HomeEditorialiStriscia, pappagalli e zombie: sta peggio la destra o la sinistra?

Striscia, pappagalli e zombie: sta peggio la destra o la sinistra?

Al crepuscolo del 2023, l’Italia si trova nella morsa dell’ennesima crisi internazionale in un mondo acefalo che dopo la guerra in Ucraina va verso il conflitto in Terra Santa. Ma la cosa peggiore è che il Bel Paese è nelle mani di una classe politica che fa acqua da tutte le parti. La destra fa una gran fatica a governare e si è arroccata dietro l’Europeismo a 90 gradi per non farsi defenestrare, la sinistra è incapace di organizzarsi per creare un’alternativa. A Palazzo Chigi c’è la guerra fredda che finirà male tra Giorgia Meloni e Forza Italia, dall’altra parte una lunga serie di personaggi che studiano come “fottersi” a vicenda.

La morte di Silvio Berlusconi ha cristallizzato il quadro politico consegnando in modo incontrastato le leadership del centrodestra a Giorgia Meloni, che nonostante un anno di governo piatto e deludente e tante chiacchiere alle quali sono seguite poche cose fatte bene (forse solo lo stop al Reddito di Cittadinanza e al Superbonus), è in sella e potrebbe restarci a lungo anche grazie alla mediocrità della sinistra attuale. Forse l’unico nemico in grado di dare fastidio alla premier Meloni che un anno fa prometteva il blocco navale e oggi è diventata un’europeista devota (cosa non si fa per restare attaccati alla poltrona…) è dentro il governo.

Forza Italia sta eseguendo le volontà del defunto capo tribù azzurro e tra queste c’è l’undicesimo comandamento: fare le scarpe alla signora della Garbatella. E allora il provolone Giambruno è diventato lo strumento perfetto per l’imboscata targata Striscia la Notizia che ha messo spalle al muro la premier, costretta a scrollarsi di dosso l’imbarazzante compagno e a silurarlo pubblicamente per non farsi regalare la cittadinanza onoraria nella presila a Cerva. Forza Italia, al netto del “ripescaggio” di Galliani in Senato al posto del defunto padrone, vive una fase di profonda crisi, è destinata a scomparire e qualcuno ha ben pensato di mettere la testa nel sacco a Giorgia. Ed eccola la “manina” nelle vicende di casa Meloni, che rischia di diventare non la chiave per restare aggrappati al governo ma il passepartout per farsi fanculizzare, presto o tardi, dalla leader di Fratelli d’Italia, pronta all’inesorabile resa dei conti per fatto personale prima ancora che politico. E Salvini? Il Blade Runner leghista lasciamolo in pace, sta lavorando per la quindicesima posa della prima pietra del Ponte sullo Stretto, studia l’Intelligenza Artificiale forse anche per compensare il deficit di quella naturale e adesso sogna un Paese con i Taxi Volanti.

Chi si consegnerebbe non domattina ma già ieri tra le braccia della Meloni è Carlo Calenda, che non sa più come scappare dalla trappola del “campo largo” di sinistra, dove accade di tutto e di più. C’è Matteo Renzi che è per distanza siderale il più furbo dell’agone politico italico ma è anche il più inaffidabile. Il Terzo Polo è morto prima ancora di nascere e Calenda non a caso vuole andare dalla Meloni, scenario possibile se dovesse maturare la rottura con Forza Italia. E il Partito Democratico? Non pervenuto. Voleva creare un “campo largo” ma ormai è un campo santo, Schlein ha i mesi contati e dopo le Europee, a meno di clamorosi stravolgimenti, verrà silurata dalla centrifuga dem. Al suo posto già si fanno i nomi di Paolo Gentiloni, che dovrà ricollocarsi dopo la vacanza in Europa, c’è poi Dario Nardella, il delfino di renziana scuola che studia da segretario, e addirittura si vocifera che potrebbe esserci il gran ritorno di Capitan Caporetto, Enrico Letta, il collezionista di sconfitte più eccellente della storia del PD. Forse il male minore sarebbe Vincenzo De Luca, il picconatore campano con il lanciafiamme, che potrebbe pure innescare un’operazione simpatia e piacere agli italiani, sempre sensibili alla verve dei personaggi istrionici e fuori dagli schemi.

Ah già, poi c’è Giuseppe Conte, che vivacchia e si tiene per mano con il Partito Democratico e si è dimostrato più furbo di altri, riuscendo a restare a galla alle Politiche del 2022. Ma è altrettanto vero che l’ex premier è diventato un disco rotto, si trascina per inerzia senza un bricolo di novità e limitandosi a pappagallare critiche alla Meloni su ogni suo respiro e ancora ha il coraggio di difendere il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus che hanno creato una voragine mostruosa nei conti dello Stato e sarebbero state, di per sé, due grandi riforme se non fossero state pensate male e realizzate peggio. Eppure l’impressione è che Conte un giro di valzer potrà tentare ancora di farlo, a differenza di chi è destinata ad uscire presto di scena come la Schlein, già sfiduciata dal tritacarne suo partito.

Coraggio, la festa di Halloween sta arrivando. Se avete altri impegni, non preoccupatevi. In Parlamento si replica tutto l’anno.

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