HomePoliticaDissesto e voto: liberi tutti a Taormina, ai creditori ci pensa Pantalone

Dissesto e voto: liberi tutti a Taormina, ai creditori ci pensa Pantalone

TAORMINA – Ma come mai a Taormina è stato dichiarato il dissesto finanziario eppure si potranno ricandidare tutti quelli che hanno amministrato e nessuno risponde del dissesto? E’ la domanda che in tanti si fanno, a seguito del dissesto in atto dal luglio del 2021 (e della relativa bocciatura del piano di equilibrio avvenuta il 25 maggio 2021) che evidentemente non è un fatto di cui ha colpe lo Spirito Santo. La risposta è che in effetti si potranno regolamentare riproporre al giudizio degli elettori tutti coloro che sino a questo momento hanno amministrato il Comune di Taormina. Un’altra storia, certamente non immediata, verrà scritta se in futuro (in tempi non lontanissimi ma, lo ripetiamo, non adesso) dovessero emergere delle responsabilità.

Agli amministratori dell’ente, ritenuti responsabili del dissesto del comune amministrato all’esito del giudizio di responsabilità amministrativo-contabile, può essere applicata una sanzione interdittiva accessoria prevista dall’articolo 248, comma 5, del Tuel solo se le azioni od omissioni imputabili agli stessi costituiscano la causa unica o di gran lunga prevalente rispetto all’avvenuta dichiarazione di dissesto. Questo il principio ribadito dalla Corte dei Conti (sez. giur. Piemonte) con la sentenza n. 67/2015.

Nel caso di specie di quel pronunciamento il sindaco, gli assessori, i componenti “pro tempore” del Consiglio comunale, nonché la dirigenza del servizio finanziario, erano stati condannati, in primo grado, a risarcire il danno patrimoniale subito dall’Ente in conseguenza della mancata osservanza delle regole del patto di stabilità interno.

L’orientamento prevalente della giurisprudenza è quello in base al quale, ai fini dell’applicazione della sanzione, le azioni od omissioni imputabili agli amministratori devono costituire, in concreto, la causa unica o di gran lunga prevalente dell’intervenuto dissesto (Corte dei conti, sez. giur. Lazio, sent. n. 976/2010; sez. giur. Sicilia, sent. n. 2681/2013).

In altri termini, presupposto di tale sanzione è la riconducibilità diretta del dissesto alle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile, secondo un accertamento su base circostanziale condotto dalla Corte.

La disposizione normativa, infatti, richiede che si forniscano elementi chiari, univoci ed inoppugnabili relativamente all’addebitabilità, in termini causalistici, del dissesto finanziario alle specifiche condotte degli amministratori.

Del resto, la dichiarazione di dissesto finanziario costituisce un evento eccezionale e patologico della vita dell’Ente locale, cui può farsi luogo solo all’esito dell’accertamento della specifica incapacità di assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili ovvero dell’esistenza nei confronti dell’Ente di crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non possa validamente farsi fronte con le modalità di cui agli articoli 193 e 194 del Tuel.

La decisione di dichiarare lo stato di dissesto, pertanto, non è frutto di una scelta discrezionale dell’Ente, rappresentando piuttosto una determinazione vincolata ed ineludibile in presenza dei presupposti di fatto individuati dal legislatore (Cons. di Stato, sez. V, sent. n. 143/2012).

In altre parole, è necessario tenere in adeguata considerazione, oltre alle circostanze sintomatiche e contingenti connesse al dichiarato dissesto, anche i rapporti di valore tra danno erariale cagionato dagli amministratori ed ammontare complessivo del debito e del disavanzo gravante sull’Ente locale.

A Taormina, come si sa, c’è una commissione liquidatoria che sta operando e che quasi certamente rimarrà ancora per almeno altri 2 anni in carica per dirimere le questioni debitorie e creditorie. Nel 2023 si voterà per il rinnovo del Consiglio comunale e della carica di sindaco. Ma in vista di quell’appuntamento non ci saranno scossoni e ci sarà, insomma, un liberi tutti. Tutti insieme appassionatamente in campo, nudi alla meta verso il solito rimpastone di poltrone. La Corte dei Conti continuerà a fare le sue valutazioni: nel frattempo paga Pantalone, cioè noi, e i 305 creditori del Comune di Taormina sono già alla cassa del supermercato di Palazzo dei Giurati, ad aspettare di essere pagati.

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