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Pallone e immobili: gli Usa alla conquista dell’Italia

Nella stagione del “dopo pandemia” che a piccoli passi il mondo sta cercando di costruire, in Italia si fa largo il boom di investimenti che stanno arrivando dagli Stati Uniti. Il calcio è la punta dell’iceberg, la frontiera mediatica principale di un assalto ai gioielli italiani che sta partendo dallo sport e ora punta al settore degli immobili. Limitandoci al mondo del pallone, se nell’estate del 2011 l’acquisto, per circa 100 milioni di dollari, del 60% della Roma da parte di Thomas DiBenedetto della Boston International Group venne considerato un’anomalia, oggi l’approdo di investitori in Italia è una costante: il 40% dei club di A fa capo ad una proprietà americana. Oltre all’Atalanta, la cui quota di controllo nei giorni scorsi è passata per una cifra oscillante attorno ai 400 milioni di euro, al gruppo di investitori americani guidato dal finanziere Stephen Pagliuca, prima ancora c’erano stati il Milan (fondo Elliot, New York), la Roma (Friedkin Group, Houston), la Fiorentina (Mediacom Group, New York), lo Spezia (MSD Capital, New York), il Venezia (Duncan L. Niederauer, New York), il Genoa (fondo 777 Partners, Miami) ed il Bologna (Saputo Group, Montreal-Canada).

L’Italia sta diventando un target sempre più ambito in termini di target per i fondi d’investimento, con la possibilità di acquistare a cifre anche piuttosto convenienti perchè la crisi spinge le proprietà a vendere e togliersi il cappio dal collo dei debiti. E a specchio la strategia sta partendo dallo sport per approdare al comparto immobiliari dove gli americani ora puntano dritti all’acquisizione di asset nel settore del turismo.

I fondi e i gruppi nordamericani, che hanno resistito alla pandemia, hanno in cassa tantissima liquidità e cercano investimenti remunerativi in presenza di tassi d’interesse molto bassi. L’entertainment è la prima mossa verso una “campagna” di conquiste strategiche che metterà nel mirino alberghi, ristoranti, centri commerciali, negozi, uffici, centri congressi e parchi tematici, in grado di generare ricavi alternativi (e complementari) all’evento sportivo in sè e conseguentemente far aumentare il fatturato.

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