HomePoliticaIl chiodo fisso della sindacatura di Taormina: siamo certi che convenga?

Il chiodo fisso della sindacatura di Taormina: siamo certi che convenga?

TAORMINA – Di questi tempi a Taormina ci sono più candidati a sindaco che turisti in giro per le strade. Ovviamente state tutti tranquilli che i turisti arriveranno e pazienza se poi saranno di nuovo quelli di prossimità, “mordi e fuggi”, e non si vedranno quelli alti, biondi, russi e col portafogli a fisarmonica. A Taormina sta arrivando la bella stagione e intanto è già partita anche la lunga volata verso la elezioni, uno di quegli appuntamenti che a Taormina è in grado di risvegliare anche i morti perchè il profumo della poltrona diventa poi irresistibile. Palazzo dei Giurati chiama e il richiamo della foresta spinge sin qui almeno una decina di candidati e per lo più autocandidati a giocarsi la possibilità di diventare il futuro sindaco di Taormina.

Ma siamo così sicuri che poi convenga tutta questa frenesia? La poltrona potrà garantire il beneficio economico di una buona “pagnotta” mensile, il godimento inconfessabile del sentirsi chiamare “signor sindaco” e l’orgasmo dell’indossare la fascia tricolore del paese. Ovviamente c’è poi l’opportunità prestigiosa di poter guidare una città che – al netto della mediocrità di come è stata portata avanti (anzi indietro) negli ultimi 30 anni – resta un territorio con delle potenzialità straordinarie se solo venisse gestita con criterio e senza i retaggi di una mentalità paesana che ha fatto (e fa) più danni della grandine.

Fatto sta che stavolta gli oneri superano di gran lunga gli onori e chiunque abbia delle velleità dovrà avere la consapevolezza che il tempo dei tarallucci è lontano, amministrare nei prossimi cinque anni non sarà solo andare in prima fila ad un concerto al Teatro Antico, ma doversi mettere al centro di una centrifuga che nessuno sa dove andrà a parare.

Quelli che vorranno scendere in campo dovranno misurarsi con il dissesto finanziario in un Comune dove la commissione liquidatoria rimarrà al suo posto per almeno altri 2 o 3 anni, c’è la questione dei debiti e dei crediti, e tutto si innesca in un periodo complicato per gli strascichi di una pandemia che non è finita, con una guerra che nessuno sa quando avrà una conclusione e gli aumenti che stanno strangolando famiglie e imprese, e non agevoleranno evidentemente neanche la vita degli enti pubblici a partire dai Comuni. In due anni Taormina ha perso il 70% dei suoi flussi turistici ed è un dato spaventosamente pesante, una ferita che bisognerà iniziare a ricucire e che non sarà semplice saturare a fronte di un mondo che non la smette di cacciarsi nei guai e scatenarne uno dopo l’altro. Insomma, prima di fissarsi con le candidature e autocandidature a sindaco, bisognerà davvero riflettere e capire chi se la sente di affrontare uno scenario di guerra del genere, chi si ritiene in grado di affrontare il carico da novanta di questa sfida. E non basterà gonfiare il petto davanti ad uno specchio perché poi lo spessore degli attributi si misura sempre alla prova del campo: qui c’è in gioco il futuro di una città, con tutti gli annessi e connessi del caso. Non è una prova d’appello ma l’ultima chiamata e chi andrà a governare non potrà permettersi il lusso di agire con grandi margini di manovra, avrà un Comune ingessato e dovrà scalare una montagna a mani nude.

E allora auguri a chi avrà il coraggio (o l’incoscienza?) di fare un passo in avanti e andare fino in fondo, ma complimenti a chi avrà l’intelligenza e l’onestà intellettuale di farne uno indietro.

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