HomeAttualità e Cronaca"Vittorino da Feltre": la pietra tombale sui disastri della politica taorminese

“Vittorino da Feltre”: la pietra tombale sui disastri della politica taorminese

TAORMINA – Il crollo di una parte del tetto della ex scuola elementare di Taormina mette una pietra tombale sui disastri della politica locale. Il dissesto finanziario doveva essere la punta dell’iceberg, invece, al peggio non c’è mai fine e i nodi vengono tutti al pettine, in modo impietoso e inesorabile.

Siamo di fronte a una scuola chiusa nel 2004 e da quel momento sono trascorsi 18 anni, cinque Amministrazioni comunali e due commissari, e ancora si attende la ristrutturazione e la riapertura dell’edificio. Nel 2019 sono partiti i lavori di ristrutturazione ma si sono bloccati poco dopo perché c’è da fare una variante e ad oggi mancano i soldi per realizzarla. Il crollo è avvenuto in una parte chiusa e che neanche rientra nell’attuale piano di recupero del complesso ma nella “Vittorino da Feltre” tutti sappiamo che poco più in là, nell’ampio corpo di questa scuola, c’è un’ala ancora aperta ed è quella utilizzata per i bambini della scuola dell’infanzia. Legittima è, a questo punto, la richiesta di chiarezza e di rassicurazioni da parte delle famiglie, perché quando c’è in gioco la vita dei bambini non si può e non si deve rischiare niente.

Siamo alle solite. Ogni commento appare superfluo di fronte all’evidenza schiacciante di una politica taorminese che negli ultimi 20 anni ha fatto disastri, non è stata all’altezza del compito e ha generato situazioni come questa. La “Vittorino da Feltre” è stata chiusa in circostanze ancora adesso dubbie ma il vero scempio sta diventando la difficoltà di lunga data a portare a compimento la ristrutturazione di una scuola inagibile da quasi 20 anni. In Giappone si rifanno in sette giorni 95 chilometri di un’autostrada buttata giù dal terremoto. A Taormina non bastano 20 anni per rifunzionalizzare e mettere a norma una scuola alle cui aule forse in passato qualcuno desiderava dare l’estrema unzione per poi riconvertire tutto in un bel complesso di appartamenti in pieno centro.

In Ucraina oggi i palazzi li butta giù la guerra, qui a far cadere a pezzi la città ci pensa direttamente il masochismo, la superficialità e la lentezza inaccettabile di una classe politica che da 18 anni non trova il modo per ristrutturare una scuola, la stessa classe politica che 30 anni fa ha chiuso le torrette della Villa comunale ed è costretta a “pregare” che arrivi il miracolo del PNRR per recuperarle. Ed è sempre la medesima classe politica che dal 1994 ha chiuso l’ex circolo del forestiero e, anche qui, a distanza di 28 anni aspetta la clemenza di un finanziamento regionale. Per non parlare del Capalc, un fantasma che da 30 anni è una cattedrale nel deserto e di questo passo rimarrà abbandonato per chissà quanti altri decenni. E tanti altri esempi si potrebbero fare, compresa la frana di contrada Lappio che dal 2003 è lì ed è ormai l’esempio più eloquente di un imbarazzante record nazionale di lentezza cosmica per il risanamento di un costone.

Alla fine della fiera i fatti sono sotto gli occhi di tutti e assai più ostinati di ogni giustificazione che siamo certi pure stavolta verrà fuori con la solita disinvoltura e con il rituale del rimpallo a scaricabarile (“io non c’entro, è stato lui”). Qui le chiacchiere stanno a zero, polemiche, accuse e minchiate varie servono a poco, c’è un concorso generale di inadeguatezza e bisogna avere il coraggio di prenderne atto. I nefasti risultati dell’ultimo ventennio taorminese li vedrebbe anche un cieco di Sorrento. Qualcuno, presto o tardi, dovrà renderne conto alla gente. Tutti quelli che fremono per candidarsi alla sindaco riflettano e si chiariscano le idee, se la vera priorità è una vanesiana ambizione personale di fascia tricolore o se davvero ciascuno dei pretendenti si ritiene all’altezza di costruire una prospettiva di rilancio serio della città.

Lo diciamo con estrema chiarezza: vergini vestali qui non ce ne sono, non abitano più da un pezzo a Taormina. Intanto c’è da passarsi – tutti e nessuno escluso – una mano sulla coscienza e chiedersi come sarebbe finita se per caso quel crollo fosse avvenuto in presenza di bambini nell’edificio. O se i calcinacci avessero preso in testa qualche malcapitata persona della zona, in un quartiere dove quattro abitazioni sono state evacuate.

Ringraziamo Dio che stanotte non ci sia scappato il morto. Il resto è una domenica mattina di vergogna che Taormina e taorminesi non meritano.

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