TAORMINA – Prosegue la stretta del Comune di Taormina sul fenomeno dell’evasione e in questo contesto spunta un nuovo dato inquietante. Nel rapporto di Tax Gap sulla tassa rifiuti, disposto e ora approvato dalla Giunta comunale, è stata effettuata una verifica degli immobili censiti al catasto presenti nella banca dati Tari di Palazzo dei Giurati è emerso un numero: 2797. Sapete di cosa si tratta? E’ il totale degli immobili – così lo definisce la casa municipale – “di cui occorre verificare lo stato di tassazione”. Si tratta, insomma, di 2797 immobili che – potenzialmente – allo stato attuale delle cose sono da considerarsi immobili “fantasma”, e che di conseguenza si prestano a possibile dinamiche di abusivismo. In quel dato rientrerebbero edifici sia ad uso residenziale che turistico.
In realtà il dato sarebbe ancora più ampio, perchè il Comune ha censito 3297 immobili non presenti in banca dati Tari ma di questi si è stimato che circa 500 sarebbero immobili “non suscettibili alla produzione di rifiuti”. E allora c’è da capire di chi sono i 2797 immobili che rimangono nel limbo e non essendo censiti nella banca dati Tari, di riflesso non pagano la tassa sulla spazzatura. Di chi si tratta? A chi appartengono?
Nel dettaglio, a Taormina sono stati conteggiati 15 mila 954 immobili presenti nel nuovo catasto edilizio urbano, con 2306 immobili che non producono reddito o a destinazione particolare. Il totale degli immobili suscettibili a produrre rifiuti è di 13 mila 648 edifici. Ed ancora: 3964 immobili sono dichiarati con dati catastali, mentre 6387 sono immobili dichiarati senza dati catastali.
Lo studio in oggetto ha analizzato la situazione della banca dati Tari, evidenziandone le criticità e proponendo anche le soluzioni da adottare per la bonifica e l’aggiornamento degli immobili presenti. Sono, appunto, gli immobili la base che dovrebbe consentire di rendere equa la tassa sui rifiuti, distribuendo correttamente per tutti gli utenti la giusta quota spettante in base alla potenziale produzione di rifiuti, per come previsto dalla normativa, in attesa che si possa in futuro arrivare alla tariffazione puntuale che permetterebbe, in termini più significativi, di far sì che venga rispettato il principio del “chi più inquina più paga”.