HomeAperturaAncora vernice su Papa Wojtyla: la gente vuole la verità

Ancora vernice su Papa Wojtyla: la gente vuole la verità

Se due indizi fanno una prova, il terzo è una conferma inequivocabile. Papa Giovanni Paolo II non è più amato come prima dai fedeli, ora prevale lo scetticismo, la diffidenza e la paura di scoprire che la storia non è stata esattamente quella che è stata raccontata. E se questo nuovo sentimento si manifesta in Polonia, nel suo stesso Paese, la questione è seria.

Nelle scorse ore è stato imbrattato di vernice rossa l’altro monumento di Papa Wojtyla che si trova davanti alla chiesa di Stalowa Wola in Polonia. La notizia è stata resa nota dall’agenzia Pap informando anche di un comunicato della diocesi secondo la quale si dà la colpa “alle calunnie diffuse da alcuni media” contro il Pontefice, ovvero un programma tv e un libro che parlano di casi di insabbiamento di pedofilia da parte di alcuni preti mentre Wojtyla era cardinale di Cracovia.

Si tratta ormai del terzo caso di profanazione dopo quello di due giorni fa a Breslavia (dove è stato macchiato il murale che rappresenta santo Giovanni Paolo II) e quello di Lodz, dove ieri il monumento è stato dipinto di vernice rossa e gialla.

In Polonia stanno facendo discutere alcuni vecchi documenti degli archivi della polizia che dimostrerebbero come da vescovo fosse a conoscenza di abusi su minori da parte di preti ai quali diede coperture spostandoli in altre parrocchie lontane da Cracovia. L’inchiesta è stata fatta dall’emittente polacca TVN.

Secondo le indagini di Marcin Gutowski, noto giornalista investigativo che ha appena pubblicato anche un libro intitolato Maxima Culpa, Karol Wojtyla trasferì i sacerdoti in altre diocesi, una delle quali addirittura in Austria, proprio per assicurarsi che non scoppiasse uno scandalo coinvolgendo direttamente la Chiesa.

Secondo quanto si è appreso dall’inchiesta, Papa Giovanni Paolo II scrisse una lettera di raccomandazione per un sacerdote accusato di abusi all’allora cardinale di Vienna Franz Koenig. Accanto ai documenti Gutowski dice di aver parlato anche con le vittime o con le loro famiglie facendosi confermare l’atteggiamento di omertà e poca trasparenza che regnava nella Chiesa.

Al momento la diocesi di Cracovia non ha confermato nulla. Anche negli anni passati la Chiesa polacca si è rifiutata di fornire documenti alla magistratura polacca o alla commissione d’inchiesta pubblica che sta indagando su casi di abusi. Gutowski afferma di aver raccolto la testimonianza di una persona che parlò personalmente all’allora cardinale Wojtyla di un prete abusatore nel 1973.

E in Italia si allunga sempre più come un’ombra inquietante sul pontificato di Giovanni Paolo II il mistero mai risolto della scomparsa di Emanuela Orlandi. Una vicenda nella quale appare sempre più plausibile il coinvolgimento di soggetti del mondo ecclesiastico e il silenzio della Santa Sede non ha mai aiutato a fare chiarezza sul caso.

Dalla Polonia a Roma, al di là degli atti vandalici che vanno sempre stigmatizzati e mai giustificati, il messaggio che sembra arrivare dalla gente è quello di una richiesta di chiarezza non più eludibile o rinviabile, sul lato oscuro di questo ed altri pontificati. Come sono andate davvero le cose nelle tante, troppe, storie di sacerdoti “infedeli” coperti? E a quale destino è andato incontro una giovane cittadina vaticana svanita nel nulla?

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