HomeApertura"IL MOSTRO" CONFESSA: COSI HANNO BLOCCATO GRATTERI MINISTRO

“IL MOSTRO” CONFESSA: COSI HANNO BLOCCATO GRATTERI MINISTRO

L’Italia dei “professionisti” dell’Antimafia ogni tanto vuota il sacco, lo fa con qualche anno di ritardo ma le rivelazioni hanno poi un effetto ancora più impietoso sulle trame di palazzo che riguardano politica e magistratura. Matteo Renzi, nel 2015 voleva nominare Ministro della Giustizia, Nicola Gratteri, l’attuale Procuratore della Repubblica di Catanzaro.

Renzi racconta nel suo libro “Il Mostro” che però il nome di Gratteri venne depennato dalla sua lista per il “No” di Giorgio Napolitano. L’allora presidente della Repubblica ha così stoppato l’incarico di Ministro al magistrato simbolo della lotta alle mafie. Di questa vicenda – per promuovere il suo libro – Renzi ne sta parlando in tv. Lo ha fatto su La 7 giovedì scorso a “Piazza Pulita” e poi, nella stessa emittente, ieri sera a “In Onda”.

“Volevo mettere come ministro uno slegato dalle correnti, uno completamente fuori dalle correnti. Falcone non è stato attaccato dalla politica ma dai suoi stessi colleghi. Presi l’incarico per guidare il governo, ho sciolto poi la riserva, mi confronto con il presidente della Repubblica (Napolitano, ndr). A quel punto ho inviato una email con elenco di ministri da proporre per il governo. Napolitano non ha controfirmato la nomina di Gratteri. Credo che vi sia stata una ampia sollevazione da parte di tanti magistrati che hanno fatto pressione in quelle ore su Napolitano. Ho fatto anche i nomi nel mio libro e parlo di Piero Grasso, magistrato che in quel momento era presidente del Senato. Il sistema correntizio ha detto di no alla nomina di Gratteri”.

Renzi fa anche i nomi dell’allora procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, e dell’ex magistrato Luca Palamara: “Era il più scatenato contro Gratteri, tra l’altro Palamara oggi è tato vittima di quel sistema, del quale in quel momento era il capo”.

“Il problema allora non era il Pd, che era rappresentato dal segretario del tempo (Renzi, ndr) – sempre secondo Renzi -. E’ noto che Gratteri non godeva delle simpatie di Grasso”.

L’ex premier (ovviamente..) difende Napolitano: “Aveva le sue motivazioni. Non aveva un obbligo di dirmi perché non voleva Gratteri”. E ha poi aggiunto: “C’era una cosa che non mi convinceva di Gratteri e continua a non convincermi: la sua visione di garantismo. È diversa dalla mia”. “Ma Gratteri – conclude Renzi – avrebbe fatto benissimo il ministro della Giustizia in quel momento perché avrebbe scardinato le correnti”.

Qualche considerazione a margine: appare molto discutibile – o forse dovremmo dire inquietante – che un Capo dello Stato abbia detto di “No” alla nomina a Ministro di un magistrato come Gratteri. Peggio ancora se quel “No” è stato influenzato dalle correnti della magistratura o da altri, il che denota l’inadeguatezza di un Presidente della Repubblica che nella piena autonomia del suo ruolo non poteva e non doveva farsi condizionare da nessuno. E’ un’altra vicenda che corrobora, insomma, la nostra valutazione altamente negativa degli anni di Presidenza della Repubblica di Napolitano. Tanto per capirci: un giorno vorremmo conoscere la verità sulla Trattativa Stato-Mafia e sul perché vennero distrutte le telefonate tra Napolitano e Mancino. Napolitano è il patriota che per anni ha reso omaggio alla salma di Vittorio Emanuele II, davanti alla tomba del monarca che fu il mandante delle stragi delle Due Sicilie. Mai nessun gesto per ricordare la strage di migliaia di meridionali deportati tra il 1860 e il 1861 nel lager di Fenestrelle, in Piemonte, e nei campi di concentramento a San Maurizio Canavese, Alessandria, Milano, Genova, Bergamo, Bologna, Ascoli Piceno, Livorno, Rimini, Fano e nelle isole dell’Arcipelago toscano e in Sardegna. Nessuna parola sull’orrore dei campi di concentramento dei meridionali sciolti nella calce viva, stuprati, trucidati, fatti morire come poi avvenne 80 anni dopo ad Auschwitz e Dachau nelle camere a gas che uccisero milioni di ebrei.

Allo stesso tempo sul veto a Gratteri non ne esce bene neanche Matteo Renzi, che rivela solo adesso questo episodio e lo fa con la sua solita furbizia da contropiedista ma avrebbe fatto meglio a parlarne pubblicamente molto prima. Il “cordone ombelicale” tra Renzi e Napolitano era (e resta) un patto di devozione politica così irrinunciabile da avere preminenza sul dovere morale e istituzionale di denunciare subito la vicenda Gratteri? Rimangono tanti interrogativi e troppe ombre e non basta una pagina di libro a chiarire questo ennesimo schiaffo della casta agli italiani.

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.