HomeAttualità e CronacaTurismo: la lectio di Brugnaro, Taormina (e la Sicilia) prenda esempio

Turismo: la lectio di Brugnaro, Taormina (e la Sicilia) prenda esempio

TAORMINA – “Nello Stretto di Messina passano tantissimi mega-yacht che arrivano da Barcellona e vanno in Grecia, e noi li salutiamo. Ci sono 50 persone a bordo, il comandante prende dai 10 ai 15 mila euro di stipendio, da questa baia transitano imbarcazioni da almeno 250 milioni di euro e non vi dico i proprietari, figuriamoci la capacità di spesa che hanno queste persone. Immaginiamoci se la comunità va lì e va ad omaggiare quelle stesse persone, dicendogli che gli facciamo vedere le eccellenze del territorio, come la granita e le specialità e le cose particolari. Quello diventa un cliente per il futuro. Magari è un italiano all’estero che torna qui. Sapete quanta gente viene a Venezia e sono anche siciliani che sono comunità nei loro Paesi, in Australia, nel Sud-America e negli Stati Uniti? Sono persone che adorano il nostro Paese, dobbiamo fare uno scatto di maturità e far vedere il territorio in modo integrato. Da noi vengono turisti che restano a Venezia per due giorni e poi, anziché farli andare in Svizzera o in Francia a Parigi, li mandiamo invece a vedere Napoli e Taormina”.

Parole (e musica, verrebbe quasi da dire) di Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, che nella presentazione del suo nuovo libro – Cosa racconteremo ai bambini – a Taormina ha dato una vera e propria lezione di turismo, economia e impresa, e lo ha fatto con un linguaggio semplice e concreto, non con quel burocratese da sfigati di troppi soggetti senza arte né parte che hanno fatto danni come la grandine in Italia negli ultimi 30 anni. Brugnaro è il sindaco più amato d’Italia, siede su una poltrona, quella di primo cittadino a Venezia, che scotta e pesa una tonnellata ma la vive, la interpreta e la governa con un’abilità da applausi. Non a caso nell’Italia dei contestatori e dei piagnoni, è uno dei pochi che mette tutti d’accordo sul fatto che sia un bravo amministratore e un imprenditore illuminato. Brugnaro, oltre a fare il sindaco ha sulle sue spalle 26 imprese ma anche in questo caso le manda avanti con passione, coraggio e lungimiranza.

Brugnaro ha regalato alla platea presente a Taormina alla presentazione del suo libro un’ora di lectio su come si dovrebbe gestire l’azienda Italia, come governa lui Venezia e come si potrebbe fare decisamente di più in questa città. Taormina è un luogo di straordinarie potenzialità che però – lo sottolineiamo noi – si è adagiato da tempo immemore sugli allori, sta vivendo (menomale) una fase di importante ripresa post-Covid ma rimane in balia dell’incertezza e, al di là delle dinamiche esterne che incidono qui come ovunque (caro vita e caro bollette) non sa rinnovarsi per ottenere dieci volte di più di quello che l’industria locale incassa sinora.

Venezia e Taormina hanno una miriade di fattori che le differenzia, sono due mondi che non si incontreranno forse mai e c’è una diversità antropologica, storica e culturale che le rende non sovrapponibili nei termini di paragone, ma l’anello di congiunzione tra queste due realtà è che vivono entrambe di turismo e sia in Laguna che da queste parti, ad esempio, c’è il problema del turismo “mordi e fuggi”. Venezia ha deciso di mettere una diga agli assalti che paralizzano il territorio e lo ha fatto. E’ già stato approvato il regolamento per il contributo di accesso alla città. Dal 16 gennaio 2023, quindi, sarà necessario un ticket per effettuare l’ingresso a pagamento a Venezia, che diventerà la prima città al mondo con una regolamentazione dei flussi turistici attraverso un sistema di prenotazione. A Taormina si chiacchiera e si tergiversa, si litiga, non si valuta l’opportunità o la non opportunità di una soluzione, e ci ritroviamo con una valanga di incompiute. Qui si trascorrono mesi a dibattere con una serie infinita di supercazzole social e una paura tremenda del cambiamento. Come, in fondo, era accaduto quando si chiuse il Corso di Taormina alle auto e poi con la Circonvallazione in tempi recenti.

A Taormina ci si è scannati sulla questione del porto turistico, che ovviamente nel caso del progetto a suo tempo discusso 15-20 anni coincideva con una proposta inadeguata, spropositata e invasiva che meritava la bocciatura. Dopo di ché discorso chiuso e tanti saluti, nessuna interlocuzione con la vicina Giardini Naxos, dove un porto ci sarebbe ma è un’incompiuta da 50 anni. E chi se ne frega, in definitiva, se da queste parti passano yacht da 250 milioni di euro e navi piene di turisti. Andate pure in Grecia, qui siamo ricchi abbastanza, ci accontentiamo di fotografare le barche. Per noi è sufficiente lavorare 3-4 mesi d’estate e poi tutti su Facebook per l’appassionante corso invernale di “Turismo e Management della minkiata social”.

E allora la realtà difficile di questa fase post-pandemica impone la ricerca di soluzioni e fa capire che per vincere le sfide del futuro bisogna andare oltre quella mentalità conservativa che rischia di lasciare Taormina indietro rispetto alla concorrenza che avanza e non aspetta.

Occorre avere la capacità di essere ottimisti e coraggiosi, aver voglia di andare avanti, senza il pessimismo cosmico e il paesanismo delle solite cassandre piangenti. “Non servono cose dell’altro mondo, bisogna soltanto riportare le cose sui binari della normalità e mettere le persone giusto al posto giusto”, ha evidenziato Brugnaro. Una condivisibile riflessione che è l’abc dei tempi, il manuale di una ricetta semplice ed efficace per affrontare le criticità e per guardare al futuro con un nuovo slancio e ben altre prospettive.

Dobbiamo fare uno scatto di maturità e far vedere il territorio in modo integrato“. Una lezione, un invito gentile. Un messaggio che parte da Venezia e che a Taormina (e più in generale in Sicilia) bisognerebbe avere l’intelligenza di capire e raccogliere.

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