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Agonia naxiota: Spartà se ne va, ora Stracuzzi stacchi la spina. La parola ai cittadini

GIARDINI NAXOS – Se Atene piange, Sparta non ride, diceva un tempo qualcuno ma la storia evidentemente è destinata ad essere aggiornata sempre passando dalle coste elleniche per approdare dalle nostre parti. La prima colonia greca della Sicilia, Giardini Naxos è ormai riuscita nell’impresa quasi impossibile di superare (ma di gran lunga) il disastro prodotto dalla politica locale a Taormina negli ultimi 30 anni. A Giardini si è compiuta una storia che farebbe sembrare un dilettante allo sbaraglio pure l’Ethan Hunt di “Mission Impossible”.

La seconda stazione turistica siciliana aveva provato nel 2020 la via del cambiamento, con l’elezione di un nuovo sindaco e una nuova Amministrazione. Poi, si sa, il 26 giugno scorso il sindaco Giorgio Stracuzzi ha azzerato la Giunta e ha nominato dei tecnici. Professionisti certamente validi ma che – a parte la “vulcanica” e brava Fulvia Toscano -non hanno mai avuto niente a che vedere con Giardini e probabilmente la conoscevano soltanto per averci mangiato una pizza o per averci fatto il bagno d’estate. Boh. Da lì è partita, ovviamente, la “resa dei conti” tra i defenestrati – che, a loro volta, avevano deluso le aspettative – e Stracuzzi, con il repetino cambio del motivetto dal “Giorgio, capitano mio” al “Giorgio, perché ci hai tradito”. Nel frattempo al palazzo municipale già da un pezzo si era frantumata la maggioranza in Consiglio comunale e anche lì era saltato il banco. E adesso, dopo soli 4 mesi, si dimette e saluta la carovana l’assessore Salvatore Spartà, al quale erano state affidate le deleghe al Bilancio, Pnrr e Lavori pubblici.

Spartà, professionista serio e persona perbene, ha gettato la spugna e ha capito in fretta che non ci sono le condizioni per lavorare. Ha tratto le dovute conclusioni e con un gesto anche di onestà intellettuale si è tirato indietro, anziché stare lì a vivacchiare. Le dimissioni di Spartà mettono la “pietra tombale” sulla legislatura.

E a questo punto chi dovrebbe prenderne atto allo stesso modo e trarne le opportune conclusioni è il sindaco Stracuzzi, apprezzato medico e persona che non ha mai vissuto di politica e non ha bisogno di poltrone. Stracuzzi, tra l’altro, prima ancora di farsi eleggere aveva fatto sapere pubblicamente di non volersi ricandidare alla prossima tornata. Forse proprio quello slancio di sincerità ha innescato una guerra di posizionamento e lo ha “condannato” ad una legislatura tutta in salita, con i compagni di viaggio a spingere sull’acceleratore per inseguire investiture future e a disegnare geometrie politiche in ottica 2025. E i nemici rimasti fuori dal palazzo, a loro volta, si sono galvanizzati in fretta. Ma la verità è che questa Amministrazione è naufragata da sola, si è squagliata con le sue stesse mani e non esiste più.

Si va avanti, si va ad oltranza per fare cosa e arrivare dove? Non ha senso ostinarsi a proseguire mentre attorno il quadro di 3 anni fa non c’è più. Stracuzzi faccia come Sparta e si tiri fuori dalla “Cambogia Naxiota”. Se non si può governare tanto vale chiamarsi fuori dalla contesa e da questo clima di corrida che va montando inesorabile. Il progetto del 2020 è naufragato, è arrivato il momento di ridare la parola ai cittadini, che si assumeranno come sempre la responsabilità delle loro scelte.

Stracuzzi non è riuscito a domare le tigri, è il momento di aprire le gabbie e far sfogare liberamente tutti quelli, da una parte e dall’altra, che nell’esercizio della democrazia fremono per una nuova campagna elettorale e dormono già da tempo con il calendario sotto al cuscino e le freccette tra le mani. Tutti a casa e si aprano le danze delle (solite) minchiate da campagna elettorale, stavolta con il tema dominante che a Giardini ricalcherà lo scontro taorminese e sarà quello dei “deluchiani” contro gli “antideluchiani”. Ma di questo ne parleremo in altri approfondimenti.

L’Amministrazione a Giardini Naxos non esiste più, non è alla frutta ma al dessert. Inutile girarci attorno e fare filosofia. Altrettanto chiaro è che non si intravedono all’orizzonti “salvatori della patria” e non ci sono “vergini vestali” in una città prigioniera di grandi ambizioni vanificate dalla pochezza della politica locale. A Giardini lo scenario sembra – per tornare al tema di partenza – assai più complicato di Taormina, per invertire la rotta servirà sul serio un’impresa e non si comprende chi potrebbe avere la capacità di compierla. Sarebbe già un passo in avanti se la città la smettesse con il “tafazzismo” dei veleni di quartiere e i livori di cortile che ammorbano l’aria di questa bellissima località.

A Giardini c’è un’intera classe politica che probabilmente dovrebbe fare soltanto una cosa: andarsene in Tibet, con un bel viaggio di sola andata. Tutti laggiù, tra gli altopiani asiatici, a meditare e a risparmiare alla comunità di Giardini il teatrino ad oltranza di chiacchiere, furberie e faide che hanno stufato. Ma soprattutto basta con il carico di un paesanismo (simil-taorminese) che non porta più da nessuna parte e ha mortificato in lungo e in largo i giardinesi.

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