HomePoliticaPatrimonio Taormina, una "miniera" devastata: e adesso che si fa?

Patrimonio Taormina, una “miniera” devastata: e adesso che si fa?

TAORMINA – Taormina, gioiello della cultura e dell’arte, può vantare un patrimonio di inestimabile valore. I beni del Comune, carte alla mano, valgono almeno 289 milioni di euro ma non hanno mai goduto di una gestione oculata e di una strategia mirata da parte degli inquilini del palazzo. Nel corso degli anni, la mancanza di una visione d’insieme ha consegnato questa “miniera” ad uno stato imbarazzante di abbandono e degrado numerosi immobili, in barba ai principi di economicità e alle possibilità di valorizzazione e conservazione dei vari siti. La conseguenza? Mancati introiti per le casse del Comune, un danno per la filiera produttiva locale e per il territorio. Ma soprattutto opportunità negate in termini occupazionali per i giovani del luogo. Basterebbe fare un esempio su tutti: il Capalc, che poteva e doveva essere la scuola alberghiera di Taormina, motore del turismo di questa città, e invece è diventato un monumento alla vergogna.

Il cuore del problema risiede nella mancanza di una strategia chiara per mettere a regime il vasto patrimonio artistico e culturale della città. Immobili già utilizzabili, che potrebbero essere centri vitali di attività culturali, sono rimasti per decenni inutilizzati a causa dell’assenza di lungimiranza e della latitanza della consapevolezza che proprio il patrimonio poteva e doveva rappresentare l’elemento centrale dell’azione amministrativa.

Il primo crocevia di ciò che sarà della nuova Amministrazione passerà da quelle che saranno le scelte in questo contesto: la gestione del patrimonio immobiliare, in primis quello storico e artistico. Potrebbe sembrare un problema secondario, tanto più se le priorità sono il Natale prima e il programma del Carnevale adesso, ma se si vuole davvero puntare sulla tanto strombazzata destagionalizzazione allora è proprio da qui che bisogna partire. A maggior ragione se nascerà, come preannunciato dal Comune, una società partecipata dedita a gestire gli immobili e presumibilmente a valorizzarli, non a dismetterli o consegnarli ad altri enti (vedi Badia Vecchia e La Giara). La via maestra dovrebbe così essere quella del mettere a reddito i beni e investire le risorse sulla rifunzionalizzazione graduale dell’esistente, di quei gioielli chiusi e inutilizzati, destinandoli alla creazione di luoghi ed eventi capaci di far vivere il territorio, attraendo visitatori nei mesi di bassa stagione.

Da sempre ci si scarica le colpe tra politica e operatori economici. Si dà la colpa agli albergatori o ai commercianti che a febbraio chiudono battenti, ma – diciamocelo francamente – quale imprenditore chiuderebbe la propria attività se ci fosse l’opportunità di guadagnare? L’amara verità è quella di una città che sin qui offre troppo poco nei mesi invernali e così anche i giganti approdati a Taormina fanno la scelta di abbassare la saracinesca per la mancanza di clientela.

Attraverso una gestione attenta del patrimonio culturale, Taormina potrebbe invertire il trend ed offrire ai visitatori un’esperienza coinvolgente tutto l’anno. La creazione di eventi culturali, mostre di spessore internazionale e spettacoli potrebbe rendere la città un centro culturale vibrante, contribuendo a distribuire in modo più uniforme l’afflusso turistico durante tutto l’anno. Non è semplice, sia chiaro, ma nemmeno impossibile.

Ad oggi tutto questo sembra solo un bel sogno, un orizzonte semplice da raccontare ma complesso da realizzare. La contrapposizione non aiuta. La politica chiede agli operatori economici di fare la propria parte e di mettersi in gioco per dare d’inverno alla città una parte di quello che hanno incassato d’estate. Allo stesso tempo gli operatori economici chiedono alla politica di confrontarsi e, ora che si sta uscendo dal dissesto, di non arroccarsi sullo “scudetto dei bilanci”: da qui l’invito a programmare la spesa di risorse per il turismo d’inverno. D’altronde è una presa ferrea quella in atto sui contribuenti nella quale Taormina sta passando dalla sciagurata stagione delle morosità e dell’evasione, a quest’altra era in cui il palazzo municipale va in pressing a tutto campo e senza tregua per rimpinguare le casse del Comune a suon di notifiche di pagamenti e aumenti.

E allora serve un’altra strada quella dello sviluppo del territorio che può passare dalla valorizzazione del patrimonio, perché la storia di Taormina può diventare un catalizzatore per quel turismo che apprezza la cultura e la bellezza. Si può fare tutto l’anno e ci sono i presupposti per garantire, non solo al Comune ma al territorio, un flusso economico che potrebbe aiutare la città ad uscire dall’impasse in cui è finita da tanti, troppi, anni.

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