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Nasce il Comitato di Liberazione del sindaco di Taormina: al via le trattative per il rilascio

TAORMINA – Nasce il Comitato di Liberazione del sindaco di Taormina (CLST): al via le trattative per il rilascio e ritorno al Palazzo dei Giurati.

Va in tour per l’Italia, poi rientra in Sicilia, torna a Fiumedinisi, va a Taormina, passa da Santa Teresa e riparte per Palermo. Sta riscrivendo le leggi della fisica. Segue ritmi infernali e ha lasciato senza più un lavoro tutti gli addetti alla polisonnografia. Sguscia, percorre lo spazio e ara chilometri, attacca la fascia destra, finta al centro e crossa a sinistra. Presenta il libro, organizza i comitati, cura i tesseramenti. E’ il maratoneta della politica. Per tracciare graficamente la posizione di De Luca servirebbe un georadar americano. Per stargli appresso i suoi collaboratori (quelli esemplari come Valeria, Luciano, Nino, etc, che vivono al suo fianco e meritano un apprezzamento totale perché restano dietro le quinte con il senso pratico del fare squadra) fanno scorta di almeno una trentina di caffè al giorno. Ma in questo incedere frenetico il capo ha lasciato poche ore fa un messaggio, in codice Morse. Cateno De Luca ha scritto sul portone del Nazareno: “Help”.

Dopo l’editoriale di Emanuele Cammaroto alcuni esponenti di Sud chiama Nord, ma in primis i sostenitori popolari che De Luca lo hanno votato in massa alle elezioni 2023 a Taormina, ci hanno scritto e contattato per condividere le riflessioni e per lanciare l’appello alla “Liberazione” di Cateno De Luca. Si è scoperto che il Gran consiglio dei devoti cateniani (gli stessi che hanno avallato l’idea di un patto con il Pd e lo hanno mandato allo sbaraglio in una trattativa inverosimile, ndr) lo tiene serenamente a distanza da Taormina, dove – così dicono e rassicurano – “qui non serve la sua presenza fisica”.

Il leader riempie la sua agenda di 3 mila impegni politici in prima persona, fa un tour de force dove i meriti dei giorni di gloria e i gradi con le stellette se li prendono a chilometro zero tutti, mentre gli schiaffi politici e mediatici poi se li carica uno solo. Così il capo è costretto ad una presenza non assidua (definiamola bonariamente così) al Palazzo dei Giurati. E’ una questione di impegni e il Gran consiglio ci mette del suo.

E allora i deluchiani taorminesi del popolino e quelli di Sud chiama Nord che il Gran consiglio ha relegato alle retrovie, hanno scelto di appellarsi alle animi sensibili per contribuire al rilascio dell’ostaggio politico. Sono quelli che ancora ricordano il friccicore che li colse all’annuncio della candidatura a sindaco di De Luca a Taormina, il liberatore che la sera del 6 gennaio 2023 ha dichiarato guerra alla politica taorminese, arringava la folla di piazza Duomo e lanciava la crociata tauromenita. Lo straniero che ha scavato la fossa agli eretici dal palazzo e il 26 maggio 2023 completava poi l’opera e si vestiva da sovrano della Perla, con la scesa di Madonna della Rocca, celebrato dall’esercito in Corso Umberto e poi sotto le quattro fontane. Uno che ha rifiutato nel 2022 di fare il presidente della Regione per non fare l’ariete dei maneggioni di destra e ha avuto l’appeal per finire sulle cronache nazionali, uno che a differenza dei “figli di papà”, è partito dal basso, ha iniziato da muratore ed è arrivato in parlamento, con una straordinaria capacità di arrivare in alto scavando la roccia a mani nude. La prossima crociata, la madre di tutte le battaglie, si chiama Palermo.

