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Da Agrigento a Taormina per la vita: il piccolo Calogero ce l’ha fatta

TAORMINA – Il piccolo Calogero ce l’ha fatta. La storia a lieto fine e’ quella del neonato, gravemente ammalato, trasportato da Agrigento a Taormina a bordo di un elicottero HH-139B dell’Aeronautica Militare, per essere operato d’urgenza, nella giornata in cui si celebrava l’amore, il 14 febbraio scorso, San Valentino.

Calogero ora è uscito finalmente dalla terapia intensiva per essere trasferito in un altro reparto, nel quale la mamma potrà stare con lui per tutto il tempo che desidera.

Il neonato, circondato dall’amore dei suoi cari e curato dai medici dell’ospedale di Taormina, è stato “sorvegliato a vista”, in tutti questi giorni, da un orsetto di peluche che gli è stato donato proprio dall’Aeronautica Militare.

Dietro ogni trasporto sanitario urgente ci sono persone, dolore, speranza: vicende il cui finale resta in sospeso e altre, invece, in cui un attimo può di svolta apre le porte a nuovi capitoli di vita. Stavolta la corsa contro il tempo per salvare la vita ad un bambino si e’ risolta positivamente. Determinante si è rivelata la prontezza dell’Aeronautica che ha “scortato” il piccolo Calogero da Agrigento a Taormina, con destinazione finale l’ospedale San Vincenzo, presso il reparto di Cardiochirurgia Pediatrica.

Gli aerei e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare si sono confermati pronti a garantire, nel più breve tempo possibile, importanti missioni sanitarie. Piloti ed equipaggi si prendono cura delle persone in imminente pericolo di vita e delle loro famiglie durante le difficili fasi del trasporto e, spesso, non hanno più notizie di quello che accade dopo l’atterraggio.

Ci sono, però, anche casi in cui quel filo sottile che unisce le vite di soccorritori, medici e ammalati diventa un legame solido, destinato a durare per sempre. E’ il caso di questa storia e adesso ci sono fondate speranze che Calogero possa presto tornare a casa e portare con sé una parte di chi lo ha salvato, prima con il soccorso ed il trasporto aereo dell’Aeronautica e poi dei medici che lo hanno curato.

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