HomePoliticaTaormina chiama Lourdes: prima la caccia alla fascia, poi le fontane

Taormina chiama Lourdes: prima la caccia alla fascia, poi le fontane

TAORMINA – Si parla tanto della competizione tra i futuri candidati a sindaco per le elezioni amministrative che a Taormina ormai sono distanti soltanto 14-15 mesi, ma oltre le legittime ambizioni personali di tutti e alcune velleità che – senza offesa per nessuno – stridono con la caratura effettiva dei personaggi che si (auto)propongono, c’è da dire che la prossima Amministrazione di Taormina e chi la guiderà dovrà probabilmente volare all’estero un attimo dopo il giuramento. Destinazione fontane di Lourdes per una benedizione totale all’intera comunità, senza la pretesa di miracoli da lasciare a chi davvero ne ha bisogno ma con l’aspettativa di una serenità collettiva che latita da tempo immemore.

Di questi tempi a Taormina c’è chi sogna ad occhi aperti una fascia tricolore solo per sentirsi chiamare “signor sindaco”. Per qualcuno la sindacatura è un chiodo fisso ma rimarrà una mera illusione, perché a volte la testa è una sfoglia di cipolla, i sogni sono una bella cosa ma poi suona la sveglia e la realtà è un’altra storia.

Chi avrà l’onore e l’onere di guidare Taormina nei prossimi cinque anni dovrà fare scorte a vagonate di pillole del coraggio: si troverà a ripartire con un Comune al dissesto finanziario (e i creditori che hanno chiesto 63 milioni di euro per i debiti al 31/12/2020), ma soprattutto dentro congiunture internazionali micidiali: con la lunga coda al veleno di una pandemia che ancora non è finita e una guerra in Ucraina che nessuno sa come andrà a finire perché nessuno sa realmente sino a dove si spingerà il delirio di Vladimiro il matto. Il che tradotto significa che Taormina ha perso il 64% delle sue presenze turistiche nel 2021 (il 75% addirittura l’anno prima): l’emergenza ha polverizzato la gran parte dei flussi stranieri che rappresentano l’85% del movimento turistico ed economico in città. E nel frattempo sta aumentando tutto, dai generi di prima necessità alla benzina e sul gas siamo seduti sui carboni ardenti. I russi, big spender del turismo di lusso, chissà quando li rivedremo da queste parti per colpa di Vladimiro il matto e dell’inconsistenza di Nato e Europa che hanno sottovalutato il pericolo di una guerra e ancora adesso non sanno che pesci pigliare e pensano di sbrogliare la matassa a suon di sanzioni. Un pò come chi pensa di risolvere i suoi problemi mentre si dà una martellata sui maroni.

Insomma, in due anni siamo passati da un mondo (quasi) normale a un mondo stretto nella morsa di casini pazzeschi in successione, zavorre che assomigliano a una macumba perpetua per l’Umanità. Dai vaccini alle bombe, dalle rivolte sui green pass alla guerra nel Donbass e Dio non voglia che si vada oltre e che la stupidità umana si spinga sino alla minaccia nucleare. Il turismo resta paralizzato e quando prova a ripartire è sempre il turno di un’altra iattura, ma qui senza turismo siamo fritti e non si canta più Messa. Uno scenario che, in definitiva, chiamerà chi vorrà guidare Taormina a caricarsi la responsabilità di un peso bestiale sulle spalle e a corroborare la speranza con l’ingegno, alla ricerca di soluzioni in grado di tenere in piedi un territorio massacrato dalle congiunture globali. Una sfida senza appello, per cuori forti e teste dure, verso cinque anni in cui stavolta si andrà oltre le piccoli sorti della politica paesana e sarà una città intera a giocarsi tutto: rilancio o crollo, resurrezione o fallimento. La via è stretta e che la Madonna sia dalla nostra parte.

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