HomeEditorialiAutolesionismo è la parola d'ordine delle elezioni a Taormina

Autolesionismo è la parola d’ordine delle elezioni a Taormina

TAORMINA – Le elezioni Comunali 2023 a Taormina continuano ad avere il tema dominante dell’autolesionismo che affligge la città ormai da tanti anni.

Il male oscuro della politica locale si palesa con l’arte sempre più puntuale dell’autoinfliggersi mortificazioni a ripetizione. E’ un qualcosa che si pone a metà tra la “sindrome di San Sebastiano” e la teoria della “Sacher Torte” di Nanni Moretti. Una vocazione quasi tafazziana che domina la scena quotidiana ed emerge in modo ancora più evidente quando si avvicina il voto. A pagare il prezzo di questa lunga scia fatta di scelte discutibili, ovviamente, è la città.

Le prime grandi manovre verso le elezioni a Taormina sono partite nella primavera 2022 e ricordiamo ancora qualche stratega – ormai caduto in disgrazia – della politica taorminese che aveva allora definito “chiacchiere da bar” le prime indiscrezioni – poi rivelatesi inesorabili verità – lanciate da TN24, all’alba della narrazione di questa movimentata campagna elettorale che forse ha ancora qualche sorpresa in serbo. Ieri come oggi la parola d’ordine rimane “autolesionismo” ed un filo conduttore che accompagna la trama, si tramanda tra i vari attori paesani e forse promette altre sorprese last minute.

E allora tutto è iniziato dalle grandi manovre di un’opposizione che si è scannata per la scelta del candidatura a sindaco, con tanti pretendenti al trono, nessuno disposto a fare un passo indietro e una sola certezza che era già matematica sin dal primo giorno: non si sarebbero mai messi d’accordo. Eppure c’era chi profetizzava che poi l’intesa si sarebbe raggiunga, passando dalla “supercazzola” del programma ed altri strumenti “scoppolamentiani” per poi approdare alla scelta del candidato. Ma con calma, senza fretta, perchè prima sarebbe arrivata l’estate, poi c’erano le Regionali e quindi Natale, Capodanno, la Befana, il Capodanno cinese, il Carnevale italiano, la Pasqua e il 30 maggio 2023 avrebbero fatto il Papa di Taormina. Ora alcuni hanno scelto De Luca considerandola l’unica via possibile ma non avranno gli stessi margini di manovra del passato, altri sono rimasti fuori dal possibile carro vincente e vedono la prospettiva di cinque anni lontani dal palazzo.

Capitolo secondo: il 25 agosto Mario Bolognari annuncia la sua ricandidatura. A quel punto scatta la frenata (non casuale) di alcuni alleati sul suo nome. Il Bolognari atto primo e secondo (quello Anni Novanta) quasi certamente avrebbe azzerato tutto dopo 10 minuti e avrebbe lanciato in quello stesso momento la sua corsa, anticipando il rimpasto avvenuto solo adesso. Così non è stato, il professore ha esitato e dopo le Regionali si è scatenato il caos, sino alla grande fuga di gennaio che ha svuotato la maggioranza. Ma lo stesso ragionamento vale per chi ha mollato il sindaco: era chiara e netta la volontà di non puntare sul sostegno bis a Bolognari, così qualcuno ha temporeggiato per attendere l’eventuale scenario (con posto al sole) legato al futuro di De Luca, altri invece si sono imbrigliati da soli in una lunga e confusa attesa di ipotesi alternative. C’è chi si è imbucato in un vicolo cieco, senza realizzare che poi in caso di effettiva discesa in campo effettiva di De Luca (ipotesi diventata realtà) sarebbero finiti a contare come il due di briscola, relegati nel limbo della panchina a mugugnare come l’ultimo Totti dell’era Spalletti.

E poi l’ultimo capitolo, perlomeno quello più attuale. Proprio l’arrivo di De Luca. La sera del 6 gennaio arriva l’annuncio ufficiale della candidatura, parte l’addio di massa dai banchi della maggioranza e dell’opposizione in direzione cateniana, nasce una larga coalizione che si prende i favori del pronostico per la prossima tornata di voto. Strada in discesa, giochi chiusi, anzi no. Era prevedibile che la composizione delle liste avrebbe innescato dei “mal di pancia” ed è quello che si sta verificando. Ma anche qui si va oltre. Il motore si surriscalda, De Luca – alla De Luca – avverte i “suonatori” e non le manda a dire. Il confronto in atto, che comincia a diventare spigoloso, è soprattutto tra alcuni alleati e i “saggi” delegati per le liste. De Luca spinge per l’innovazione, i “saggi” abbozzano di tale quadro la composizione, i “malpancisti” però lamentano una certa improvvisazione. La traduzione dei dettami deluchiani accende il clima e comincia a prendere le sembianze di una pentola a pressione. A quanto pare è una questione di ingegneria politica. Tensione farà rima con mediazione?

Sin qui, in definitiva, tutta la campagna elettorale a Taormina ha avuto come comune denominatore una lettura sbagliata delle situazioni e dei momenti, nei tempi e nei modi, da parte della quasi totalità degli attori in campo. Errori di valutazione che si sommano ad eccessi di presunzione, che chiaramente si riflettono sulle prospettive della città. Sembra un revival bonsai dell’epico monologo nanni-morettiano nel film “Bianca”: “….Lei non faccia il tunnel, mi sta scavando sotto e mi toglie la panna e la castagna da sola sopra non ha senso. Il Mont-Blanc non è come un cannolo alla siciliana che c’è tutto dentro. Il Mont-Blanc non è come la Sacher Torte, si regge su un equilibrio delicato. Vabbé, continuiamo così, facciamoci del male”.

Vincerà chi riuscirà a farsi il meno male possibile: augurandoci che a perdere non sia ancora una volta Taormina.

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