HomeAttualità e CronacaUna petizione per il Museo Civico a Palazzo Corvaja

Una petizione per il Museo Civico a Palazzo Corvaja

TAORMINA – Dopo la revoca della convenzione firmata nella precedente legislatura dal Comune con il Parco di Naxos per la creazione di un museo civico al piano terra di Palazzo Corvaja, ed il successivo annuncio del sindaco Cateno De Luca, che vorrebbe far diventare l’ex Parlamento siciliano sede del Casinò di Taormina, alcuni cittadini hanno lanciato adesso su Change.org una petizione per chiedere all’attuale Amministrazione un ripensamento sulla destinazione d’uso dello storico palazzo.

I promotori dell’iniziativa sottolineano “l’importanza di preservare e promuovere la storia e l’arte di Taormina, al fine di arricchire l’offerta culturale della città e attrarre turisti da tutto il mondo, ponendo anche il problema della sicurezza in un edificio che per natura strutturale non è idoneo ad ospitare molte persone, in quanto privo di uscite di sicurezza“. “Sarebbe auspicabile un ripensamento da parte della Giunta, necessario per dare al Palazzo Corvaja la funzione che merita, per storia, architettura e funzionalità, e per dare alla Citta di Taormina finalmente un museo”, si legge nella petizione lanciata dall’ex consigliere comunale Manfredi Faraci.

La tendenza agli investimenti nel lusso sia nel patrimonio alberghiero, sia nel settore del commercio e della ristorazione, senza una adeguata politica culturale da parte del Comune, – si afferma nella petizione – rischia di fallire nel giro di qualche anno. Molti cittadini, ma anche molti amici di Taormina desiderano che nasca il Museo della Città antica e moderna“.

Si ripropone, insomma, in primo piano la problematica dell’assenza di una visione strategica nella gestione del patrimonio storico-artistico di Taormina. Ieri come oggi la città fa i conti con la mancanza di una visione d’insieme, un progetto a largo raggio che miri ad istituire un vero e proprio percorso culturale.

La preannunciata nascita della “Patrimonio Taormina Spa” non può essere l’elemento di svolta in grado di ribaltare la prospettiva e salvare la storia e i palazzi della città. La strada del “modello Messina” delle partecipate non è la via maestra da percorrere se si intende davvero cambiare passo sul patrimonio. Il rilancio dei beni culturali di una città, al netto di tante chiacchiere e del rito paesano delle buone intenzioni, sin qui rimane una chimera.

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