HomePoliticaDe Luca con i trattori e la sinistra: saluti a Schifani e...Taormina

De Luca con i trattori e la sinistra: saluti a Schifani e…Taormina

PALERMO – Tramonta il Carnevale, arriva San Valentino e, da una festa all’altra, nel giorno degli innamorati e della protesta degli agricoltori, viene sancita a Palermo la promessa di matrimonio tra Cateno De Luca e la sinistra siciliana.

Si è svolta, infatti, oggi nel capoluogo siciliano la manifestazione con i trattori, organizzata da Sud chiama Nord, con la partecipazione di agricoltori e allevatori giunti nel capoluogo dalle varie province della Sicilia per far sentire il loro grido di dolore. Al fianco del sindaco di Taormina e leader di ScN, i sindaci e poi il capogruppo del Pd, Michele Catanzaro, ed il leader dei Cinque Stelle, Nuccio Di Paola (vicepresidente dell’Ars).

“Siamo solo all’inizio. Il 22 febbraio la nostra manifestazione di protesta con i trattori al fianco di agricoltori e allevatori si sposterà a Roma per la manifestazione SalviAmo l’Italia.
Questo governo ha fallito su tutta la linea, sta distruggendo un intero comparto, calpestando i diritti e la dignità di queste persone. Noi siamo, e saremo, al loro fianco. Al governo Meloni chiediamo un piano straordinario triennale per l’agricoltura italiana. Non stiamo solo difendendo una categoria, ma il nostro futuro e la nostra salute. Non possiamo accettare manovre elettorali a scapito dell’agricoltura italiana. Chiediamo un piano anticiclico straordinario da 10 miliardi, finanziato attraverso risorse complementari al PNRR quali il PNC (Piano Nazionale Complementare) il Re Power Safe, nonché la nuova programmazione europea 2021-2027. Il governo deve comprendere che la nostra lotta è per difendere l’Italia e i suoi valori. Ci impegniamo a sostenere gli agricoltori e gli allevatori, portando avanti la loro battaglia anche in Parlamento. L’evento di oggi ha rappresentato un momento di unità e solidarietà tra agricoltori, allevatori e cittadini, tutti uniti nel chiedere giustizia e dignità per il settore agricolo italiano. Questa è una battaglia che riguarda le nostre comunità, non possiamo rimanere immobili davanti a queste politiche scellerate”.
(Cateno De Luca, 14 febbraio 2024).

Così De Luca ha dato voce alle richieste di agricoltori e allevatori, anticipando che la protesta si sposterà il 22 febbraio a Roma.

Nella giornata palermitana della protesta agricola e dell’orgoglio siciliano, emerge comunque il dato politico, con De Luca che va alla stretta finale per centrare l’obiettivo di un patto politico con la sinistra siciliana e per la leadership di quell’area politica. Eloquente l’immagine di De Luca con ai suoi fianchi Catanzaro (Pd) e Di Paola (5 Stelle).

“….Con le forze politiche di M5S, Sud chiama Nord e Pd, vogliamo dire a gran voce che un’alternativa per la Sicilia è possibile e la costruiremo passo dopo passo, con delle cose concrete….”, ha detto Di Paola e la dichiarazione del grillino non si presta ad interpretazioni.

De Luca esce allo scoperto e lancia l’assalto alla futura presidenza della Regione, con l’idea di passare da un’intesa con la sinistra. Tra De Luca, Pd e i 5 Stelle sembrano lontani i tempi dello scontro feroce, anni caratterizzati da accuse a tamburo battente, parole irriferibili, botte da orbi e rispettive posizioni che confinavano come il Polo Nord con il Polo Sud. Il sindaco di Taormina ha realizzato che anche il risultato delle Regionali 2022, con il boom del 24% di consensi per lui e circa mezzo milioni di voti per il suo movimento, non basterebbero per conquistare la presidenza della Regione. Va alzata l’asticella per arrivare a quella soglia del 40% raggiunta dal centrodestra e che Sud chiama Nord non può pareggiare da solo. Da qui la marcia di avvicinamento al Pd e al M5S, un corteggiamento che ha tutta l’intenzione di “cannibalizzare” gli altri due partiti delle opposizioni che sin qui si sono fermati al 16% e 15%. De Luca punterà alle primarie nella sinistra per l’investitura a nuovo leader di quel fronte, da candidato alla presidenza.