E sulla lunga via di Palazzo d’Orleans il Gran consiglio dei devoti gli ha suggerito di ricoprire l’unico ruolo che rischia di annacquare il talento di De Luca: il tuttocampista a distanza, lontano dal territorio, che è sempre stato la sua arena preferita. Lo spingono alla battaglia di Bruxelles lanciandolo all’arrembaggio, con licenza di tornare una tantum a Taormina mentre il vapore (dicono) è in “buone” mani. Restano spezzoni di un tempo che da queste parti è stato consegnato a piene mani alle seconde e terze linee, alzatesi dalla panchina o persino dalla tribuna e ora posizionati a presidio della casa municipale.

Il Gran consiglio dei devoti, da qualcuno ribattezzato anche “cerchio magico”, ha preso in ostaggio il sindaco di Taormina, marcando il territorio e tracciando il confine. Lo incitano ad andare all’assalto del Nazareno, anziché evidenziare che il momento richiederebbe altre valutazioni strategiche. E lo tengono a distanza di Taormina, posta in autogestione sotto tutoraggio. Capo, qui tutto bene, tutto perfetto: passo e chiudo. Per il Gran consiglio cateniano non sarebbe necessaria la presenza del sindaco a Taormina, può governarla a distanza. Qui può bastare chi lo sostituisce, con qualche spezzone di partita (in marcatura stretta ovviamente) da concedere al capo. La stretta del Gran consiglio dei devoti comincia a spazientire parecchi taorminesi che hanno votato De Luca a occhi chiusi e riposto in lui l’aspettativa di un cambiamento. Ma soprattutto hanno scelto di farsi governare da lui e non da altri. Sarà il tempo a stabilire se avrà fatto bene o male, ma la valutazione va fatta su chi è stato votato, non sul surrogato. La trama del momento sembra un punto di non ritorno. La bizzarria della fase stride con uno slogan che non rassicura i taorminesi e non può bastare: “Non vi preoccupate, il sindaco lo abbiamo noi, qui ci siamo noi”.

La notte del Nazareno ha avviato il tentativo di scongelamento. Bruxelles, forse lo si è capito, non è più tappa obbligatoria. I (veri) “cateniani” taorminesi hanno colto il segnale e ora spingono e auspicano il ritorno del sindaco, se non a tempo pieno almeno part-time.

Nasce il Comitato di Liberazione del sindaco di Taormina (CLST). Come primo atto, costitutivo, il CLST fa sapere di voler intavolare una trattativa mediatica con il Gran consiglio dei devoti. La richiesta è quella di rilascio immediato del sindaco, al fine di restituirne ai suoi elettori (e anche agli oppositori in salsa paesana) la presenza al municipio. Richieste due extra-clausule ai devoti: fargli abiurare la dichiarazione di Naxos, non gradita ai taorminesi, ed inoltre esimersi (loro), dall’apparire con il fiato sul collo, alle spalle del capo, nel video in cui Scateno riprometterà amore e fedeltà a Taormina sino a fine legislatura con dichiarazione solenne davanti alla chiesa di San Pancrazio.

I cittadini chiedono al Gran consiglio cateniano di intestarsi un atto di fede. La situazione va rimessa sui binari della volontà popolare. Saranno le giornate che s’allungano, le ore di luce in più, l’anticiclone africano che profuma di primavera incombente. Il ritorno di Scateno a Taormina è nell’aria. Va liberato e riportato nella poltrona dove lo hanno messo 8 mesi fa i cittadini. Il domani poi si vedrà.

Il Gran consiglio dei devoti ha troppa esperienza per non comprendere la delicatezza del momento e che una trattativa estenuante per la riconsegna del sindaco ai taorminesi ha poco senso. E potrebbe logorare solo chi non è abituato al confronto (o scontro) ad oltranza alla luce del sole.

(p.s. Sostieni il CLST, dona il 5 per mille di uno stipendio del Comune di Messina. Aderisci presso le sedi della zona ionica, anche a Santa Teresa e Roccalumera. Oppure invia un sms solidale al numero degli esperti. Basta poco, che ce vo’).

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