HomeItalia - EsteriL'inviato speciale Giggino: "Ritorno in politica? Ho deciso"

L’inviato speciale Giggino: “Ritorno in politica? Ho deciso”

Che fine ha fatto Luigi, Giggino, Di Maio, l’inviato speciale nel Golfo Persico dell’Unione Europea? Se lo chiedono, senza nostalgia, gli italiani che in verità si chiedono come sia stato possibile il “ripescaggio” di un ex ministro bocciato senza appello dal voto popolare, addirittura insignito di un alto ruolo diplomatico in ambito internazionale. In realtà la risposta la si conosce e pare sia stato un “regalo” dell’ex premier Mario Draghi, che ha dato indicazione a Bruxelles, con tanti saluti al governo Meloni che si è poi fermato a qualche dichiarazione di rito ma non ha avuto la capacità di stoppare una nomina che evidentemente stride con le valutazioni espresse dagli italiani il 25 e 26 settembre 2022.

Di Maio percepisce al momento la bellezza di 13 mila euro al mese, netti, più benefit per lo staff e rimborso spese, con la possibilità di salire oltre i 16.000 in caso di trasferimento all’estero. L’ex pentastellato gode anche dello status di diplomatico, con passaporto e immunità. Il tutto fino al 28 febbraio 2025.

E adesso spuntano voci di un possibile rientro di Di Maio in politica, sulla scena italiana. “Non sto pensando alla politica né per ora nè per il futuro”. Queste le parole di Luigi Di Maio a Rai 3, intervistato da In mezz’ora. “Sul piano politico e delle Europee non c’è da aspettarsi proprio nulla, ma lo dico in generale perché i 27 Paesi dell’Unione europea mi hanno affidato questo incarico fino al 2025 che è totalmente incompatibile con azioni politiche”, ha detto l’ex vicepremier ed ex capo politico del Movimento Cinque Stelle.

“Io ora – continua Di Maio – sono collocato al massimo a Bruxelles o nel Golfo” e i “limiti del mio mandato non mi permettono di esprimere cose del genere e non posso rispondere. Più in generale posso dire che è finita per me un’era politica con le ultime elezioni”. A proposito della sua scelta di dire addio al Movimento 5 stelle, Di Maio ha lasciato “ai posteri la sentenza”, aggiungendo però che quella scelta arrivò perché “avevo un’idea diversa sul governo Draghi e sulla posizione da assumere sull’Ucraina. Probabilmente ho cambiato idea io rispetto agli amici e ai colleghi di partito. Ma poi gli italiani sono stati molto chiari su quella scelta e alle urne abbiamo preso nemmeno l’1% e quando arrivano risultati così alle elezioni è meglio evitare un accanimento terapeutico…”.

Beppe Grillo, al suo ritorno in tv domenica scorsa su Canale Nove, non è stato tenero con Di Maio, eppure lui a chi lo ha bollato come “Giggino ‘a cartelletta” replica con filosofia: “Non lo sento da tanto tempo ma il bene che gli ho voluto, vicendevolmente, è assolutamente invariato. Continua a volermi bene e rappresenta una figura fondamentale della mia vita. Poi ognuno ha preso la sua strada con idee diverse, ma riguarda il presente e il futuro”. In fondo Grillo è scomparso dalla scena politica nazionale e Di Maio anche, ma a “Giggino ‘a cartelletta” è andata decisamente molto meglio ed è finito in “esilio dorato” nel Golfo Persico con 13 mila euro al mese di compenso e benefit vari. Potere di San Mario Draghi.

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