In questo quadro le Europee sono la tappa di avvicinamento per consolidare la strategia di De Luca e soprattutto per mettere pressione a tutto campo, sia agli alleati (potenziali) che agli avversari della destra, con il governo Schifani che barcolla ma non molla.

Le rappresentanze siciliane di Pd e M5S sembrano pronte a consegnarsi “prigioniere” e a buttarsi tra le braccia di Scateno, il “nemico” per eccellenza che diventa “salvatore della patria”. Non è ancora amore a Roma, dove però De Luca conta di farsi legittimare con una doppia promessa: portare la sinistra al successo in Sicilia, (l’alternativa per la sinistra sarebbe quella di condannarsi a perdere per altri 10 anni), e soprattutto rendere contendibili, con un patto di coalizione, i collegi elettorali siciliani alle prossime Politiche.

Straordinariamente iconica, quasi un pezzo di storia recente della Sicilia, è la scena odierna con De Luca che arriva di gran carriera alla manifestazione degli agricoltori, accompagnato dalla folla, scortato dal Gran Consiglio Cateniano, e spalleggiato dagli esponenti di Pd e M5S, che gonfiano il petto ai fianchi del liberatore. Sembra una scena surreale, poi ti ricordi che siamo in Sicilia e qui nulla è impossibile. Quel frame è un ecocardiogramma, un salto triplo nel teletrasporto, con la sinistra del Pd nei panni del “Pablo” di De Gregori, anima rivoluzionaria che ha perso la passione per la rivoluzione e d’incanto si schioda da una selva oscura di poltrone e divani per ritrovarla, mano nella mano, col più inatteso dei Messia.

La sfida è totale ed è partita, Scateno carica. Prepara le truppe, vuole l’accerchiamento al governo Schifani. “Nuccio e Michele, venite qui”. Datemi Nuccio e Michele e vi solleverò il mondo.

“Gli agricoltori sono le sentinelle del territorio, i sindaci sono i statisti di frontiera. Entrambi prendiamo le sputazzate di chi sta sopra le nostre teste. Questa non è una manifestazione politica, ma di un popolo che lancia il suo grido di dolore. Non è una protesta fine a se stessa. Stiamo portando però anche una piattaforma, che non riguarderà solo Palermo ma anche Roma. Partiremo dalla Sicilia come processione, aggregando il Meridione, porteremo noi le soluzioni al governo Meloni. Si prendono un pò di miliardi (10) dal Pnrr, anziché finanziare puttanate, l’UE li dia come sostegno ciclico all’agricoltura…”. (Cateno De Luca, Palermo, 14 febbraio 2024).

Sullo sfondo, sempre più lontana, c’è Taormina, sedotta e abbandonata, relegata ai margini dell’agenda politica di De Luca. Il sindaco oggi ha portato a Palermo alcuni adepti tauromeniti e poi ha sfilato con la sua fascia tricolore all’adunata palermitana ma è già ampiamente proiettato oltre. Il prossimo capitolo della Cateneide ha una trama ben delineata, rimane poco spazio per la bella Perla dello Ionio, dove la corsa al dopo De Luca è iniziata. Almeno per un pò rimarrà proscenio di lampi e fiammate, set di una passione travolgente già diventata un amore d’annata. In fondo Taormina e Cateno si guardano a distanza ma rimangono le due facce diverse eppure simbiotiche della stessa teatralità, epicentro del voler stare al centro della scena, come premessa di tutto. Un sentimento senza tempo né confini.

In fondo, è sempre una questione di interpreti. Ci sono quelli bravi, quelli meno bravi. E poi ci sono loro, gli artisti. E l’arte, a volte, è tutto, una ragione di vita. “No miscele, no falso miele”. Sì alla rivoluzione siciliana, l’esercito è pronto a partire, con Michele e Nuccio. Ora tutti a Roma. De Luca come Gianni Morandi: “In ginocchio da te”. E’ terra d’amuri. Canta la sinistra, suonano colonnelli e devoti. Musica maestro.

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