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A Taormina la maggioranza arranca ma l’opposizione si è liquefatta come quella precedente

TAORMINA – Le dinamiche politiche di Palermo e Roma, passando per le Europee, preallertano la politica taorminese su quelli che saranno o potrebbe essere i tempi per un ritorno alle urne. Un paradosso senza precedenti se si pensa che si è andati a votare nemmeno un anno fa, ma tant’è che così stanno le cose. La maggioranza è legata alle decisioni del sindaco Cateno De Luca che punta alla presidenza della Regione e intende legittimare in via definitiva questa ambizione – ed il quadro politico che lo dovrebbe vedere nuovo leader del centrosinistra siciliano – passando, intanto, per un risultato di rilievo a giugno, alle Europee.

Nel frattempo l’opposizione rivede l’insperata opportunità di una resurrezione immediata, in stile “Lazzaro”, un anno dopo la bastonata tremenda inflitta da De Luca all’Amministrazione uscente e all’intera politica taorminese. In realtà, oltre l’oggettiva chance che potrebbe esserci all’orizzonte, della fascia tricolore che sta per tornare contendibile, per l’attuale opposizione – e per opposizione si intende tutto lo schieramento locale, non in termini semplicistici gli eletti in Consiglio, che in 5 poco o nulla possono fare – la notte rimane fonda, che più fonda non si può. E’ quasi una sorta di polizza politica assicurativa sul destino di una maggioranza che arranca tra le occasionali presenze in città del sindaco. L’opposizione rischia di illudersi di riprendersi la città sull’onda del malcontento che avanza per come sta andando l’Amministrazione in carica. Ma l’altra faccia della medaglia, al confine tra la protesta e la proposta, è la realtà di un’opposizione che ricorda molto il percorso e l’umore della minoranza della scorsa legislatura.

L’opposizione al governo Bolognari arrivò di gran carriera all’appuntamento con la fase finale di quella legislatura nella baldante convinzione di avere già in mano le chiavi di Taormina. Peccato che nessuno si fosse accorto in quel contesto di ciò che avevano già capito i taorminesi: e cioè che i 9-10 candidati a sindaco di quell’area politica non si sarebbero messi d’accordo tra loro neanche riunendosi ad oltranza per 25 anni di seguito. Così tra doppiogiochismi, veleni, rancori e ripetute prove muscolari a chi ce l’aveva più lungo, i vari contendenti si sono – politicamente parlando – tutti “suicidati”. Con l’umiliazione di venire schiaffeggiati o sodomizzati da De Luca, a seconda dello schieramento in cui si sono trovati. Il resto lo ha fatto l’incapacità totale di fare una lettura politica dello scenario (e di leggere la buona informazione), non realizzando che De Luca si sarebbe subito candidato a Taormina se non avesse vinto le Regionali. Un errore marchiano, fatto in ex aequo con la medesima cecità dell’allora Amministrazione Bolognari.

E proprio il tramonto dell’era Bolognari ha lasciato un’opposizione – quella odierna – che, a questo punto, non ha più una leadership e rischia di sbattere contro il muro dell’illusione. Bolognari si è chiamato fuori con le dimissioni dal Consiglio, e ha chiuso il suo percorso politico. Chi rimane e chi si lancerà? Nomi e cognomi li faremo più avanti, con uno screening di chi pensa di farsi avanti. Nel frattempo, quelli che volevano contrastare la candidatura di De Luca (e prima ancora defenestrare Bolognari) e che poi sono scesi a vario titolo in campo sono figure rispettabilissime ma non hanno obiettivamente la caratura, l’autorevolezza e la forza per andare a cimentarsi in una candidatura a sindaco in grado di imprimere una svolta alla città. Qualcuno nemmeno si ricandiderà più e forse farà la scelta più giusta, perché di questi tempi nella politica di Taormina c’è un vuoto abissale, su tutti i fronti, molto difficile da coprire, e se non ci è riuscito a imprimere un cambio di passo neanche De Luca, la gente comincia a pensare che ormai cambiano i musicanti ma la musica rimarrà sine die la stessa. Sarà quel che sarà, verrà il tempo di un nuovo vincitore e ci sarà uno sconfitto ma salvatori della patria non se ne vedono. Lo scenario politico che pare delinearsi a Taormina, da una parte e dall’altra, è abbastanza scialbo, ampiamente sottotono. Menomale che almeno il turismo va da sempre col pilota automatico.

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