita all’ombra di quella di Emanuela, i due casi sono stati collegati spesso anche con atroci speculazioni e persino passando dai racconti di mitomani.

A molti è sfuggito un dato eloquente ed inquietante. Nel 1983, nella capitale sono scomparsi 144 ragazzi e 177 ragazze, 321 minorenni in totale. Un numero impressionante di casi, che qualcuno ha anche ricondotto ad una “Tratta dei bianchi”.

Emanuela Orlandi è scomparsa verso le ore 19 del 22 giugno, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. A maggio era già scomparsa un’altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi sin da quel momento sono stati quasi subito collegati. In questi termini – come di “una stessa cosa” – ne ha parlato, tra gli altri, Ali Agca, l’attentatore del Papa, ma non sono mai emersi elementi concreti che avvalorassero quella pista. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, né le due ragazze avevano frequentazioni in comune. Mirella scomparve dopo aver detto alla madre che “aveva un appuntamento” presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, che tra l’altro quel pomeriggio era impegnato altrove.

Per quanto riguarda il caso di Emanuela Orlandi la Commissione parlamentare svolgerà il suo lavoro ma allo steso tempo dovrebbe proseguire il lavoro di indagine in corso in due uffici giudiziari, quello Vaticano e quello di Roma. Tuttavia deve far riflettere che dal giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi, 22 giugno 1983, preceduto di un mese dalla sparizione di Mirella Gregori, 7 maggio 1983, sono passati non soltanto 40 anni ma anche tre Pontefici: a quel tempo c’era Karol Wojtyła, poi è toccato a Joseph Ratzinger e oggi c’è Jorge Bergoglio. E’ pensabile che la Santa Sede non sappia nulla di queste scomparse? E se invece qualcosa sa, perché nessuno dei tre Pontefici ha mai fatto luce sul doppio mistero o perlomeno sul caso Orlandi? E che ruolo ha avuto in queste dinamiche Renatino De Pedis, che a quel tempo “regnava” nella capitale ben al di là del suolo ruolo di capo della Banda della Magliana? Forse bisognerebbe partire da qui e da questi interrogativi. Ma probabilmente è tardi per dare le risposte e siamo di fronte all’ennesimo nulla di fatto. L’ultima illusione.

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